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14/04/2017 10:00:00

Il Teatro di Giacomo Bonagiuso al Biondo di Palermo: ”Come fratelli”

COME FRATELLI al TEATRO BIONDO di Palermo il 20 aprile 2017, ore 21.00


Chi sono Andrea e Salvo? Due ragazzi, due amici, due siciliani. Ma soprattutto, sono rispettivamente il figlio di un boss e un ragazzo semplice, proveniente da una modesta famiglia, che nello spettacolo "Come fratelli", mostreranno al pubblico due prospettive diverse sulla mafia. Mediante una serie di flashback, la storia di Andrea e Salvo si dipana: la famiglia di Andrea è immersa nella malavita, il padre è un pezzo grosso, anche se di un piccolo paese. Ma gli equilibri mafiosi cambiano e il ragazzo assiste impotente all'omicidio del genitore. Reso impotente dalla situazione e trovandosi in pericolo, Andrea fugge: parte, va via, lontano. Il suo senso di rabbia e sdegno è pari solo all'attrazione che il suo amico Salvo prova per gli ambienti della malavita. Un'attrazione destinata a trasformarsi in una concreta presa di posizione all'interno della mafia: Salvo trova la sua dimensione, afferma il suo status. Ma i cambiamenti sono sempre alle porte: così, il ritorno di Andrea mette in discussione quanto conquistato da entrambe le parti.


Chi siamo
Giovanni Libeccio ha frequentato la scuola di recitazione Teatro Europa di Roma diretta da Luciano Bottaro e ha partecipato a laboratori con Giorgio Albertazzi e Mimmo Cuticchio. Ha all'attivo esperienze televisive in programmi come Uno mattina e serie tv come Un medico in Famiglia nonché collaborazioni teatrali con Burruano ed Ernesto Maria Ponte.


Gaspare Di Stefano è stato allievo della scuola del Teatro Biondo Stabile di Palermo diretta da Pietro Carriglio e parallelamente dell'Akkademia del Teatro Selinus di Castelvetrano diretta da Giacomo Bonagiuso. In teatro ha lavorato, fra gli altri, con Giorgio Albertazzi, Giancarlo Zanetti, Ugo Chiti, Gianna Giachetti, Paolo Triestino, Nicola Pistoia, Antonio Grosso.


Gregorio Caimi e Debora Messina sono, rispettivamente, l’anima e la voce de “I Musicanti”, complesso marsalese che ha all’attivo sette dischi di etno-folk e word-music: tra le maggiori collaborazioni quelle con Mario Crispi, degli Agricantus, Mario Incudine o il cantastorie Nonò Salomone.


Giacomo Bonagiuso, filosofo, saggista e regista ha insegnato per sette anni all’Università di Palermo; ha poi diretto per 9 anni il Teatro Selinus di Castelvetrano Selinunte, fondando in esso una Scuola di arti performative. Molte le sue pubblicazioni. I suoi spettacoli sono approdati a Roma, Milano, Palermo, Catania, ma anche in Rassegne Cult come le Orestiadi di Gibellina, o VittoriArte.

Nota di Regia di GIACOMO BONAGIUSO

LA MAFIA DEI RAGAZZINI
No, non amo la letteratura “antimafia”; specie alla luce dirompente dei clan di cui l’antimafia si alimenta. Ritengo invece utile comprendere il fenomeno e reagire, laddove possibile, tramite quell’esercito di maestri di scuola di cui parlava Gesualdo Bufalino. Maestri in grado di trasmettere la bellezza di Peppino Impastato ai ragazzi. Questo testo parlava di loro: dei ragazzini che si “annacano”, quelli del “paese”. I ragazzini che adorano i modelli del mafioso di provincia, quello che non può pagarsi al bar neanche un caffè… In questo “Come Fratellii” ha meritato la mia attenzione. L’attenzione di uno che dalla Provincia non se n’è mai andato, e quando se n’è andato lo ha fatto per tornarci e scrivere, mettere in scena, produrre a partire da qui, da Castelvetrano, e da qui esportare.
Grazie al mio posto “di provincia” e al testo che legge la mafia a partire da due ragazzotti di provincia, potevo costruire una messinscena della memoria, nella giostra di molteplici maschere e personaggi, incuneando anche il Leitmotiv musicale “rubato a Modugno” e nel frattempo descrivere un modo che, nei paesi della Sicilia, c’è tutto.


Veniamo da Castelvetrano, patria di ulivi millenari, rocchi della Selinunte greca, e Boss. Qui ci “si annaca”, talvolta, e ancora. Qui, ancora, troppo spesso, una parola è troppa. Qui ancora bisogna stare attenti a quell’ossequioso intercedere di una certa zona grigia che ama il peccato dell’omissione. Qui, forse, i ragazzini non giocano più a fare i Boss, ma ancora s’aggregano come Clan e chi finisce vittima del branco soffoca. Qui è un osservatorio privilegiato per raccontare di Andrea e Salvo, non rischiando la retorica della mafia, né quella dell’antimafia. Per questo ho messo in scena “Come Fratelli”.