E’ stato rinviato a giudizio il 56enne imprenditore marsalese Giuseppe Bonafede, ex presidente dell’Associazione panificatori lilybetana. E’ accusato di estorsione in danno di sette ex dipendenti. Il processo inizierà il 16 dicembre. L’inchiesta, svolta dalla sezione di pg della Guardia di finanza della Procura, è stata coordinata dal pm Niccolò Volpe. In qualità di datore di lavoro, il titolare di “Non solo pane” (due punti vendita in città, uno in via Mazara, l’altro in via Mazzini), noto anche per essere il presidente della società di calcio del Marsala, non erogando stipendi adeguati e relativi contributi previdenziali e assistenziali avrebbe “risparmiato”, secondo i calcoli effettuati dalla Guardia di finanza, circa 332 mila euro. A difendere l’imprenditore è l’avvocato Stefano Venuti. In, a Bonafede il Tribunale della libertà ha confermato la misura cautelare del divieto temporaneo di esercitare l’impresa “Non solo pane”. L’indagine è stata avviata a seguito del licenziamento, secondo l’accusa “pilotato”, di una giovane dipendente, A.M.B., che all’inizio del 2016, dopo circa sei mesi di lavoro “in nero” e con la continua promessa di regolarizzazione della posizione lavorativa, è stata accusata da Bonafede (secondo gli inquirenti, ingiustamente) di aver rubato del pane e per questo motivo licenziata in tronco. Poi, d’intesa con il Dipartimento di Prevenzione dell’Asp di Trapani, le Fiamme Gialle della Procura hanno effettuato ispezioni nei due esercizi del Bonafede, scoprendo che quasi tutti i lavoratori ascoltati dagli inquirenti erano retribuiti “in nero” o con trattamento retributivo non adeguato alle prestazioni di lavoro svolte. Sarebbe stato, insomma, uno dei non certo rari casi di sfruttamento.