Castelvetrano, 10 mesi senza stipendio. Dove sono finiti i fondi per la cooperativa Insieme?
Il Comune non paga e la cooperativa Insieme, che si occupa di progetti sociali e Sprar (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati), è in difficoltà. Da circa dieci mesi, le sessanta famiglie che lavorano nel settore non percepiscono lo stipendio. La banca non può nemmeno fare i cosiddetti anticipi sulle fatture, visto che ci sarebbe uno scaduto di circa 200 mila euro relativo al periodo tra il 2014 ed il 2015. L’amministrazione comunale, a causa di questa strana inerzia, rischia la nomina di un commissario ad acta per effettuare le opportune verifiche ed esprimersi in tempi certi riguardo alla certificazione del credito.
“Davanti a decine di persone, un funzionario del Comune ci ha detto: ‘A me, quello che state dicendo non mi interessa. Io con voi non mi voglio confrontare’”.
A parlare è Giuseppe Scozzari, dalla conferenza stampa nella sede della cooperativa.
Tp24 si era occupato della vicenda nel luglio scorso quando, in un’intervista, lo stesso Scozzari aveva fato emergere dei grossi ritardi nell’erogazione dei fondi da parte del Comune, causati da quelli che erano stati considerati in un primo momento dei pasticci da parte di un funzionario locale.
Oggi sembra che i motivi dei mancati trasferimenti delle somme, per altro già arrivate dal ministero dell’Interno, siano diversi da semplici errori più o meno grossolani.
“Poi ci chiedono i tirocini formativi per il verde pubblico (non a spese del Comune, ma del Ministero, ndr). Ma con quale faccia possiamo chiedere di svolgere una nuova attività a coloro che da mesi aspettano di essere pagati per quella precedente? –continua il presidente della cooperativa Insieme - Non si tratta di persone che sono sbarcate a titolo impreciso, ma di persone che sono qui perché hanno ottenuto lo status di rifugiati, in modo da essere protetti.”
Nella sala della sede di corso Vittorio Emanuele ci sono soci, lavoratori, fornitori e anche qualche richiedente asilo.
“Non cerchiamo lo scontro con l’amministrazione pubblica – dice Cristina Pescatore, assistente sociale - ma chiediamo di essere messi nelle condizioni di poter svolgere il nostro impegno, in modo da offrire anche una forza lavoro (quella degli immigrati) pulita, sana e positiva.”
E le difficoltà sono molteplici. Come quelle espresse da Graziella Biundo, mediatrice: “Riscontriamo tanti ostacoli, per una carta d’identità, un titolo di viaggio. Ostacoli difficili da accettare nell’ottica di un servizio dovuto e contemporaneamente difficili da comunicare alle persone di cui ci occupiamo.”
“Quando facciamo delle proteste, cercando di bloccare le strade – dice invece un giovane tra i richiedenti asilo - è perché non riusciamo a capire quale sia il reale problema di questi grossi ritardi nei servizi di base che ci riguardano. Sono in Italia da più di due anni in attesa dell’ottenimento dei documenti, e nel frattempo vorremmo vivere una vita dignitosa, facendo fronte alle nostre piccole spese irrisorie per rendere meno dura questa attesa (pocket money di circa 2,50 euro giornaliere, ndr)”.
C’è anche Nino Centonze, responsabile dello Sprar di Castelvetrano: “Lo Sprar è un progetto di seconda accoglienza e di integrazione –spiega - Loro si sentono presi in giro da noi e noi ci sentiamo presi in giro dalle istituzioni pubbliche. Ci sono state delle brevissime forme di protesta, quei cinque minuti in mezzo al traffico, ma le strade di Castelvetrano si potrebbero bloccare ogni giorno, se non fosse per i nostri mediatori culturali. Mai però gli ospiti dello Sprar hanno creato problemi di sicurezza. Li conosciamo uno per uno. Noi esprimiamo il nostro malumore indicendo una conferenza stampa, loro per farsi ascoltare utilizzano altre forme, ma il problema alla base è lo stesso”.
Scozzari sottolinea un aspetto legato proprio all’ordine pubblico: “Abbiamo i titoli e l’esperienza, oltre alla formazione sul campo. Sono cose che ci hanno permesso anche di tutelare la comunità, attraverso un modello delocalizzato, evitando grandi concentrazioni in una sola parte della città. I nostri centri di accoglienza sono massimo di 21 unità, poi ce ne sono anche di 6 o di due unità. Ciò favorisce il controllo, infatti dal 2008 al 2016 non è mai successo niente per quanto riguarda l’ordine pubblico. Vi ricordo anzi che in città, un nostro ospite è stato investito da una macchina (forse di un italiano, che però non è mai stato trovato) e stava per morire. Occorre comprendere che la cooperativa non è un nemico, ma un partner che svolge un servizio essenziale e viene spesso abbandonato e vilipeso.”
Presente anche l’ex consigliere comunale Ninni Vaccara, che interviene mettendo l’accento sul fatto che “I soldi che arrivano dal ministero, non essendo risorse interne, saranno sicuramente dei fondi vincolati, che devono essere utilizzati unicamente per quella destinazione.” Poi aggiunge: “Ci si scontra con un muro di gomma. C’è un sindaco ed una politica che non rispondono a nessuno. Ma ricordiamoci che a distogliere le somme da un capitolo ad un altro, si commette un reato da denuncia penale”.
Poniamo qualche domanda al presidente della cooperativa.
Vi siete confrontati con l’amministrazione comunale? In questa stanza non vediamo nessun rappresentante del Comune.
“L’amministrazione comunale è stata informata della conferenza stampa. Abbiamo da tempo richiesto incontri per chiarire tanti aspetti, ma siamo rimasti inascoltati. Le abbiamo tentate tutte, fino a ieri ho chiesto perché stiano interrompendo il dialogo, evitando di incontrarci e parlare. Ci è stato detto che, oltre al lavoro che hanno, non possono lavorare pure con gli immigrati. Ma il progetto è proprio del Comune, che l’ha pure ripresentato per il prossimo triennio.”
Ci sembra di capire che i fondi del Ministero siano arrivati da tempo al comune di Castelvetrano, ma voi non li abbiate ancora ricevuti. Esiste un fondo vincolato e quindi un obbligo di utilizzo delle somme in questo ambito?
“Sì, i soldi sono arrivati. Il ministero dell’Interno, quando approva il progetto prescrive che venga istituito un fondo vincolato”.
Avete in animo di fare una denuncia visto che, come ha sottolineato l’ex consigliere Vaccara, ci sarebbero delle rilevanze penali in questa possibile distrazione di fondi da parte dell’amministrazione comunale? Certamente non ci si può aspettare che questa possa essere fatta dai media o da semplici cittadini.
Sulla destinazione di questi fondi il Ministero dell’Interno ha già chiesto lumi all’amministrazione. Lumi che però non si sono ancora accesi.
Egidio Morici