Nel 2011 il nostro giornale ha cominciato ad occuparsi delle operazioni poco chiare di uno degli imprenditori più noti del nostro territorio. Sto parlando di Michele Licata, proprietario dei più grandi complessi turistici e sale banchetti tra Marsala e Petrosino. Abbiamo cominciato a raccontare di quello che succedeva a Petrosino, con il grande tentativo di speculazione edilizia che aveva organizzato Licata nella zona di Torrazza. Per rinfrescarci la memoria, Licata, attraverso una delle sue società, aveva messo le mani sulla zona dei Margi, alle spalle della spiaggia di Torrazza, e stava cominciando a costruire un enorme complesso turistico in una zona protetta, mettendo in pratica quello che, un paio d’anni dopo, la magistratura definì “lottizzazione abusiva”.
In quel momento, sono passati 5 anni, quando cercavamo di capire cosa stesse succedendo nella piccola Petrosino, abbiamo fatto un grosso respiro e abbiamo capito che ci stavamo assumendo una responsabilità non da poco. La responsabilità di scavare a fondo sulle pratiche - che poi si sono rivelate illecite - di uno dei maggiori imprenditori della provincia. Sapevamo che era nostra responsabilità delineare nella maniera più chiara e completa possibile quello che abbiamo definito il sistema Licata. Fino alle inchieste giudiziarie che lo hanno visto destinatario di sequestri milionari. A Licata sono state messe sotto sequestro le società, i suoi beni, i complessi turistici e i ristoranti: la tenuta Volpara, il Delfino Beach Hotel, il Delfino, il Baglio Basile. 127 milioni di euro di beni sequestrati prima dalla Procura di Marsala, poi dal Tribunale di Trapani sezione misure di prevenzione. Un provvedimento, il secondo, che solitamente si applica ai mafiosi, quello cioè di sequestrare, e poi confiscare, beni ritenuti proventi di attività illecite. Dalla truffa alla maxi evasione fiscale, il giro vorticoso di fatture false, questi erano alcuni degli ingredienti. In questi giorni è stato aggiunto un altro tassello, quello relativo al Baglio Basile. Il Comune di Petrosino ha avviato una indagine interna sulle concessioni e la regolarità delle stesse del Baglio Basile. E’ un complesso enorme, il Baglio Basile, ed è tutto abusivo. Lo abbiamo scritto a chiare lettere - sempre per quella responsabilità che deve avere il giornalismo soprattutto nel locale e soprattutto nel nostro territorio. Ci sono delle compiacenze tangibili, nel sistema Licata, percepibili dalle procedure che hanno portato alla costruzione del Baglio Basile, a Petrosino. Le concessioni, rilasciate alle società Roof Garden e Rubi, società di Michele Licata, non rispettano le prescrizioni e le norme urbanistiche e le disposizioni della Regione Siciliana e dello stesso consiglio comunale di Petrosino. Ad esempio il consiglio comunale, nel 2002, aveva autorizzato la società Roof Garden a realizzare un complesso turistico che prevedeva 110 camere per un totale di 220 posti letto. Ma gli uffici tecnici del Comune hanno fatto allargare la struttura di ben altre 50 camere, un terzo: 167 camere e 334 posti letto, in maniera difforme non solo dalle prescrizioni del Consiglio Comunale, ma, fatto ancora più grave, dell'assessorato al Territorio e all'Ambiente della Regione Siciliana, che aveva imposto delle condizioni precise ("esclusione di qualsiasi incremento dimensionale"). Questa è soltanto una delle cose poco chiare emerse.
Ecco, qui non mi interessa far il riassunto delle puntate precedenti. Ma un ragionamento semplice semplice. Il sistema Licata era collaudato in materia urbanistica. Le irregolarità sul Baglio Basile sono state accertate dopo due anni di indagine interna del Comune. Il sistema è lo stesso, e Licata aveva nel suo carrello soprattutto diverse proprietà a Marsala - Delfino Beach, Delfino, Volpara…. - viene da chiedersi se non sia il caso che una indagine analoga venga fatta anche a Marsala. Se non sia il caso che anche il sindaco Alberto Di Girolamo ordini una procedura interna per capire se ci sono state irregolarità nella realizzazione delle strutture alberghiere. Capire, in sostanza, se a noi come comunità ci è stato tolto qualcosa. E’ una procedura di responsabilità che Di Girolamo potrebbe avviare in linea con quello che dice da quando si è insediato, in tema di funzionamento della macchina amministrativa: che loro sono diversi da quello che succedeva nel passato. E aggiungo: perchè il consiglio comunale non fa la sua parte con una commissione d’inchiesta ad hoc? Una commissione che indaghi se in passato ci sono state irregolarità anche a Marsala nella costruzione dell’impero Licata. Ovviamente di questa commissione non ne potrebbe far parte il consigliere Pino Cordaro, consuocero di Michele Licata.
Ma bisogna permettere alla città di sapere. Di capire cosa è successo, se ci è stato tolto qualcosa, se ci sono state irregolarità.
Francesco Appari