Non è stato facile ottenere i diritti di Luci della ribalta, l’opera più famosa di Chaplin, il suo testamento spirituale. Un film che ha commosso e divertito il mondo intero. Pensare ad un adattamento teatrale è stata una sfida parecchio audace, quella rappresentazione senza la maschera del suo autore era impensabile.
La storia è semplice, e questo la rende insidiosa, un attimo di distrazione e si scade nella banalità. L’adattamento teatrale, curato da Eleonora Zacchi è riuscito a restituire parte delle suggestioni note. La storia muta, che conosciamo, ha fatto qualche resistenza, un semplice ti amo diventa ridondante nella memoria del silenzio riempito solo dagli sguardi e dalla musica nella versione originale. Già la musica, una colonna sonora da oscar che si è deciso di non riproporre, e ancora me ne chiedo il perché. Sono state scelte delle musiche originali apprezzabili, ma ho sperato fino alla fine di sentire quel tema dolcissimo.
Un lavoro di scena molto ben curato attraverso le suggestive proiezioni capaci ormai di catapultare lo spettatore in luoghi tanto realistici quanto onirici. Attori smaliziati che vivono la scena con la professionalità di chi sulle tavole ha lasciato sudore e impegno. Ci sono tutti gli elementi per dire che è stato un successo, almeno per quanto concerne la performance.
Ma per decretare il successo di uno spettacolo teatrale non si può trascurare la presenza di pubblico. Anche quella concorre, ovviamente. Ottanta spettatori paganti, in un teatro che avrebbe potuto ospitarne quasi il triplo. Eppure, tutto il fermento artistico di questa città, specie in questo ultimo periodo, potrebbe riempire ogni sera il teatro Impero. La domanda è un’altra allora, perché non partecipa? Perché gli artisti hanno smesso d’interessarsi all’arte? Forse per lasciare le poltrone vuote volutamente. L’ennesima rappresaglia che punisce solo l’assente, privandolo di ciò per cui dice di voler combattere. Eravamo solo ottanta, poveri illusi che si ostinano a guardare il cielo con meraviglia a differenza di quanti lo sbirciano per decidere se munirsi d’ombrello prima d’uscire di casa. Ecco il flop, pensare che la colpa sia del cielo.
Katia Regina