Nei giorni scorsi, il Comune ha intitolato l’area del parcheggio dell’ex Salato all’on. Giovanni Genna (Pli), che tra la fine degli anni ’60 e i primi degli anni ’70 fu eletto due volte all’Assemblea regionale Siciliana. Era, forse, l’unico vecchio politico locale di rilievo al quale non era stato ancora intitolato niente. Bene. Nessun rilievo. C’è qualcosa, però, che va detto. E che pochissimi marsalesi sanno. Premesso che le colpe dei padri non ricadono sui figli, soprattutto quando questi ultimi rifiutano i beni accumulati dai primi con attività criminali (e in questo caso non risulta alcun rifiuto di ricche eredità: terreni e altri immobili), occorre dire che Giovannino Genna, nato a Chicago il 6 febbraio 1911, era figlio di Pietro Genna. E cioè di uno dei sei fratelli Genna che, emigrati negli Usa poco più che bambini insieme ai genitori in cerca di fortuna (luogo d’origine: contrada San Giuseppe Tafalia), negli anni ’20 del ‘900 furono alleati del famigerato Al Capone e protagonisti assoluti delle sanguinose guerre tra gangsters di origine italiana ed irlandese che tra il 1920 e il 1930 videro come teatro le strade di Chicago. Fatti e personaggi ben descritti in diversi film prodotti ad Hollywood. L’avventura dei fratelli Genna inizia nei primi anni del ‘900, quando decidono di lasciare Marsala per emigrare in America. Ma lavorare onestamente, spesso, non consente di raggiungere una certa agiatezza in tempi brevi. E così anche i fratelli Genna, sei giovani decisi a farsi largo in ogni modo, con le buone o con le cattive, finiscono per seguire il cattivo esempio fornito da altri italiani, soprattutto siciliani e campani. E fanno subito capire di non essere certo da meno, sia per intraprendenza imprenditoriale, che per coraggio. Armi in pugno, anche loro sanno seminare terrore. ‘’Per il loro temperamento caldo e violento - si legge in un sito internet Usa che descrive il crimine a Chicago in quegli anni - divennero presto noti come i Terrible Gennas’’. Questi i nomi dei sei fratelli originari di contrada San Giuseppe Tafalia: Angelo (detto ‘’Bloody’’, ovvero ‘’sanguinario’’), Antonio, Mike ("Il diavolo"), Pietro, Sam e Vincenzo ("Jim"). Il 14 febbraio 1929, avrebbero avuto un ruolo anche nella famosa “strage di San Valentino”. A sparare, infatti, sarebbero stati anche un paio di uomini della banda Genna. Il boom avvenne nei famosi anni del “proibizionismo”. Quando, infatti, nel 1919, il divieto di produrre e commercializzare alcolici divenne legge federale, i Genna capirono subito che quella poteva essere la loro fortuna. E come le altre famiglie mafiose italo-americane e i gangsters irlandesi si buttarono a capofitto nell’affare. Ovviamente, assai redditizio. In nostri ‘’ardimentosi’’ concittadini ottennero una licenza federale per produrre legalmente alcool su scala ‘’industriale’’. Alcool che, poi, però, ridistillavano, trasformandolo in bevanda da imbottigliare e vendere. E questo era vietato dalla legge. La zona controllata dai Genna era la Little Italy di Chicago. Su Taylor Street avevano uno ‘’store’’ di tre magazzini. Era quella la loro sede d’affari. In Sicilia, a livello criminale, non avevano molto potere. Ma a loro interessava averne negli Usa. Era lì che si facevano i soldi. A quei tempi, dalle nostre parti, la mafia era rappresentata soprattutto dai campieri che controllavano i feudi. Era la mafia agraria. A Chigaco, invece, era tutto un altro mondo... Anche se il rapporto con la terra natìa non si interrompe. Una buona parte degli enormi guadagni vengono, infatti, investiti nell’acquisto di terreni a Marsala, in città e in campagna. E l’acquisto di vasti feudi (Musciuleo, Porcello, Parecchiata) garantirà, poi, ai figli che decisero di tornare in Sicilia con le loro madri una vita molto agiata. Senza neppure dover molto faticare. E’ stato loro sufficiente vendere e vivere con il denaro incassato. Oppure investire in altre attività legali. Nessuno, per fortuna, seguì la strada dei padri. Uno si diede alla politica. E cioè Giovanni Genna. Diplomatosi geometra, tra gli anni ’50 e ’70, fu consigliere e assessore comunale, consigliere provinciale e poi anche deputato regionale per due legislature (la VI e la VII, dal 1967 al ‘76). Tutti i sei fratelli Genna (Angelo, Michele e Antonio morirono uccisi in conflitti a fuoco con bande rivali o polizia, gli altri di morte naturale) sono sepolti nel Cimitero di Monte Carmelo, alla periferia di Chicago. I loro nomi rimangono impressi, a caratteri di fuoco, nelle vicende criminali della Chicago degli ‘’anni ruggenti’’. Alla storia dei fratelli Genna, nel 2009, dedicò un lungo e dettagliato servizio il periodico “Il Vomere”.