#7 “Jestem” (idem, 2005, dramma, 93’ minuti circa)
La regista polacca Dorota Kedzierzawska (già nota alle platee internazionali per il bellissimo “Wrony” del 1994) con il film che Tp24.it vi presenta questa domenica, riesce nella piccola impresa di parlarci di un dramma straziante di sopravvivenza, di infanzia abbandonata e lasciata agli angoli della società, non adottando lo stile classico hollywoodiano che tende a mettere in mostra solo il lato patetico e consolatorio di vicende simili, ma ricercando una personale e fredda empatia. Un distacco falso, che poi torna spesso ad affabulare con forti dosi di tensione sentimentale, che è comune a molto cinema europeo. Mi tengo sul vago, ma molti di voi avranno già pensato a qualche buon film di Lasse Hallstrom o di Jacques Doillon, ma è chiaro che gira e rigira poi si vada necessariamente a chiudere con un pensiero a “Les 400 coups”. Non voglio qui proporre paragoni infelici con il capolavoro di Truffaut, ma è evidente che le premesse del film della regista polacca partano tutte da quel filone e da quel registro cinematografico. Premesse e promesse non del tutto mantenute, a dire il vero; dico ciò perché a chiunque sia oramai svezzato alla settima arte, parrà verso la metà della storia melodrammatica del piccolo Kundel, che qualcosa sia stata mescolata in eccesso e qualcos’altro – presumibilmente, un po’ di pudore espositivo – sia stato fatalmente tolto alla narrazione.
Ma nonostante questi evidenti errori di sceneggiatura, “Jestem” (in polacco “Io sono”), è un’opera che vale la pena vedere e conoscere. Girato quasi tutto in calde tonalità autunnali, con grande arte fotografica (luminose sono molte inquadrature che cercano di fondere figure umane ed ambienti, perlopiù naturali), il film racconta la vita di un ragazzo che gli orrori della vita hanno bloccato dentro ad un orfanotrofio; qui la sua esistenza è resa praticamente impossibile dal bullismo dei suoi compagni di disavventura. Al ragazzo non resta altro da fare che escogitare un piano per fuggire e tornarsene a casa da sua madre; una madre, per la verità, cinica ed egoista quanto mai. Inutile dire che lei, in preda oramai all’alcool e alle facili avventure, non lo accoglie a casa a braccia aperte e proprio da questo rifiuto innaturale (il tema della genitorialità, è un tema caldissimo in molto cinema dell’est europeo) prende il via il ramingo fuggire del ragazzino, il suo incontro col mondo e con la varia umanità.
Un racconto di formazione, quindi, ma anche uno spaccato impietoso dei grandi guasti che la fine del ‘blocco comunista’ (e la relativa mancanza di una alternativa sociale immediata) ha provocato negli anni ’90, ed una critica nemmeno tanto velata ad una cultura – quella polacca – che poco ha fatto per recuperare a sé alcune generazioni ‘perse’ di giovani. Gli stessi giovani che oggi, e non solo in Polonia, guardano al nazionalismo e alla rivalsa territoriale come ad una missione imprescindibile. Kundel è il seme di quella deriva che da personale, intima, torna ad essere ‘gioco della storia’ e destino di un paese e, forse, dell’Europa intera.
Insomma, Dickens c’entra poco, ma resistendo ai picchi di pathos sparsi qui e là, qualche piccolo insegnamento umano questo film ve lo può anche rilasciare.
Buona visione, alla prossima domenica ed al prossimo film!
Nota tecnica: Il film è diviso in due link, e si dovrà cliccare sul secondo dopo aver visto la parte iniziale. Anche quest’opera, come la precedente, si appoggia sulla piattaforma di condivisione Dailymotion. Sarà vostra cura controllare e modificare al meglio la definizione del video, cliccando sull’icona ‘HD’ in basso a destra.
Prima parte:
http://www.dailymotion.com/video/x3zfezp_jestem-io-sono-2005-prima-parte-ita_shortfilms
Seconda parte
http://www.dailymotion.com/video/x3zfhvj_jestem-io-sono-2005-seconda-parte-ita_shortfilms
Marco Bagarella