Nuovo sequestro di beni per l'imprenditore di Marsala Michele Licata: quattro milioni di euro. Lo comunica la Procura della Repubblica di Marsala in una nota stampa.Personale della Guardia di Finanza ha sequestrato a Licata altri immobili, soldi, conti correnti e investimenti vari per quattro milioni di euro. Una cifra importante, che evidentemente era sfuggito all'altro e più ingente sequestro, quello otto milioni di euro di qualche mese fa (e attualmente c'è un procedimento pendente davanti al Gup) Ancora una volta si tratta di somme che secondo la Procura sono state ottenute illegalmente, perché erano soldi che Licata aveva "rubato" alle sue società negli ultimi anni, in questo modo evitando anche che le stesse pagassero le tasse. Anche perchè Licata, secondo le indagini, era un maestro nelle false fatturazioni. Sono state scoperte fatture per operazioni inesistenti per 25 milioni di euro, e tutto ciò è servito negli anni, a Licata, per appropriarsi di oltre nove mlioni di euro. Il sequestro di oggi nasce proprio dalla tassazione che è stata evasa su questi nove milioni di euro, un seuqestro che avviene in via diretta e nella forma “per equivalente” su beni e disponibilità finanziarie attualmente nella disponibilità del Licata. E' uno dei primi sequestri in italia che colpisce non i proventi di un reato, ma la tassazione dei proventi da reato, dato che la nuova legislazione impone di sottoporre a tassazione ormai anche i redditi di natura illecita. Quindi, facendo un veloce riepilogo, su Michele Licata, re delle strutture alberghiere e di molti altri busness nel nostro territorio, è pendente un primo sequestro da 8 milioni di euro, un secondo sequestro da 4 milioni di euro (quello di oggi), più il sequestro record da 127 milioni di euro da un anno fa, per il quale il Baglio Basile, il Delfino Beach Hotel e la Tenuta Volpara sono stati messi sotto amministrazione giudizaria.
Ecco la nota della Procura:
In data odierna, all’esito di complesse indagini di polizia giudiziaria ed accertamenti di natura economico-patrimoniale, personale della Guardia di Finanza appartenente alla Sezione di PG presso la Procura della Repubblica di Marsala e alla Compagnia di Marsala, ha dato esecuzione al sequestro, disposto dal Gip del Tribunale di Marsala, su richiesta della Procura, nei confronti di Licata Michele Angelo, avente ad oggetto immobili, mobili e disponibilità finanziarie per oltre 4.000.000,00 di euro,
Il suddetto provvedimento ha avuto riguardo, in particolare, al profitto ottenuto dal Licata per la mancata tassazione dei proventi derivanti dal reato di appropriazione indebita commesso dallo stesso ai danni delle società delle quali è stato amministratore nel corso degli ultimi anni.
La presente attività trae origine dall’indagine che, nel mese di aprile dello scorso anno, portò al sequestro preventivo di somme di denaro, beni immobili e quote societarie per oltre 8.000.000,00 di euro nei confronti dello stesso Licata Michele e del suo nucleo familiare. Nell’ambito di quel procedimento - oggi pendente dinanzi al GUP del Tribunale di Marsala - si accertò l'esistenza di una diffusa (e penetrante) attività illecita posta in essere a favore di società gestite, in via diretta o mediata, da Licata Michele Angelo, volta a depauperare l'erario sia attraverso la sistematica violazione della normativa penale tributaria, che attraverso l'illecita locupletazione di provvidenze pubbliche destinate allo sviluppo del settore turistico alberghiero.
La poderosa evasione fiscale oggetto di quel procedimento era stata conseguita, fra l’altro, mediante l’annotazione in contabilità di numerosissime fatture per operazioni inesistenti, ammontanti complessivamente a circa 25.000.000,00 di euro.
Le indagini successivamente svolte hanno poi acclarato che le somme apparentemente utilizzate per pagare le predette fatture sono state concretamente distratte dal Licata in proprio favore, sia attraverso la diretta sottrazione di somme dalle casse delle società, che attraverso la complicità degli apparenti fornitori i quali, dopo la negoziazione dei titoli bancari ricevuti a saldo di fatture per operazioni inesistenti, restituivano in contanti la somma ottenuta al Licata, che in tal modo nel corso degli anni si è appropriato di oltre 9.000.000,00 di euro, sottraendoli alle casse sociali.
Detto rilevantissimo profitto della condotta appropriativa avrebbe dovuto essere sottoposto a tassazione, comportando l’applicazione di un imposta di oltre 4.000.000,00 di euro.
Ed è in relazione a detta ultima somma che la Procura della Repubblica ha richiesto ed ottenuto il provvedimento di sequestro preventivo eseguito in data odierna e finalizzato ad aggredire in via diretta e nella forma “per equivalente” quei beni e disponibilità finanziarie attualmente nella disponibilità del Licata.
Detto sequestro, attraverso la pregevole ed approfondita attività di indagine svolta su delega dello scrivente ufficio dalla locale Sezione di PG G. di F. e dalla Compagnia della Guardia di Finanza di Marsala, si pone come uno dei primi provvedimenti emessi in relazione alla tassazione dei proventi da reato, in linea con la legislazione che impone di sottoporre a tassazione ogni reddito, di qualunque natura, anche illecita, sì da garantire la reale e concreta contribuzione di ogni soggetto, proporzionalmente ai redditi posseduti, di qualunque natura essi siano.