Siccome il concetto massimo di movida per me è un chinotto smezzato al bar, siccome l'unico orologio che porto è di plastica (resistente, però), della coppia Teresa - Pollina, marito e moglie arrestati nel fine settimana a Marsala, delle meraviglie, degli affari, delle feste, io ero uno dei pochi in città, a quanto pare, a non sapere nulla. Neanche dove avessero il villone, per dire.
I due sono stati arrestati, e sono ai domiciliari, perché avrebbero truffato una serie di persone vendendo orologi falsi, Rolex e altra roba. Secondo la Finanza in due anni, in nero, e con la classica triangolazione con un'azienda fantasma per scaricare spese e sospetti, hanno tirato su 750.000 euro.
Quando abbiamo pubblicato la notizia, il commento tipo dei nostri lettori o sui social è stato: "Lo sapevo", o ancora "Ecco com'è che facevano quel tenore di vita", o "Ora si spiega tutto".
Perché i due, effettivamente, hanno sempre ostentato la loro vita tutta griffe, ore piccole, lustrini e feste e apericene e andiamo-a-comandare in piscina. A Marsala, ripeto, sono abbastanza noti, per chi frequenta quel mondo lì.
Per me sono dei perfetti sconosciuti, anzi, no. Perché la signora Ilenia Pollina me la ricordo. Era candidata alle elezioni regionali del 2012 da un'improbabile lista, "Rivoluzione Siciliana", messa su dal solito Martino Morsello e soci. Su Youtube c'è anche il suo singolare comizio. E' questo qui.
E' interessante tutto, in questo video: lei che sembra una specie di "Barbie Magica Trinacria", anzi, no, è un po' rigida, forse perché è in imbarazzo senza la piscina rassicurante alle sue spalle, e poi la posa, la dizione, il cercare spontaneità in un qualcosa già scritto, precotto e digerito. Metabolizzato. Perché c'è una cosa che va detta: l'inizio, di questo comizietto qui : "La Sicilia è la terra che amo, qui ho le mie radici...."
Cosa vi ricorda? Sono poco esperto in movida e molto in storia patria, e vi do la risposta: è l'attacco del celebre discorso, noto anche come "la discesa in campo", di Silvio Berlusconi, quando, nel 1994, annunciò la nascita di Forza Italia. Identico. Guardate qua:
Pollina ha fatto il Ctrl - C e il Ctrl - V, il copia incolla, di un suo sicuro riferimento politico, immagino, e di valori: il ricco Berlusconi e la discesa in campo. E ha copiato paro paro l'incipit, un po' per mancanza di idee, un po' per scaramanzia.
So che voi già dite: ecco dove vuole andare a parare il trinariciuto Di Girolamo. Signora Pollina e gentile marito come figli del berlusconismo, e quindi frutto dell'immaginario di quel ventennio lì, del Drive In e di Non è la Rai. E quindi, le griffe, la piscina, i rolex, le truffe: tutta colpa di Berlusconi, come no Ci manca solo una citazione di Nanni Moretti e il pistolotto è servito.
No.
O meglio, non solo. E non mi interessa.
Mi interessa fare un altro ragionamento.
E non mi interesa Nanni Moretti. Prendiamo piuttosto il cinepanettone, il film dei Vanzina che esce in tutte le sale cinematografiche durante le feste. Ecco, se un giorno facessero, che so, "Natale a Marsala" (prima o poi lo faranno, le mete esotiche si vanno esaurendo...), i nostri coniugi dei finti Rolex sarebbero i protagonisti perfetti, sia come storia, che come presenza scenica, immagino. Già me li vedo. Ma vi dirò di più: in quel cinepanettone, "Natale a Marsala", i due passerebbero per scaltri, furbi, un po' scafati, e quindi sim-pa-ti-ci-ssi-mi come De Sica e gli altri. Perché nel tempo questo ci hanno insegnato, con il cinepanettone, e non solo. Che i furbi sono simpatici, e poi, si sa, tirano a campare come tutti, che male c'è. Siamo in Italia, no? Poi Marsala, è la terra di Michele Licata, l'imprenditore specializzato - secondo le accuse - in fatture false e truffe, e dunque, si ritorna al discorso di qualche tempo fa: c'è un po' di Michele Licata in ognuno di noi.
Già, che male c'è. E che cos'è il male, verrebbe da dire, ma ci porterebbe lontano, come discorso. Non fa per noi, noi si parla solo di chinotto, truffe e cinepanettoni. E restiamo ai due. Mi chiama un amico, un paio di giorni fa, un amico che non è di Marsala, e mi dice: "Io quei due dei Rolex li vorrei conoscere, perché sono i miei miti". Addirittura. Influenza da cinepanettone? L'amico non è il tipo. E allora? "Il fatto è, mi fa lui, che quei due non vanno puniti, vanno anzi tutelati, sono venditori di sogni, gli dovete dare la cittadinanza onoraria, altro che arrestarli: non fanno nulla di male". Truffano, dico io. "Eh no, non sono solo loro che truffano. Perché è facile prendersela con loro, ma tutti quelli che hanno comprato i finti Rolex da loro...quelli hanno pure commesso un reato: si chiama incauto acquisto". Vero: se non è incauto acquisto comprare un Rolex su whatsapp... Insomma, concludeva l'amico, la colpa mica è loro. Hanno semplicemente risposto ad una domanda del mercato. Domanda di finti Rolex? No, domanda di sogni.
Ma io non comprerei mai un Rolex falso. "Tu, non compreresti mai un Rolex - ribatte l'amico - Ma se viene uno da te e ti dice: ti do la collezione di disegni originali di Leonardo Da Vinci per 1000 euro, e ti spiega che è un'occasione unica, un prezzo particolare che fa solo a te, tu che fai?"
Eh, che faccio.
L'amico ha ragione.
Ci sono truffatori in giro, tanti. Ma c'è un popolo di truffati, e di potenziali truffati, di persone pronte a tutto pur realizzare i propri sogni.
E' una storia vecchia quanto il mondo. Solo che, non so, magari prima erano altri sogni, la bellezza era un sogno, ad esempio, poter fare degli studi prestigiosi, avere una casa con un giardino e un orto da coltivare. Adesso ci possono creare la discarica sotto casa, ma se abbiamo il Rolex o l'Iphone tutto va bene. Anche se è finto (purché non si sappia in giro).
Perché siamo tutti convinti di essere i più furbi. L'intelligenza non serve più, a scuola le maestre che fanno studiare i bambini ormai vengono censurate dai genitori. Siamo i più furbi. Su Amazon, perchè compriamo il frullatore prima che scada la mega offerta, o perché abbiamo gli amici del Rolex, o abbiamo fatto il viaggio last minute, o la tariffa telefonica all inclusive. Crediamo alle scimmie di mare, o alla dieta della papaya verde. Convinti di avere tutto in esclusiva e solo noi.
Ci facciamo invece truffare di continuo.
I signori Teresa, che colpa hanno? C'era un mercato, ci si sono messi. Il popolo vuole sogni. Noi glieli diamo.
Come li punisci, se sono colpevoli, queste persone qui? Li metti in carcere? Venderebbero lime finte ai detenuti, non serve. Li mandi ai servizi sociali? Non serve.
La pena, da applicare, non a loro, ma anche a tutti gli acquirenti, la pena seria, quasi disumana, sarebbe quella di costringerli a vivere senza smartphone per un anno. Come era il mondo una decina di anni fa (e le truffe si facevano anche allora, lo so). Vivere senza rete, senza contatti, senza poter pubblicare nulla. Senza apparire. Svuotare le piscine. Vietati i tuffi, vietati i selfie. Mettere una specie di braccialetto elettronico che ti da una scossa elettrica ogni volta che tu digiti su una tastiera.
Ecco, questa potrebbe essere una punizione esemplare. Ma io neanche saprei resistere più di un quarto d'ora. Quasi quasi mi faccio un Rolex...
Giacomo Di Girolamo