Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
01/05/2017 10:45:00

L'anniversario del naufragio dell'Espresso Trapani, 12 morti nel 1990

 Ricorre in questi giorni il ventisettesimo anniversario dell'affondamento dell'Espresso Trapani, la più grave tragedia del mare verificatasi nel mare di Trapani.

Il traghetto della Conatir naufragò al largo del porto di Trapani il 29 aprile del 1990 a circa 4 miglia dalla costa tra lo Scoglio dei Porcelli e l'isola di Levanzo. La nave, che collegava Trapani a Livorno, era ormai in dirittura di arrivo per il porto del capoluogo.

Nel naufragio, persero la vita 13 persone fra cui il comandante Leonardo Bertolino, al suo ultimo viaggio prima della pensione, ed il direttore di macchina Gaspare Conticello.

Al momento del disastro a bordo c'erano 52 persone: sei corpi furono recuperati mentre sette persone non furono mai ritrovate nonostante le operazioni di ricerca condotte dai sommozzatori della Marina Militare. Nei giorni successivi al naufragio attraverso attrezzature specializzate il relitto venne ispezionato e filmato, senza però avere traccia di nessuno dei sette dispersi, nonostante l'impegno profuso dai sommozzatori ed i mezzi messi in campo.

Ecco l'articolo di Attilio Bolzoni su Repubblica del 1° Maggio 1990:

Sul mare grigio le onde sbattono di qua e di là pezzi di legno e poltrone di plastica. Il marinaio della pilotina urla qualcosa, il suo comandante dice che c' è aria di burrasca. Il cielo è nero, si sentono ma non si vedono gli elicotteri che volano basso. I rimorchiatori se ne vanno, un paio di dragamine puntano verso il faro e scompaiono dietro l' isolotto di Formica. In questa alba di sciagura c' è una foschia che rende invisibile Trapani e i suoi brutti palazzi affacciati sul porto. La troveremo quella maledetta nave, promette l' ufficiale della capitaneria che per una notte intera ha scandagliato le acque fino a Favignana. L' hanno trovata a mezzogiorno, a 95 metri in fondo al mare, dopo la secca del Maraone, un pezzo di terra a forma di balena. La nave della morte era coricata sul fianco destro, intrappolata nella sabbia, avvolta da una cortina di kerosene. Le telecamere del battello oceanografico Poseidon sono scese negli abissi del Tirreno fotografando un relitto, i resti dell' Espresso Trapani. Il giorno dopo i superstiti sono rimasti sempre 39, sei i cadaveri ripescati nel mare, sette i dispersi che tutti cercano ma che nessuno spera più purtroppo di ritrovare vivi. Incastrati nella stiva Forse sono rimasti incastrati in un angolo della nave, nella stiva, in una cabina, nella sala macchine. Il giorno dopo si piangono i morti e si prova a capire il perché di una tragedia, un naufragio a quattro miglia dal porto, un traghetto che si capovolge ad una trentina di minuti dallo sbarco. Un mare liscio come l' olio, una nave quasi nuova e in perfette condizioni, una facile manovra per atterrare, per entrare in porto e attraccare al molo Garibaldi. Perché il traghetto Livorno-Trapani è finito in fondo al mare? Perchè si è inabissato quando aveva già superato il faro dopo 23 ore di navigazione? Non c' è mistero, non c' è giallo. Le ipotesi non sono molte, anzi è soltanto una: i 66 camion che trasportava il traghetto sono stati liberati dalle catene prima delle manovre di entrata in porto. Un' operazione che avrebbe provocato lo spostamento di alcuni Tir, la rottura di altre rizze (i ferri che legano gli automezzi pesanti alla nave), il capovolgimento improvviso dell' Espresso Trapani. La testimonianza del cameriere di bordo Rosario Biondo, uno dei 39 naufraghi: Ero nella mia cabina, stavo ascoltanto i risultati delle partite di calcio. All' improvviso ho sentito un rumore, un rumore di catene, come se stessero sganciando le rizze... e poi.... Poi in diciannove minuti esatti l' Espresso Trapani è stato inghiottito dal mare. La tragedia è stata ricostruita attimo per attimo dalla capitaneria di porto in un dossier che è già sulla scrivania del sostituto procuratore della Repubblica Pietro Pellegrino. Ecco cos' è accaduto nel mare tra l' isola di Levanto e il porto di Trapani nel pomeriggio di domenica 28 aprile, festa di San Francesco di Paola, patrono dei marinai. Ore 16.58: il comandante dell' Espresso Trapani vira bruscamente a sinistra per entrare in porto mentre il traghetto si rovescia sul lato destro. Ore 17: viene lanciato il May Day. Ore 17.02: l' ufficiale di turno alla centrale operativa della capitaneria dà l' allarme alle unità navali. Ore 17.05: l' Sos viene raccolto dall' aliscafo Botticelli che sta per lasciare il piccolo porto di Favignana. Il comandante del Botticelli fa scendere i suoi passeggeri e salpa verso l' isolotto di Formica. Ore 17.06: anche la nave cisterna Vetor II lascia Favignana e punta verso lo specchio di mare dove presumibilmente è affondato il traghetto. Ore 17.12: mollano gli ormeggi le prime due motovedette della capitaneria di porto di Trapani. Ore 17.15: la radio costiera smista l' allarme a tutte le imbarcazioni in navigazione nel Basso Tirreno. Ore 17.17: il comandante dell' aliscafo Botticelli non vede nessuna nave fra lo scoglio dei Porcelli e l' isolotto di Formica. Il traghetto è già in fondo al mare, scomparso in diciannove minuti. I soccorsi, nonostante le prime polemiche e le solite voci sui ritardi, sono arrivati a tempo di record: il primo naufrago è stato ripescato soltanto a 41 minuti dal May Day. I soccorritori quando sono arrivati in zona hanno visto solo le bolle d' aria che salivano dal fondo, spiega il capitano di corvetta Giuseppe Impallomeni, vicecomandante della capitaneria di porto di Trapani, il traghetto era già sotto, se non fossimo arrivati così presto non avremmo salvato quelle 39 persone.... I racconti dei naufraghi confermano l' efficienza della macchina di soccorso, nonostante la paura, nonostante quei lunghissimi minuti aggrappati ai salvagente e ai pezzi di una nave in distruzione. Un pomeriggio tragico, un naufragio ricordato con le lacrime agli occhi nelle corsie dell' ospedale di Sant' Antonio. Io dormivo e mi sono ritrovato in mare, il primo ufficiale ci ha gridato: buttatevi, buttatevi, non capivamo niente..., ho avuto il tempo di spogliarmi e legare un salvagente intorno a mio padre che non sa nuotare. Sul molo Garibaldi Ma nessuno sa perché la nave è colata a picco, nessuno sa perché un traghetto è affondato davanti alle coste trapanesi con un mare senza onde e senza un soffio di vento. Sul molo Garibaldi, il cuore del porto di Trapani, i vecchi marinai spiegano che l' Espresso Trapani se ne è andato giù trascinato da un carico eccessivo. Era troppo pesante, c' erano troppi camion, una virata brusca ha fatto il resto. I dati ufficiali escludono però quest' ipotesi. La nave è salpata da Livorno con 1.632 tonnellate in meno del carico che poteva trasportare, le operazioni di rizzaggio sono state eseguite con tre ore di anticipo. La causa non sembra proprio il carico, risponde Pietro Sirena, il consigliere giuridico che il ministro Vizzini ha paracadutato su Trapani, comunque domani il ministro nominerà una commissione d' inchiesta, ha già annunciato che non guarderà in faccia a nessuno, che andrà fino in fondo per capire quello che è successo. Il consigliere di Vizzini, che è un ex giudice istruttore, ha insediato il suo quartier generale nella stanza del comandante della capitaneria, fornisce dati e dichiarazioni ai giornalisti, tiene i contatti con gli uomini ancora in mare. Un esercito di 32 motopesca; tre elicotteri, due dragamine, un aereo, quattro motovedette, tre rimorchiatori, sei pilotine. Da un giorno e una notte setacciano il mare tra Trapani e le Egadi ripescando solo cisterne e relitti. All' alba si è diffusa la notizia di un cadavere ritrovato sugli scogli di Levanto. Sui moli l' hanno aspettato fino a sera, inutilmente. Uomini e donne C' erano centinaia di uomini e di donne, c' erano anche i familiari dei dispersi. Vestiti a lutto, tutti in nero, rassegnati a non rivedere mai più un padre o un fratello che si erano imbarcati sul traghetto partito da Livorno. Io l' ho saputo subito, ieri pomeriggio, dice Giuseppe Evangelista, il presidente della Conatir, la società armatoriale che un anno fa aveva affittato da una compagnia norvegese la nave, non ci volevo credere. Quel traghetto non poteva e non doveva affondare. L' armatore è un uomo di 49 anni che si dispera per la morte di quattro suoi marinai e di altri nove passeggeri. In otto mesi di navigazione si era fermato solo un giorno, aveva navigato anche con mare forza otto, era una nave robusta e straordinariamente maneggevole. Ma perché è affondata? Cosa l' ha trascinata fino a cento metri di profondità? L' unica spiegazione è che qualcuno abbia slegato quei camion... Certo non sono stati i marinai della mia nave. Ribatte Salvatore Di Stefano, uno dei camionisti superstiti: Non l' ha fatto nessuno, nessuno. L' unico che poteva dire perché la nave ha virato improvvisamente a sinistra e si è inclinata poi a destra è il comandante Leonardo Bertolino. Anche lui è nell' elenco di quei sette che non si trovano. Faceva il capitano da trent' anni, la rotta Livorno-Trapani la conosceva come le sue tasche. Domenica era il suo ultimo giorno di navigazione, stava per andare in pensione. Per l' ultima traversata aveva fatto salire sul suo traghetto anche la moglie Rosa. Quando la nave è andata giù la donna era in cabina. E' stata ripescata nel mare di Trapani. Il sindaco ha proclamato il lutto cittadino, i funerali si celebrano domani mattina nella chiesa di Sant' Agostino, davanti al porto, davanti al mare.