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31/10/2016 07:20:00

Il culto dei morti: parliamone

Si avvicina il giorno dedicato tradizionalmente alla commemorazione dei defunti; ed ecco che un amico di amici, dopo avere ammesso la sua scarsa conoscenza del mondo protestante, mi interpella incuriosito: ma voi valdesi, come vivete la commemorazione dei defunti? Io cerco di rispondergli in modo fraterno e chiaro: «Nel nostro credo non esiste il culto dei morti. Ma, come tutti gli appartenenti alle chiese protestanti, anzi come tutti i cristiani, abbiamo una totale fiducia in Dio risorto in Cristo, vittorioso sulla morte. Il nostro rito funebre consiste nell’annuncio della Resurrezione ed è molto essenziale: durante il funerale si predica l’Evangelo, che è Parola di Dio, e non si fa nessuna esaltazione del defunto. La stessa sobrietà la si ritrova sulle nostre lapidi: nome e cognome, date di nascita e morte, al più un versetto biblico, a volte una foto».

E quindi, rispetto al rito cattolico, quali sono le principali differenze? «Il nostro è un rito, per così dire, laico. Non abbiamo nulla di sacro. Solo Dio è sacro. A differenza di altre confessioni religiose, non concepiamo il cimitero come una “città dei morti”. Non distinguiamo tra terra consacrata e sconsacrata, tra comunicati e scomunicati…».

Ma allora, quali metodi di sepoltura seguite? «Facciamo tutto quel che è previsto dalle regole cimiteriali. Ma non abbiamo la cultura della tomba ricca e sontuosa; e non usiamo portare fiori al cimitero. La tomba rimane solo un segno di memoria, semplice e misurato».

E della cremazione che cosa pensate? «L’accettiamo pienamente. Nella cultura occidentale l’usanza della cremazione nasce proprio nei paesi a forte tradizione protestante».  

Lo Stato ha saputo venire incontro alle vostre esigenze per gestire le esequie? «Direi di sì. In quarant’anni di ministero non ho mai avuto problemi. Inoltre, abbiamo una concezione laica dello Stato: prima siamo cittadini, poi siamo credenti. Quindi rispettiamo i regolamenti cimiteriali statali».

Adesso veniamo al problema dei problemi: che accade dopo la morte? «Non sappiamo esattamente cosa ci sia nel sonno della morte, evitiamo di perderci in ipotetiche descrizioni dell’aldilà. Crediamo che saremo in Dio. Il quale ha risposto al problema angoscioso della scomparsa attraverso la Resurrezione di Cristo. Preferiamo evitare ogni tipo di speculazione sul dopo morte. Ci occupiamo solo dell’aldiquà».

Ma ci sarà un giudizio universale? «Immaginiamo che ci sia una valutazione della nostra vita da parte di Dio, ma siamo invitati a vivere non sotto la paura del giudizio, bensì nella prospettiva redentrice della grazia di Dio stesso: io posso sbagliare, posso commettere anche errori gravi, ma confesso il mio peccato al Signore, chiedendogli la forza di cambiare e cercando di riparare i danni da me causati, in un’ottica di riconciliazione».

Ciò significa che per voi valdesi o protestanti non c’è una divisione tra Inferno, Purgatorio e Paradiso? «No, questa è una costruzione teologica in cui non ci riconosciamo. Siamo stimolati dall’Evangelo a esercitarci nell’amore verso il prossimo, non abbiamo timore del giudizio anche perché conosciamo bene il nostro Giudice, che è al tempo stesso il nostro Salvatore. Ma sappiamo di non poter “barare” con Dio. La fede caccia la paura; e non vive di tornaconto od opportunismi».

E allora che percorso seguono le anime per raggiungere l’aldilà? «Ci pensa il Signore a indicare la strada. Gesù, la nostra guida, costantemente ci esorta a concentrarci su questa vita terrena. Be’ in quel giudizio poi ci saranno magari delle sorprese. Ma vedremo a suo tempo…».

Dunque non pregate per chi ci ha lasciato? «Non abbiamo l’intercessione per i defunti. L’unico mediatore tra Dio e gli uomini è Cristo. Nessun evangelico prega per i morti; tantomeno chiede loro aiuto. I morti vivono nella nostra memoria e sono viventi in Cristo».

Ma almeno credete che ci sia un Regno dei Cieli? «Il Regno dei Cieli è Cristo. Tutti quelli che muoiono sono affidati all’infinita misericordia di Dio. Siamo tutti sue creature, credenti e non credenti. Il nostro compito si ferma davanti alla tomba. Come ha detto Gesù: lascia che siano i morti a seppellire i morti, tu piuttosto seguimi!».

E i non credenti, in tutto ciò, che fine fanno? «Dio in Cristo salva il mondo intero: non si preoccupa solo di chi appartiene alla sua chiesa. Credenti e non credenti, siamo tutti raccolti dalla sua mano, sia qui che nell’aldilà». Quindi non fate funerali solo ai valdesi, ma anche a tutti quelli che ve lo chiedono? «Ogni caso è a sé. Certo non siamo un’agenzia funebre a pagamento. Chi desidera per un congiunto un funerale evangelico chiede al ministro di culto, pastore o pastora che sia, di annunciare la parola di Dio ai vivi, indipendentemente dalla fede. Anche il funerale è per i vivi, non per i morti».

Dopo tanto ragionare sull’aldilà, possiamo arrivare a una parola conclusiva? «Forse un consiglio finale potrebbe essere quello di non attardarsi in incerte raffigurazioni dell’aldilà. Ragionare troppo sul dopo morte rischia di farci arrivare in ritardo agli appuntamenti della vita. Immaginazioni, elucubrazioni sull’oltremondo possono diventare un alibi pericoloso per non metterci in gioco qui e ora. È Gesù stesso ad annunciarlo: il Signore lo incontriamo già su questa terra, fra i nostri fratelli e le nostre sorelle. Non c’è bisogno di aspettare la morte per conoscere il Regno di Dio...».

 Giuseppe Platone in “Riforma” - settimanale delle chiese evangeliche battiste, metodiste e valdesi – del 28 ottobre 2016