a proposito di Matteo 28:1-15 Ancora oggi alcune persone pensano e affermano che il cadavere di Gesù sia stato rubato, che sia stata tutta una frode organizzata dai discepoli. Alcuni credenti, al contrario, affermano che il corpo di Gesù si sia trasformato in “corpo di gloria” e che poi sia salito in cielo, che il suo corpo insomma abbia subito una metamorfosi. Io trovo queste due concezioni grossolanamente materialistiche. Non ho bisogno di credere che la tomba sia rimasta materialmente vuota né che il corpo di Gesù si sia trasformato in maniera straordinaria per credere alla nuova vita che oggi Gesù ci propone, vale a dire: per credere che Gesù sia resuscitato. Per me la resurrezione è prima di tutto un fatto spirituale, non perché il suo corpo è divenuto “spirituale” – cosa vuole dirci Paolo con questo ossimoro? – ma che la vita legata alla persona di Cristo può continuare per noi oggi e trasformarci.
Notate come i sacerdoti del Tempio cadano nello stesso errore di certi credenti nel voler far credere che la tomba sia vuota a seguito di un inganno dei discepoli. A quei religiosi, come a molti religiosi del giorno d’oggi, interessa solamente il visibile, il miracoloso, quello che si può constatare e vedere, come nelle apparizioni della vergine Maria a Lourdes o Fatima. Questa è religiosità naturale, spontanea, non vera fede, non spiritualità. La fede è ciò che può veramente cambiare la vita. Gesù non chiede forse a Maria Maddalena di non toccarlo, di non trattenerlo? Solamente dopo la sua rinuncia, il suo assenso all’assenza del corpo di Gesù ella può dire ai discepoli: “Ho visto il Signore, ecco cosa mi ha detto” (Giovanni 20:11-18). Il lutto del corpo lascia spazio alla Parola e al suo annuncio.
La potenza della resurrezione di Gesù non è legata al vuoto della tomba né alle apparizioni, perché è sempre possibile affermare che chi ha avuto quelle visioni di Gesù è rimasto vittima della sua soggettività allucinata, cosa che del resto è sempre stata affermata. La nostra fede allora si baserebbe sulla sabbia. La tomba vuota e le apparizioni sono delle immagini, dei simboli che ci chiamano in causa per suscitare in noi la fede. Non bisogna prenderle così come sono, non bisogna reificarle. La potenza della resurrezione è legata alla forza dello Spirito di Gesù che è in noi, è un puro dono di Dio; nessuna argomentazione e nessuna controargomentazione può costringere qualcuno a credervi o a non credervi.
Il Gesù resuscitato è colui che è veramente vivo nella nostra vita, nella nostra coscienza, in ciò che facciamo. È lui che ci risveglia dal nostro rimbambimento, dalla nostra letargia, per donarci il suo Spirito perché ci mettiamo alla sua sequela. Il Resuscitato è colui che sulla croce ha vinto la morte mostrandoci precisamente questo: esistono delle cose nella vita per cui vale la pena rischiare e qualche volta anche sacrificarsi, per contribuire alla costruzione di un mondo più giusto, più fraterno, più umano, un mondo in cui regna l’amore in luogo della violenza e dell’odio, un mondo in cui gli esclusi e i poveri sono reintegrati, un mondo di compassione e di tenerezza. Sì, ne vale la pena, non ho avuto bisogno di un prodigio per crederci quando ho incontrato il Dio di Gesù.
Allora, se noi facciamo queste scelte, possiamo veramente sperare di essere accolti nella memoria vivente di Dio alla nostra morte, perché Dio è quella persona che vuole che questa vita venga trasfigurata fin da oggi, e lo vuole per l’eternità. Dice Gesù a Marta: “Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; e chiunque vive e crede in me, non morirà mai” (Giovanni 11:25-26).
Di Michel Leconte - Traduzione di Giacomo Tessaro