I 32 dipendenti della Group Pellegrino sono tornati a protestare davanti alla Prefettura a due mesi di distanza dalla prima manifestazione per ribadire la totale assenza di risposte da parte delle Istituzioni verso il dramma aziendale e occupazionale che stanno attraversando. A sostenere i lavoratori c'erano i segretari Enzo Palmeri della Fillea Cgil, Francesco Danese della Filca Cisl e Tommaso Macaddino per la Feneal Uil che hanno preso parte al sit in dinanzi la sede del Palazzo del Governo di Trapani.
La protesta è scaturita a causa della risoluzione unilaterale, da parte dell’Agenzia dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, del contratto di affitto di un terreno all’azienda Group Pellegrino Import Export Srl.
Il terreno, confiscato alla ditta “Siciliana inerti bituminosi”, dopo l’affitto era stato trasformato dalla Pellegrino Group in una cava per l’estrazione del marmo con una serie di investimenti che hanno anche previsto l’assunzione di 32 lavoratori, di cui 4 sono già stati licenziati dopo che l’azienda è stata sfrattata. La cava è stata, infatti, smobilitata lo scorso ottobre, nonostante l'azienda avesse chiesto di poterla acquistare o di proseguire con il contratto di affitto apportando una rimodulazione dei canoni.
“I lavoratori – dicono Palmeri, Danese e Macaddino – sono disposti a lottare a oltranza per difendere il loro posto di lavoro. Questo dramma occupazionale si aggiunge a quello in atto nel territorio trapanese dove sono venuti a mancare migliaia di posti di lavoro. Dall’ultimo incontro in Prefettura – concludono - rimbomba, oggi, sordo il silenzio dell’Agenzia dei beni che dovrebbe, invece, sostenere le imprese che investono nel rispetto della legalità, creando sviluppo e occupazione”.
Intanto, ieri in Prefettura i sindacalisti hanno chiesto un incontro con i rappresentanti dell’Agenzia dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata e per giovedì prossimo si attende la data della convocazione.