“Il Foderà si comportava come un dittatore delle SS”. E’ quanto dichiarò il marsalese Giovan Battista Passalacqua quando fu ascoltato come testimone in una causa di lavoro che Caterina Foderà aveva intentato contro il fratello Pietro Foderà, amministratore della Sicilfert. Pietro Foderà non gradì l’affermazione di Passalacqua (era il 26 marzo 2014) e lo querelò per diffamazione, facendolo finire sotto processo. Adesso, però, Giovan Battista Passalacqua, anche lui ex dipendente della Sicilfert in causa con il suo datore di lavoro, è stato assolto dal giudice Iole Moricca (“il fatto non sussiste”). A difendere l’imputato è stato l’avvocato Giovanni Galfano, che spiega: “Tramite la produzione documentale, abbiamo provato che tra il Passalacqua e la Sicilfert al momento della deposizione testimoniale di quest’ultimo pendeva una causa di lavoro (seppure diversa rispetto a quella durante la quale l’imputato aveva reso la frase offensiva), poi sfociata in un pignoramento presso terzi e che, pertanto, si doveva interpretare in via analogica ed estensiva l’art. 598 c.p., che prevede la non punibilità per le parti ed i loro difensori quando pronunciano frasi offensive, seppur attinenti all’oggetto della causa”. L’avvocato Galfano ha, inoltre, sostenuto l’insussistenza del reato “poiché la frase offensiva è stata pronunciata soltanto alla presenza degli avvocati e del Giudice del lavoro, ossia di soggetti obbligati al segreto professionale”. Infine, il legale, durante la discussione del processo, ha menzionato una sentenza della Corte di Cassazione del 2011 relativa all’assoluzione dal reato di diffamazione di un testimone che, nonostante avesse reso dichiarazioni offensive dell’onore altrui, aveva adempiuto al dovere di testimoniare rappresentando la verità dei fatti per cui era stato chiamato a deporre. Per Passalacqua, il pm aveva chiesto la condanna al pagamento di una multa di 600 euro, mentre l’avvocato di parte civile, Diego Tranchida, aveva chiesto un risarcimento danni di 100 mila euro in favore del Foderà. Dopo la lettura della sentenza, l’avvocato Giovanni Galfano ha manifestato soddisfazione per il risultato ottenuto, in quanto l’imputato è stato assolto con la formula piena “del fatto non sussiste” ed ha affermato “il Tribunale ha accolto la tesi secondo la quale non si giudica al pari di un ragioniere del diritto”. Frase, quest’ultima, già pronunciata durante l’arringa difensiva.