Cani avvelenati a Campobello di Mazara. Erano circa le undici di sera di sabato scorso, quando una volontaria di un comitato animalista, Margarita Pellegrino, dalla macchina, notava un cane che agonizzava in mezzo alla strada, nei pressi di un distributore di benzina:
“Ci siamo fermati – ha raccontato - e dopo un po’ abbiamo visto una ragazza che piangeva, perché aveva altri due cagnolini nella sua veranda, tutti e due nelle stesse condizioni.
Era troppo tardi perché potessero rispondere i vigili urbani e allora abbiamo chiamato tutti i veterinari privati di Campobello, ma non ha risposto nessuno. Dopo circa un’ora abbiamo chiamato i Carabinieri e nell’attesa abbiamo provato di tutto: acqua e sale, olio e limone, per farli vomitare. Ma non c’è stato verso. Contemporaneamente abbiamo provato a contattare dei veterinari a Marsala e a Mazara del Vallo. Ci hanno però risposto che non avendo alcuna convenzione con il comune di Campobello, avremmo dovuto portare noi il cane a nostre spese. Nel frattempo sono arrivati i carabinieri che si sono messi in contatto con l’Asp, in modo che arrivasse sul posto il veterinario reperibile. Ma non c’è stato nulla da fare.
C’era anche un sacchettino di carne che faceva un odore molto acre, sicuramente mista a veleno, che è stato consegnato ai carabinieri.”
Sul web gira da giorni anche il video della cagnolina agonizzante, torturata dai tremori del veleno, visionabile qui (attenzione, si tratta di immagini forti).
Immaginabili le reazioni della gente di fronte ad un episodio in cui difficilmente (come in tante altre occasioni) potrà essere identificato l’autore del vile gesto.
L’animale, secondo quanto già ipotizzato dal veterinario reperibile dell’Asp, sarebbe morto a causa dell’ingestione di un lumachicida e sarà trasportato all’Istituto Zooprofilattico di Palermo per le analisi del caso. Non si sa ancora nulla invece degli altri due cani (e forse anche di un terzo che si sarebbe allontanato, dopo aver mangiato il cibo avvelenato) che sarebbero morti a casa dell’altra ragazza.
Oltre alla denuncia contro ignoti, le reazioni nei social sono state tantissime, mosse da quella comprensibile emotività che rischia di fermarsi all’improperio contro lo sconosciuto avvelenatore, dimenticando che queste tristi vicende accadono in un territorio molto difficile, dove non ci sono controlli sui microchip o campagne di sterilizzazione. Senza contare che il comune di Campobello di Mazara non ha convenzioni con veterinari privati o canili pubblici per affrontare le emergenze di questo tipo.
La speranza è che gruppi e comitati a tutela dei randagi possano crescere, non soltanto dal punto di vista numerico, ma anche sotto il profilo della conoscenza delle norme e delle procedure da seguire nei casi di emergenza.