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20/01/2017 11:00:00

Sorelle Materassi, strepitoso. Ma il freddo al teatro è stato imbarazzante

 Ho una notizia buona e una cattiva. Da dove comincio? Dalla cattiva, generalmente si risponde. Così mi levo il pensiero e posso occuparmi dello spettacolo, che poi è ciò che preferisco. Il protagonista di Sorelle Materassi - messo in scena al Teatro Comunale di Marsala - è stato il freddo che ha fatto pendant con l’imbarazzo fino a rasentare la mortificazione. Qualche istante prima di iniziare lo spettacolo la responsabile della produzione è salita sul palco per ribadire l’ovvio, ossia che i riscaldamenti del teatro erano rotti. Una precisazione che ha mortificato tutti i presenti per i toni e le parole usate, a prescindere dagli eventuali responsabili. Lo spettacolo ha rischiato di non andare in scena per questo motivo, tuttavia è stato deciso di farlo ugualmente, per rispettare l’impegno con il pubblico già presente. Anche questa è professionalità, ma lo stile è un’altra cosa. A decisione presa, le rimostranze andavano fatte agli organi competenti e in altra sede, a parer mio. L’impianto non funzionava già dal mattino, quando il custode è giunto per attivarlo preventivamente, successivamente alcuni addetti erano riusciti a farlo ripartire, fino alla rottura definitiva. La sfiga ha fatto pendant con la congiura climatica, dicono sia stata la serata più fredda di questo inverno. Mi auguro che oltre alla fatalità si possa imputare questo disservizio ad un responsabile. Perché ci dovrà pur essere un responsabile tecnico dei teatri con tanto di reperibilità durante le giornate degli spettacoli! Se poi si dovesse scoprire che questa figura professionale non esiste, beh allora, sarebbe il caso di nominarla visto che è stata acquistata una stagione teatrale di buon livello. Ovvia! Grandiosa rappresentazione dell’opera di Palazzeschi, attori di razza, a cominciare dalla domestica Niobe fino alle divine Vukotic, Prati e Poli. Nell’adattamento di Ugo Chiti del romanzo di Palazzeschi si è colto un leggero sbilanciamento sulla passione delle zie nei confronti del nipote Remo, morbosa al punto di meritare qualche seduta psicanalitica. La battute delle due sorelle zitelle doc slittavano continuamente sugli apprezzamenti anatomici del bel nipote, una vera ossessione per la carne del maschio che a loro era stata negata. Attualissima la figura dello spregiudicato nipote interessato solo al denaro, non le ha accoppate con il machete ma le ha rovinate economicamente. Una storia in cui prevale la tristezza, nonostante i tentativi di derisione della borghesia attraverso la goffaggine delle impettite zitelle. Le musiche di Mario Incudine sono passate un po’ in sordina, la sinfonia diffusa è stata quella del parlato toscano, che sempre affascina. Ah dimenticavo, sold out, freddo o non freddo, il pubblico ha risposto alla chiamata. Peccato non siano venuti gli operatori culturali che contestano l’operazione Ovadia, forse non amano Palazzeschi, un autore che preferì produrre anziché rilasciare interviste.

Katia Regina