Oggi leggiamo Leonardo Sciascia, celebre autore de Il giorno della civetta e de Le parrocchie di Regalpetra - di cui è appena trascorso il sessantesimo anniversario dalla pubblicazione -, in una chiave quasi inedita e per molti sicuramente inaspettata: la poesia.
111 esemplari. Solo 111 esemplari vengono stampati e diffusi dall'editore Bardi - il 10 giugno 1952 - dell'unica raccolta poetica sciasciana La Sicilia, il suo cuore, che deve il suo espressionistico titolo alla poesia che sotto riproduciamo.
Lo sguardo dello scrittore stravolge - parafrasando Moravia - l'ottica illuminista, dal momento che non pone come focus iniziale il mistero per giungere al reale, ma percorre i sentieri del vero per approdare allo sguardo "fauves" che traccia dentro l'immobile occhio del bue l'anima della Sicilia.
Che ne sarà dello Sciascia poeta? Di lì a poco il verso lascerà spazio alla pianura della prosa, alla lirica stonata del quotidiano con le sue pieghe storiche incomprensibili e barbare.
Come Chagall, vorrei cogliere questa terra
dentro l’immobile occhio del bue.
Non un lento carosello di immagini,
una raggiera di nostalgie: soltanto
queste nuvole accagliate,
i corvi che discendono lenti;
e le stoppie bruciate, i radi alberi,
che s’incidono come filigrane.
Un miope specchio di pena, un greve destino
di piogge: tanto lontana è l’estate
che qui distese la sua calda nudità
squamosa di luce – e tanto diverso
l’annuncio dell’autunno,
senza le voci della vendemmia.
Il silenzio è vorace sulle cose.
S’incrina, se il flauto di canna
tenta vena di suono: e una fonda paura dirama.
Gli antichi a questa luce non risero,
strozzata dalle nuvole, che geme
sui prati stenti, sui greti aspri,
nell’occhio melmoso delle fonti;
le ninfe inseguite
qui non si nascosero agli dèi; gli alberi
non nutrirono frutti agli eroi.
Qui la Sicilia ascolta la sua vita.
Marco Marino