Oggi è il decimo anniversario dell’omicidio di Antonino Via. Era la sera del 5 gennaio del 2007, a Trapani erano da poco passate le otto di sera e Antonino - ventidue anni compiuti il 30 settembre del 2006-, terminata la sua giornata lavorativa ai magazzini Gea di via Orti sta per salire in macchina per fare rientro a casa, ma c’è qualcosa che non va, si accorge che alcune persone aggrediscono il collega che quella sera aveva con se l’incasso, intuisce che è vittima di un tentativo di rapina e senza pensarci un istante si precipita in suo soccorso, i malviventi sono armati, parte un colpo di pistola, Nino viene colpito a morte. In pochi attimi la sua decisione improvvisa, il suo gesto di altruismo gli costerà la vita. Un attimo che lo ha consegnato alla storia di Trapani. Un giovane siciliano armato solo dei suoi sentimenti di altruismo e di solidarietà, che in quei pochi istanti e nei pochi metri fatti in via Orti, si è scontrato con altri giovani, figli di questa stessa Sicilia che hanno invece intrapreso una via diversa, quella della delinquenza. L’uccisione di Nino oltre a sconvolgere la vita della famiglia, del papà Liberale, della mamma Maria e delle tre sorelle, ha segnato anche tutta la città di Trapani.
Le indagini – Dopo il tentativo di rapina terminato con l’omicidio, gli inquirenti sembrano brancolare nel buio, le testimonianze tra l’altro confermavano la presenza di tre uomini sul luogo del delitto. Dopo alcuni mesi vengono fermati a Palermo i marsalesi Orazio Montagna e Giovan Battista Della Chiave, sono in possesso di un pistola che si rivelerà l’arma usata la sera del 5 gennaio 2007. Il cerchio si stringe attorno ai due che verranno arrestati a fine settembre dello stesso anno.
Il processo – Nel corso del procedimento di primo grado, Montagna e Della Chiave si contraddicono e si accusano a vicenda. Della Chiave dice di aver pianificato la rapina, qualche tempo prima aveva svolto un periodo di formazione in quel negozio, ma dichiara di non avere fatto parte del gruppo quella sera. E’ lo stesso della Chiave a fare i nomi di altre persone che, secondo quanto riferitogli da Montagna, avrebbero partecipato o dovevano partecipare alla rapina. La richiesta di condanna da parte del pubblico ministero Andrea Tarondo è stata dell’ergastolo per Della Chiave e trent’anni per Montagna. Nel 2009, al termine del processo, il Tribunale di Trapani, ritenendoli entrambi colpevoli, li ha condannati a ventisei anni di carcere. Condanna che è stata confermata nel maggio del 2011 dalla Corte d’Appello di Palermo e il 16 ottobre del 2012 in definitiva dalla suprema Corte di Cassazione. Della terza persona componente della banda assieme a Montagna e Della Chiave non se n’è saputo più nulla.
L’affetto per Nino e i valori - Da quel tragico 5 gennaio Antonino Via è diventato l’eroe di Trapani. E’ diventato il figlio di tutte le famiglie trapanesi, un esempio da seguire, un esempio per i tanti giovani che ogni anno lo ricordano. Ad Antonino sono state assegnate: la Medaglia d'oro al valor civile alla memoria conferitagli dal presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano (Roma giugno 2007); la Medaglia d'oro per atti di eroismo conferitagli dalla Fondazione Carnegie (Roma 1 dicembre 2007); il Diploma di benemerito I.T.I. «Istituto tecnico industriale -Leonardo Da Vinci Trapani»; e' stato inscritto nell'albo d'oro delle persone illustri (Trapani 1 Aprile 2009); l’amministrazione comunale gli ha dedicato il Largo Antonino Via; nell’ aprile del 2009 gli è stata intitolata l’aula magna dell’istituto tecnico industriale, dove ha conseguito il diploma. Il Comune gli ha dedicato il Centro Sociale che si trova nel quartiere Sant’Alberto. Nel 2012 la famiglia assieme ad un gruppo di amici, per mantenerne vivo il suo ricordo fondano l’Associazione di promozione sociale e culturale “Antonino Via Eroe contemporaneo”.
La commemorazione e le polemiche degli ultimi giorni - Qualche giorno fa con l’avvicinarsi del 5 gennaio, i familiari di Antonino Via e l’associazione a lui dedicata hanno espresso tutta la loro amarezza nel constatare l’indifferenza dell’amministrazione comunale nel continuare a lasciare il centro sociale abbandonato a se stesso, all’incuria e alle sterpaglie, e hanno richiesto, in segno di protesta, la rimozione della targa con il nome di Antonino dal centro del quartiere Sant’Alberto e in più hanno annunciato che oggi non parteciperanno ad alcuna commemorazione pubblica. Alla lettera e alla presa di posizione dei familiari, ha risposto il sindaco Damiano dicendosi amareggiato. Qui di seguito la sua dichiarazione e l'invito ai familiari a partecipare alla manifestazione di commemorazione:
“Comprendo i motivi di malessere dei familiari, ma non credo che questo sia il modo di risolvere la cosa.Ho preso un impegno e voglio mantenerlo. Recuperare il centro intitolato a Nino Via e restituirlo al delicato quartiere di Sant’Alberto. Il progetto è quello di realizzare un centro anziani al piano terra e dei laboratori per i giovani della zona al primo piano. Interveniamo come possiamo con interventi periodici di pulizia straordinaria, ma il territorio è grande e gli uffici hanno sempre 1000 impedimenti. Invito i familiari del giovane eroe cittadino a partecipare alla commemorazione in programma. E’ importante che siano presenti alla cerimonia e soprattutto per ricordare Nino nel miglior modo possibile”.