Il caso, seppur eclatante, non è isolato. Il bar di Marsala con sei lavoratori in nero su sette è lo specchio dell’occupazione oggi in Sicilia. Della condizione del lavoratore, costretto ad accettare impieghi non regolari pur di guadagnare qualcosa.
Un’economia sommersa che non bada alle leggi, che non bada ai diritti del lavoratore.
La Sicilia è la terra delle percentuali altissime per disoccupati, giovani e meno giovani. Il lavoro, quando c’è, spesso è irregolare. In nero, con i datori di lavoro che non riconoscono contratti, che non riconoscono i diritti di base del lavoratore. I settori in cui si manifesta il fenomeno sono diversi. Sono soprattutto i lavori “manuali” quelli soggetti alla pratica del lavoro nero. L’edilizia, l’agricoltura, ma anche le attività commerciali. Bar, ristoranti, negozi. E poi anche gli uffici di professionisti, e tutto ciò che rientra nel terziario.
E' tutta l’economia sommersa che per certi versi è giustificata dai datori dai costi elevatissimi per lavoratore. Un lavoratore in regola, con tutti i criteri di legge seguiti, costa ad un bar circa 30 mila euro l'anno, tra tasse, contributi e bonus previsti per legge. Una commessa, ad esempio, a Marsala lavora dalle 8 alle 10 ore al giorno. La sua mansione non è solo servire i clienti ma pulire i locali alla fine della giornata. Un lavoro retribuito, a Marsla, a 400 euro al mese. E' una quota fissa. Se qualcuno volesse fare il commesso a Marsala, ma anche nelle altre città della Provincia di Trapani, lo stipendio fisso è 400 euro, tutti in nero. Nessun contratto.
Ma il lavoratore può denunciare il datore? Certo, dice Buffa, “spesso però il lavoratore non richia nulla , mantenendosi il lavoro, seppur in nero. Il datore di lavoro rischia ammende da 1.500 a 12 mila. L'ispettorato Inps è l'organo competente in questa materia". Ovviamente per un lavoratore che non è messo in regola non ci sono indennità di disoccupazione, non ci sono tredicesime, nè quattrordicesima, nè copertura in caso d'infortuni, nè Tfr. "Senza dimenticare che comporta una concorrenza sleale con chi ha un'attività con personale in regola".
Nel 2015, nell’ambito del contrasto all’economia sommersa, dalla Guardia di Finanza della Provincia di Trapani sono stati individuati 51 soggetti che, pur avendo svolto attività produttive di reddito, sono risultati completamente sconosciuti al Fisco e 50 datori di lavoro che hanno impiegato 94 lavoratori in “nero” e 1 lavoratore “irregolare".
L'ultimo dato siciliano, quello relativo al 2013, parla di oltre 300 mila unità impiegate in nero in Sicilia.