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22/11/2016 06:25:00

Consorzio di Tutela del Vino Marsala, si attende una risposta dal Governo nazionale

Il Consorzio di Tutela del Vino Marsala - come abbiamo ricordato il mese scorso sulla pagine di TP24 -  è stato escluso dall’elenco italiano dei Consorzi di Tutela del Ministero dell’Agricoltura. L'ultima parola sul suo futuro potrebbe arrivare dal Governo nazionale, visto che la settimana scorsa c’è stato un intervento del senatore Antonio D'Alì che nel corso della valutazione al Senato del ddl sulla nuova disciplina del settore vitivinicolo, ha chiesto di non escludere il Consorzio di Tutela del vino Marsala dai benefici previsti della legge sui consorzi vitivinicoli. "Non è pensabile - ha detto D'Alì - che nel nostro Paese si possa penalizzare una produzione che è stata la prima a ottenere il riconoscimento DOC (addirittura nel 1931!) e che è la produzione italiana più conosciuta nel mondo intero e l'unica Doc di vino liquoroso. Il governo ha accolto la mia richiesta - aggiunge D'Alì - impegnandosi a provvedere al più presto a una modifica del decreto legislativo di competenza dell'esecutivo includendo in modo inequivocabile il Consorzio di Tutela del vino Marsala tra i consorzi riconosciuti ai sensi della predetta normativa. Il Senato - conclude D'Alì - ha approvato la mia richiesta all'unanimità".

Riepiloghiamo quello che è successo. Dal primo settembre del 2016 di fatto il Ministero ha escluso il Consorzio di Tutela del Vino Marsala che nella sostanza non esisteva più da tempo, perché formato da due sole aziende, la Pellegrino e Fratelli Lombardo. Così facendo sono venute a mancare quelle poche garanzie che ancora si potevano mettere in campo a difesa e promozione del vino Marsala, perché conseguentemente alla decisione del Ministero, non è più possibile accedere ai fondi comunitari e a quelli italiani (possono farlo soltanto i Consorzi riconosciuti) e soprattutto non c'è più nessuna tutela dalla contraffazione del marchio, mentre le altre DOC italiane come il Chianti o DOP come il Grana Padano ricorrono ai migliori studi legali per tutelare i propri prodotti, il Vino Marsala non ha più un organo ufficiale che possa farlo.

In questi anni c’è stato un vero fuggi fuggi dal consorzio. Il perché lo spiegano gli stessi protagonisti del mondo vinicolo che ne hanno fatto parte. Da tempo un’azienda come Intorcia, uno dei nomi storici del Marsala ne è fuori. "La nostra azienda non è nel Consorzio da diversi anni - dice Francesco Intorcia - e saremmo disponibili a rientrare qualora fosse un reale fattore di innovazione per le aziende del territorio e per il comparto vitivinicolo marsalese". Del Consorzio ne aveva parlato anche l’ex assessore all’Agricoltura del Comune di Marsala Antonino Barraco, dando una spiegazione dei motivi che hanno portato allo stallo della sua funzione:”Il consorzio non rappresentava più il bene del territorio e del brand Marsala. La politica del consorzio non è riuscita nell'intento di far decollare il Marsala e che adesso bisogna ripartire da zero con un consorzio che sia rappresentativo del territorio e in cui facciano ingresso anche i produttori di uva”.
Per Domenico Buffa, titolare dell’omonima casa vinicola la speranza di un rilancio del Consorzio potrebbe essere quella di legare la Doc Marsala alla Doc Sicilia.

Altra importante fotografia, infine, su cosa era e cosa ha rappresentato il consorzio è stata fatta da Massimo Bellina, export manager della Carlo Pellegrino, di cui riportiamo una sintesi di ciò che ha detto sul Consorzio: “ Il Consorzio che ora non esiste più, non era un vero Consorzio. Al suo interno erano rappresentate le Aziende vinicole più significative che tuttavia nella realtà non condividevano alcuna strategia o obiettivo commerciale, ma ahimè mancava una parte importante della filiera produttiva: mancavano i vignaioli ossia ii produttori della materia prima, quelli che vivono coltivando le vigne. E non era rappresentato nemmeno il mondo della cooperazione che ha giocato e gioca un ruolo importante nell’economia vitivinicola locale. Un siffatto Consorzio, irrazionalmente monco, non aveva e mai avrebbe potuto avere la capacità di proteggere la denominazione Marsala e tanto meno tutelarne l’immagine". E Bellina concorda con i colleghi nel dire che c’è la necessità di rilanciare un qualcosa di nuovo: “Di un siffatto Consorzio non si patirà la mancanza tuttavia potrebbe la sua fine essere l’inizio di un percorso nuovo, una chiamata a raccolta di tutta la filiera produttiva che se unita negli intenti può veramente creare un "altro Consorzio” ripensato a misura di mercato e pertanto utile, efficace ed incisivo nella sua attività di promozione e tutela".

Nel frattempo, la politica marsalese, che in tutti questi anni non ha fatto nulla per venire incontro alle esigenze del mondo vitivinicolo, che rappresenta una fetta importante dell’economia di questa città, come risvegliata di soprassalto, ha prodotto una mozione firmata da 17 consiglieri comunali con la quale invita il sindaco Di Girolamo e la sua amministrazione ad attivarsi per intervenire presso il Ministero dell’Agricoltura per verificare le motivazioni che hanno portato all’esclusione dall’elenco ufficiale dei Consorzi dei Vini Italiani Doc, del Consorzio Tutela del Marsala Doc e conoscere il percorso per il suo reinserimento. A questo punto, come già anticipato all'inizio, con l'iniziativa e la richiesta del senatore D'Alì, per sapere qualcosa sul futuro del Consorzio del Vino Marsala si attende una risposta dal Governo nazionale.