Tra circa tre settimane si vota per il referendum costituzionale. E a Marsala anzichè discutere delle ragioni del No e del Sì si lavora per altro. Si è lavorato, in sostanza, per chi dovrà timbrare, verbalizzare, contare. Chi dovrà fare lo scrutatore, questa figura anonima che ad ogni consultazione prende forma, a seconda del vento che tira. A seconda delle modalità con cui viene scelto. Da qualche anno c’è la possibilità di nominare gli scrutatori. La commissione elettorale, formata da consiglieri comunali e amministratori, si riunisce e delibera: “nominiamo Tizio, Caio e Sempronio”. Oppure si decide di andare a sorteggiare i nomi degli scrutatori, che sarebbe la cosa più equa, decide la sorte, e si evitano disparità. Si evitano raccomandazioni e segnalazioni personali.
A Marsala, neanche a dirlo, si è scelto di nominare gli scrutatori per il Referendum costituzionale. Nessun sorteggio.
Funziona che in ogni città c’è un albo da cui la commissione elettorale estrapola i nomi. A Marsala gli scrutatori scelti sono stati circa 250, su un elenco di 9 mila nomi. Qualche giorno fa i consiglieri Alessandro Coppola, Mario Rodriquez, e Francesca Angileri, che compongono la commissione assieme al sindaco hanno deciso di procedere alla nomina anziché sorteggiare i nomi. Il sindaco era là, e dicono che si sia parecchio arrabbiato, che avrebbe spinto per il sorteggio ma non è stato sentito. Bene.
Ora bisogna chiamare le cose per nome, che è il senso di questo mestiere.
Ecco, credo che nominare gli scrutatori, e non affidarsi alla sorte, al sorteggio, sia stata una delle più grandi buffonate di quest’anno e mezzo di consiliatura a Marsala. Un atto di spocchia, diciamolo chiaro. La nomina e non il sorteggio è un chiaro esercizio clientelare. Ogni consigliere, o quasi tutti, è riuscito a far nominare almeno un amico, un parente, una persona vicina. E’ questa la logica. Quella di avvantaggiare un amico, una persona conosciuta. Avevano con sè pacchetti di nomi da inserire nel listone di scrutatori, per conto proprio e per conto dei loro colleghi consiglieri, anche.
Sì, loro, i consiglieri che fanno parte della commissione lo hanno detto, ed è così: lo permette la legge. Ma la politica deve arrivare prima della legge. Lo andiamo ripetendo da anni. La politica dovrebbe avere quello scatto di reni a prescindere dal fatto che sia la legge a consentire un determinato comportamento. Quella cosa chiamata etica, che è inutile aspettarsi dalle nostre parti. Ma ci proviamo lo stesso a pretenderla.
La legge consente tante cose. Dicevamo che la nomina degli scrutatori non è proprio il massimo della trasparenza e della correttezza. Il consigliere che nomina una persona a lui conosciuta è una pratica clientelare bella e buona. E aggiungo di più, la nomina degli scrutatori è una lampante premessa di un voto di scambio legalizzato. Tutto in regola, tutto normale. Ma voto di scambio è. Io ti metto a fare lo scrutatore, di faccio guadagnare questi cento e rotti euro, e così ti ricordi di me, mio caro cittadino che magari non hai bisogno di quei quattrini, ma comunque ho bisogno io dei tuoi voti in futuro. Traducendo semplicemente.
E voto di scambio legalizzato - non sappiamo più come scriverlo - è il balletto di nomine che i deputati questori all’Ars fanno con i soldi dei siciliani elargendo consulenze e collaborazioni a persone che poi ricoprono un ruolo importante nei territori. Pratiche che determinano la nascita di nuovi gruppi politici, passaggi da un partito ad un altro, e “controllo” di pezzi di società strategici per le fortune del deputato questore.
E’ una politica pezzente.
Francesco Appari