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31/10/2016 06:20:00

Il Consorzio Tutela Marsala Doc e la mozione tardiva della politica marsalese

Qualche settimana fa sulle pagine di Tp24.it abbiamo raccontato della fine del Consorzio di Tutela del Vino Marsala Doc che dal primo settembre non si trova più nell’elenco ufficiale dei Consorzi dei Vini italiani Doc pubblicato dal Ministero dell’Agricoltura. Abbiamo raccontato di come questa mancanza abbia avuto poca attenzione tra gli stessi addetti ai lavori, cosa che fa pensare che in molti erano favorevoli da tempo al suo scioglimento. E dire che la storia del Vino Marsala e dei suoi storici produttori è legata a questo organismo nato nel lontano 1963. Tra i produttori c’è chi si è trincerato in un no comment, come quello dell’amministratore delegato della “Carlo Pellegrino”, Benedetto Renda, e chi come Domenico Buffa, titolare di un’altra storica azienda vinicola marsalese, rivela che per uscire fuori dalla situazione di stallo si sta pensando di fondere il Consorzio Marsala con la Doc Sicilia. Anche se dopo un anno di riunioni non si è trovato ancora un accordo.
Chi invece è uscito da tempo dal consorzio è Intorcia Vini che sarebbe disponibile, ci ha detto Francesco Intorcia, a rientrare qualora ci fosse un reale fattore di innovazione per le aziende del territorio e per tutto il comparto vitivinicolo marsalese.

Insomma un Consorzio o quel che è rimasto che oggi è formato da due sole aziende, la Pellegrino e Fratelli Lombardo. Ultimi in ordine di tempo a lasciare le Cantine Florio, giustificando l’uscita nella mancanza di tempo per riuscire a seguire l'impegno nel maniera più opportuna.
E a dare il suo giudizio di merito sul Consorzio e sulla sua inefficacia nei mesi scorsi era stato lo stesso ex assessore alle Politiche Agricole del Comune di Marsala, Antonino Barraco, puntando il dito sulle politiche di gestione e affermando: ”Il consorzio non rappresentava più il bene del territorio e del brand Marsala. La politica del consorzio non è riuscita nell'intento di far decollare il Marsala e che adesso bisogna ripartire da zero con un consorzio che sia rappresentativo del territorio e in cui facciano ingresso anche i produttori di uva”.

Dalle considerazioni di Barraco è scaturito un dibattito che solo  a quel punto vide il coinvolgimento del mondo politico e istituzionale, ma è dopo la pubblicazione della nostra nostra inchiesta sul Consorzio, che in consiglio comunale è approdata, con un ritardo a dir poco preoccupante, perchè arriva dopo anni di nulla, una mozione firmata da Ivan Gerardi e Walter Alagna di Sicilia Futura e da altri 15 consiglieri che, evidenziando le conseguenze della fine del consorzio del Vino Marsala, e cioè che non sarà più possibile accedere ai fondi comunitari e a quelli italiani, perchè possono farlo soltanto i Consorzi riconosciuti dallo Stato; non ci sarà più nessuna tutela dalla contraffazione del marchio e che l'amministrazione perde l'interlocutore ufficiale; chiedono al sindaco Di Girolamo e alla sua amministrazione di attivarsi per intervenire presso il Ministero dell’Agricoltura per verificare le motivazioni che hanno portato all’esclusione dall’elenco ufficiale dei Consorzi dei Vini Italiani Doc, del Consorzio Tutela del Marsala Doc e conoscere il percorso per il suo reinserimento; promuovere immediatamente un incontro con tutti i protagonisti locali della filiera produttiva dei vini Doc Marsala; e infine assumere il controllo del tavolo di concertazione, tra tutti i soggetti coinvolti nella filiera, per arrivare, nel più breve tempo possibile, alla riattivazione del Consorzio e al rilancio di tutte le attività di promozione e tutela del marchio.

Nei giorni scorsi a proposito della scomparsa del Consorzio era intervenuto con un nota pubblica anche l’export manager della Carlo Pellegrino, Massimo Bellina. Qui riportiamo il suo significativo intervento:

“Ci eravamo assuefatti all’idea che ci fosse un Consorzio tra i produttori di Marsala. La convinzione era tale da farci credere che questo fosse come una specie di testa di ponte in grado di fare varco nella politica, nelle Istituzioni, al fine di ottenere più considerazione per questo vino, di renderlo più credibile. Senonchè l’assuefazione gioca brutti scherzi e talvolta alimenta irrealistiche illusioni. Si perché in realtà il Consorzio che ora non esiste più, non era un vero Consorzio. Al suo interno erano rappresentate le Aziende vinicole più significative che tuttavia nella realtà non condividevano alcuna strategia o obiettivo commerciale, ma ahimè mancava una parte importante della filiera produttiva: mancavano i vignaioli ossia ii produttori della materia prima, quelli che vivono coltivando le vigne. E non era rappresentato nemmeno il mondo della cooperazione che volenti o nolenti ha giocato e gioca un ruolo importante nell’economia vitivinicola locale. Un siffatto Consorzio, irrazionalmente monco, non aveva e mai avrebbe potuto avere la capacità di proteggere la denominazione Marsala e tanto meno tutelarne l’immagine. Non avrebbe potuto porre rimedio agli innumerevoli errori compiuti dagli stessi produttori, nessuno escluso, che nel passato nemmeno tanto lontano hanno inondato il mondo di Marsala multigusti, dolci e stucchevoli che se da un lato incontravano l'interesse di molti dall’altro minavano dalla base le velleità di vino blasonato che il Marsala aveva veramente alle sue origini. Questo Consorzio nato nel momento forse storicamente più opportuno per dare slancio commerciale al Marsala e morto in quello meno indicato per la mole di contributi pubblici che avrebbe potuto ottenere, ha avuto a disposizione solo armi spuntate che non gli hanno certo consentito di agire in linea con quelle che erano le sue prerogative, e qualcuno è arrivato anche a sospettare che fosse schiavo degli interessi economici di questa o quell’altra Azienda anche se di questo in realtà non esiste prova. Nessuno può quindi meravigliarsi di questa tardiva implosione priva apparentemente di una valida motivazione, che lo ha raso al suolo senza far soffrire nessuno. Di un siffatto Consorzio non si patirà la mancanza tuttavia potrebbe la sua fine essere l’inizio di un percorso nuovo, una chiamata a raccolta di tutta la filiera produttiva che se unita negli intenti può veramente creare un "altro Consorzio” ripensato a misura di mercato e pertanto utile, efficace ed incisivo nella sua attività di promozione e tutela".