Querelato per, sostanzialmente, diffamazione per omissione. E' la singolare vicenda processuale di Salvatore Mugno, scrittore di Trapani, autore di diversi volumi sulla mafia nel nostro territorio. Tra i libri pubblicati da Mugno c'è anche "Una toga amara", su Giangiacomo Ciaccio Montalto, sostituto procuratore presso il Tribunale di Trapani a partire dal 1971. Fu tra i primi magistrati a cadere sotto i colpi della feroce mafia dei 'Corleonesi'.Un magistrato che aveva condotto inchieste clamorose e che, soprattutto, era considerato la 'memoria storica' degli uffici giudiziari trapanesi. Fu assassinato il 25 gennaio del 1983 davanti alla sua casa di Valderice, a tarda notte, nell'indifferenza e nel silenzio del vicinato.
Proprio per questo libro, anzi, più correttamente, per quattro pagine di questo libro Mugno è stato querelato. Da chi? Da un poliziotto di nome Giorgio Collura, che è stato dirigente della Squadra Mobile di Trapani. Mugno ricorda che Giorgio Collura fu arrestato il 2 novembre del 1984: «Nel mandato di cattura firmato dal giudice istruttore di Caltanissetta Claudio Lo Curto si parla di favoreggiamento aggravato e continuato nei confronti delle cosche mafiose del Trapanese». Lo scrittore, secondo l’avv. Bartolomeo Bellet che assiste il poliziotto, però, avrebbe “dimenticato” di riportare l’esito favorevole della vicenda giudiziaria di Collura, cioè della sua assoluzione, avvenuta nel 1991. Nel libro, incentrato prevalentemente sul resoconto delle indagini scaturite dall’omicidio del sostituto procuratore, infatti, secondo l’accusa mossa a Mugno, sarebbe stata «offesa» la reputazione di Giorgio Collura, dirigente all’epoca della Squadra mobile, che sarebbe stato additato al lettore come «persona riprovevole, autore di condotte illecite oltre che infedele servitore dello Stato».
Oggi dovrebbe essere emessa la sentenza per il processo che vede dunque imputato Salvatore Mugno querelato da Giorgio Collura, per il libro su Ciaccio Montalto. Collura chiede a Mugno anche un risarcimento danni di ben 50.000 euro. Ovviamente, come si usa dalle nostre parti, la querela di Collura è stata diretta, senza chiedere a Mugno alcuna integrazione del suo scritto. Integrazione che avrebbe riguardato magari anche altre sentenze su Collura o dichiarazioni del Questore dell'epoca, in più articoli. Documenti, che comunque, Mugno ha prodotto in Tribunale a dimostrazione della puntigliosità della sua ricostruzione.
E oggi dovrebbe essere emessa pure la sentenza nei confronti di Marco Bova, giornalista di Trapani, imputato per non aver rivelato la fonte di un suo articolo. L'accusa è di «false informazioni al pm» (art.371 bis) ed è sostenuta dal sostituto Marco Verzera. Il processo, che si svolge dinanzi al giudice monocratico Piero Grillo, scaturisce dalla mancata rivelazione delle fonti utilizzate dal giornalista in un articolo pubblicato il 30 settembre 2015 n cui scriveva del ritrovamento di documenti giudiziari impropri durante una perquisizione negli uffici dell'ex senatore Nino Papania (Pd). Tra la documentazione ritrovata c'erano gli atti di un procedimento, privi delle firme necessarie, in cui il politico originario di Alcamo era indagato per voto di scambio. Per questa vicenda adesso Papania e un maresciallo dei carabinieri all'epoca in servizio ad Alcamo sono sotto processo dinanzi al Tribunale di Caltanissetta per accesso abusivo al sistema informatico del Ministero dell’Interno e di rivelazione di segreti di ufficio.