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30/11/2016 06:30:00

Referedum, polemiche con denuncia tra Santangelo (M5S) e il vicesindaco di Marsala

Anche oggi facciamo il punto sulle iniziative referendarie a pochi giorni dal voto sulla riforma costituzionale. Ma stavolta iniziamo con il racconto delle polemiche tra il portavoce al senato del M5S, Maurizio Santangelo e il vicesindaco di Marsala, Agostino Licari. Ha avuto, infatti, uno strascico polemico con tanto di esposto/denuncia da parte di Santangelo, all'Autorità per la Garanzia delle Comunicazioni nei confronti del vicesindaco di Marsala, Agostino Licari, l'incontro che si è svolto lo scorso 19 novembre a Marsala, nel quale si sono confrontati gli esponenti a favore del SI e del NO. Per il "SI" erano intervenuti i senatori del Partito Democratico Gianpiero Dalla Zuanna e Pamela Orrù, e per il "NO", il senatore del Movimento 5 Stelle Vincenzo Santangelo ed il professore Nino Rosolia (tra i fondatori del Comitato Locale per il NO). Allo stesso convegno prima dell'avvio dei lavori ha preso la parola il vice Sindaco dell'amministrazione comunale Agostino Licari, porgendo i saluti, nella qualità di vice sindaco, a nome di tutta l'amministrazione comunale e successivamente a conclusione degli interventi dei relatori per i motivi del Sì e del No, lo stesso ha chiesto di intervenire entrando nel merito politico del tema del quesito referendario, intrattenendosi per diversi minuti.
Secondo Santangelo vista la legge 22 febbraio 2000, n. 28, recante "Disposizioni per la parità di accesso ai mezzi di comunicazione durante le campagne elettorali e referendarie e per la comunicazione politica", e in particolare l'articolo 9, dispone al comma 1 che "Dalla data di convocazione dei comizi elettorali e fino alla chiusura delle operazioni di voto è fatto divieto a tutte le amministrazioni pubbliche di svolgere attività di comunicazione ad eccezione di quelle effettuate in forma impersonale ed indispensabili per l'efficace assolvimento delle proprie funzioni".
Visto anche, che detta legge n. 28 del 2000 viene citata nella circolare del Ministero dell'Interno n. 42 del 07/10/2016 del Ministero dell'Interno, recante "Referendum costituzionale del 4 dicembre 2016. Propaganda elettorale e comunicazione politica", per quanto avvenuto a Marsala all'incontro organizzato dall'associazione ReStart, ma soprattutto per capire se il vice sindaco Licari del Comune, potesse prendere la parola ed entrare nel merito della discussione referendaria, il portavoce M5S al Senato Vincenzo Maurizio Santangelo, ha presentato una segnalazione all'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni e per conoscenza al Prefetto di Trapani, per verificare ed accertare le eventuali violazioni, ivi comprese quelle in relazione alle disposizioni di cui all'art. 9 comma 1 della legge 22 febbraio 2000, n. 28, per l'avvenuto svolgimento di comunicazione politico-istituzionale in periodo elettorale come disposto anche dalla deliberazione della stessa autorità di garanzia.

E la risposta del vicesindaco di Marsala non si è fatta attendere. Con una nota inviata dall’ufficio stampa del Comune, Licari entra nel merito dell’esposto/denuncia all’Autorità per la Garanzia delle Comunicazioni da parte di Santangelo nei suoi confronti, argomentando quanto accaduto e facendo le sue considerazioni. Di seguito la nota completa:

"I saluti ai partecipanti all’incontro sono stati fatti in veste ufficiale, come rappresentante delle istituzioni. Che non avevano nulla di strumentale rispetto al dibattito cui ho partecipato, come semplice cittadino. Mi colpisce lo zelo e il rigore, tardivo, con cui il sen. cita e invoca l’applicazione delle disposizioni normative in materia, che non aveva ravvisato nel corso del confronto che, seppure acceso, non faceva presagire alcuna ritorsione di carattere legale. Ma la ragione per cui l’esponente di 5 Stelle ha reagito in questo modo è comprensibile se si fa per un momento riferimento a quello che è accaduto ai suoi colleghi di partito a Palermo e non solo a Palermo con le firme false. La sindrome di coinvolgere tutti coloro che non agiscono secondo il loro schema e il loro stile e considerarli passibili di incorrere in violazione della legge, non è quello che ci saremmo aspettati da un movimento che si proclama essere più democratico degli altri. E’ evidente che questo esposto - denuncia serve ad attenuare o coprire l’eco che ha prodotto l’indagine della magistratura delle firme manomesse e che si allarga sempre più a macchia d’olio, mettendo in risalto le contraddizioni che stanno esplodendo all’interno del movimento. Contraddizione che investe anche i singoli parlamentari coinvolti nell’inchiesta i quali oltre a non seguire le direttive del vertice non si assumono nemmeno la responsabilità avvalendosi della facoltà di non rispondere alle domande del PM, che è una mezza ammissione di colpevolezza, in questo caso di dolo, data la gravità della violazione del codice penale. Ma non voglio farla lunga, poiché sono rispettoso dei poteri della magistratura e della garanzia di ogni cittadino di difendersi in ogni grado e stadio di giudizio. Quello che voglio sottolineare è che non bisogna mai avere paura del confronto e misurarsi sulle diverse ragioni del SI’ e del NO in vista del referendum costituzionale del 4 dicembre. A me quello del 19, che si è svolto a San Pietro, mi è parso un dibattito interessante e proficuo ed è con questo spirito che bisogna lavorare per far crescere la democrazia e il confronto delle idee, piuttosto che ricorrere alle carte bollate, il cui contenuto, il più delle volte si dimostra improponibile e innocuo. Per finire vorrei conoscere il pensiero del senatore Sant’Angelo a proposito dell’iniziativa del gruppo del M5Stelle di trasformare il consiglio comunale in un comitato per il NO presentando una mozione che impegna la sindaca di Roma Virginia Raggi a indossare il tricolore e a farsi promotrice della volontà espressa dal consiglio comunale e “delle perplessità espresse evidenziate sulla riforma della Costituzione esprimendo il fortissimo allarme per la deriva autoritaria in atto”. Per me, anche se discutibile e inopportuna, l’iniziativa può essere oggetto di una seria discussione. Non mi verrebbe mai in mente di adire un’ Autorità con un esposto il cui unico scopo e di farne un mezzo di propaganda peraltro poco commendevole. Anche questa vicenda può essere un ragione in più per votare SI’ alla riforma costituzionale".
 

 

 

DIFENDIAMO LA COSTITUZIONE: LE RAGIONI DEL NO AL REFERENDUM COSTITUZIONALE DELL'ASSOCIAZIONE PEPPINO IMPASTATO DI SALEMI

Alla luce delle diverse circostanze, che abbiamo avuto modo di esporre e approfondire nel corso delle varie iniziative da noi organizzate sul tema del Referendum Costituzionale, ci siamo fatti promotori sin da subito di questa importante battaglia in difesa della Democrazia e della Costituzione a sostegno delle ragioni del No.
Con lo stesso spirito con cui i partigiani ci hanno consegnato la Costituzione, ci impegneremo a proteggerla e a custodirla, contro le minacce incombenti di una classe politica prepotente, nel nome di una Resistenza che ancora oggi continua.
Questo non vuol dire di certo che vogliamo cristallizzare il testo del 1948, senza tener conto delle nuove esigenze di una società in continua evoluzione e senza voler apportare i dovuti miglioramenti; tuttavia riteniamo che una eventuale revisione, se necessaria, debba essere fatta con criterio e nel rispetto dei principi che i padri costituenti hanno voluto tramandarci. Pertanto, innanzitutto, consideriamo inopportuno che un parlamento, eletto con una legge (Porcellum) dichiarata incostituzionale, approvi una riforma disomogenea, di così grande portata (verranno modificati 47 articoli della Costituzione), e non condividiamo affatto il modo con cui il Governo si sia imposto nell'approvazione di tale legge costituzionale. La Costituzione è la "casa comune" degli italiani (come disse qualche saggio costituente) e non si cambia a colpi di mano della maggioranza, ma attraverso un procedimento che raccolga attorno a sé un vasto consenso da parte di tutte le forze politiche, senza far prevalere interessi di una parte sola.
Sia inoltre ben chiaro che non si sta votando per confermare o per far cadere un Governo, ma si vota il futuro della nostra Democrazia e ciò è di gran lunga più importante!
Una riforma maldestra, come lo è effettivamente quella in questione, potrebbe portare ad un sistema confuso e pericoloso, consegnando nelle mani dell'Esecutivo una posizione di sostanziale predominio, depotenziando le autonomie territoriali, alterando i rapporti tra gli organi costituzionali, con un Senato non più eletto direttamente dal corpo elettorale e privo di rilevanti poteri, disincentivando sempre di più la partecipazione dei cittadini alla cosa pubblica e non riducendo effettivamente i costi della politica. Non di meno, la possibile combinazione di questa riforma costituzionale con la legge elettorale (Italicum) da poco approvata, porterebbe ad una forte distorsione della rappresentanza, contrassegnando il passaggio da una democrazia rappresentativa ad una verosimile "democrazia d'investitura".
Per questi e per tanti altri motivi, il 4 dicembre voteremo NO e vi chiediamo di unirvi a noi, se avete a cuore la nostra causa e il nostro futuro... La Costituzione è in pericolo, insieme possiamo salvarla!
I ragazzi e le ragazze dell'Associazione "Peppino Impastato" di Salemi.


SICILIA TRA LE REGIONI PIÙ INTERESSATE AL REFERENDUM
- Lo rileva uno studio de L'Eco della Stampa sulle testate web e stampa siciliane, la Sicilia è la regione del Sud Italia in cui il referendum fa più discutere e la quinta a livello nazionale: è quanto emerge analizzando gli articoli apparsi sui media locali delle diverse zone d’Italia in relazione alla consultazione del prossimo 4 dicembre. A rilevarlo è lo studio condotto da L'Eco della Stampa, leader italiano e tra i più importanti operatori europei nell'industria del media intelligence, che ha analizzato gli articoli apparsi sulle principali pubblicazioni stampa e web dal mese di aprile al 23 novembre 2016. L’attenzione del Paese è senza dubbio molto alta, basti pensare che al referendum sono stati dedicati complessivamente 199.718 articoli in meno di 8 mesi. Il Nord Italia sembra l’area più interessata al dibattito, stando allo spazio che è stato dedicato al tema dalle testate locali. La Lombardia guida la classifica delle regioni in cui il referendum è stato più discusso sui media, con 11.730 articoli pubblicati da aprile a oggi. Seguono il Veneto a quota 8.489, l’Emilia-Romagna con 7.300 pezzi e la Toscana con 6.719. Prima tra le regioni del Sud e quinta a livello nazionale è la Sicilia, con 6.545 articoli. Tra i pezzi pubblicati sulle testate stampa e web siciliane, però, solo il 59% si occupa nello specifico delle riforme previste dalla legge Renzi-Boschi. Si tratta di un risultato in linea con quanto avviene nel resto del Paese, dove tra gli altri temi messi in relazione al referendum spicca soprattutto l’Italicum, che è addirittura più discusso di quello che sarà il futuro del Governo Renzi dopo il voto del 4 dicembre. Come rilevato anche a livello nazionale, la riforma di cui si è parlato maggiormente in Sicilia è quella del Senato: appare in 1.196 articoli, pari comunque solo al 18% dei pezzi pubblicati sulle testate locali. Seguono le modifiche previste in tema di Regioni, discusse in 915 casi. Molto distaccati il tema dell’abolizione delle province (380 articoli) e del CNEL (210), così come l’elezione del Presidente della Repubblica (a quota 138). Poca attenzione agli aspetti della riforma che toccano referendum propositivo e leggi di iniziativa popolare, entrambi citati in meno di 50 casi. Ovvio protagonista sui media quando si parla di referendum è Matteo Renzi, citato nel 49% degli articoli apparsi sulle testate siciliane (3.202): una percentuale tuttavia inferiore rispetto al 52% registrato a livello nazionale. La cofirmataria della legge sottoposta alla conferma popolare, Maria Elena Boschi, è invece presente in 892 casi, pari a meno del 14%. Al terzo posto tra i personaggi politici più citati in relazione al referendum Silvio Berlusconi con 602 pezzi. Presenze ricorrenti del dibattito sul referendum sono anche Beppe Grillo, con 452 articoli, e Matteo Salvini, a quota 440. Il siciliano Angelino Alfano conquista in regione 330 pezzi: la Sicilia è la regione in cui si piazza più in alto in classifica. Chiudono la top 10 dei protagonisti del dibattito Pier Luigi Bersani con 317 pezzi, Renato Brunetta con 207, il Presidente Mattarella a quota 203 e l’ex capo dello Stato Napolitano con 166 articoli.