Per concussione, il Tribunale di Marsala ha condannato a un anno e 8 mesi di reclusione, con interdizione dai pubblici uffici per lo stesso periodo, il maresciallo dei carabinieri Pasquale Nastri. Per il sottufficiale il pm Silvia Facciotti aveva chiesto 2 anni e 3 mesi. A denunciare Nastri è stata una imprenditrice marsalese (S.L.M., di 49 anni). E dopo quell’esposto, nel giugno 2014, il sottufficiale fu posto ai domiciliari. Ad arrestarlo, mentre la donna gli consegnava l’assegno (pare 2500 euro), furono i suoi stessi colleghi della Compagnia di Marsala. Nel corso del processo, Nastri ha convincere i magistrati che la sua fu solo una richiesta di prestito, non concussione. “Avevo una situazione economica disastrosa – ha dichiarato Nastri - La cessione del quinto dello stipendio l’avevo già fatta e mi doveva fare un prestito di 12 mila euro Angelo Russo. Poi, però, ciò non avvenne perché lui non incassò. Perciò, chiesi il denaro alla signora che venne a sporgere denuncia, alla quale dissi che mia figlia aveva problemi di salute, anche se non era vero. Mentre si stendeva la denuncia per danneggiamento (di un vigneto, ndr) – ha continuato l’imputato - la signora mi raccontava di stalking subito dall’ex marito, di una sua malattia e delle cure che stava facendo. Io gli parlai di mia figlia, ma dissi una bugia”. La richiesta avrebbe fatto temere a S.L.M. che in caso di diniego la sua denuncia non sarebbe andata avanti. Un timore che sarebbe stato alimentato dal comportamento dello stesso Nastri, che dopo aver assicurato alla donna il suo interessamento, pochi giorni dopo l’avrebbe contattata telefonicamente per dirle che “non aveva avuto tempo” e che la denuncia era ancora nel suo cassetto. Aggiungendo che avrebbero potuto concordare la strategia investigativa quando si sarebbero rivisti per sistemare “l’altra cosa”. Sull’indagine, nel processo, ha riferito il capitano Danilo D’Angelo. L’ufficiale ha parlato della telecamera piazzata per filmare la “trappola” tesa al sottufficiale e delle “cimici” per registrare la conversazione. L’imprenditrice non si è costituita parte civile. Nel processo, comunque, è “parte offesa” e ad assisterla è stata l’avvocato Arianna Rallo. A difendere Nastri, invece, è stato l’avvocato Peppe Ferro di Gibellina.