La Corte di Cassazione ha annullato, rinviando tutto in Corte d'Appello, la sentenza con la quale il giornalista di Trapani Rino Giacalone era stato assolto dall'accusa di diffamazione a mezzo stampa ai danni del boss mafioso Mariano Agate, da lui definito "pezzo di merda". Tutta la vicenda si gioca, in punta di diritto, sulla differenza tra libertà di informazione e diritto di critica. Proprio in virtù del diritto di critica, che attiene, prima ancora che ad un giornalista, a tutti i cittadini, Giacalone era stato assolto in primo grado. Ma la Corte ha deciso di vederci chiaro, su questioni, ovviamente, di legittimità.
A dare la notizia del rinvio lo stesso giornalista trapanese con un post su Facebook, equivando però su valutazione di merito (che non attiene alla Suprema Corte) e di legittimità:
"Secondo la Cassazione non merito l'assoluzione e devo tornare sotto processo in Corte di Appello per avere offeso la "reputazione" del boss stragista e massone Mariano Agate. Ecco, niente, volevo dirveLo...qualcuno so che si dispiacerà, altri forse faranno festa, io ringrazio i miei avvocati Enza Rando, Carmelo Miceli, Giulio Vasaturo e Domenico Grassa...si va avanti p.s.: attendiamo motivazioni, il pg aveva chiesto la conferma della sentenza di assoluzione ed era entrato nel merito chiedendo ai giudici di riconoscere il corretto uso del diritto di critica e del rispetto pieno dell'art. 21 della Costituzione. Probabilmente, ma bisogna leggere le motivazioni, i giudici dinanzi all'appello contro l'assoluzione presentato dal pm della procura di Trapani, per saltum in cassazione, possono avere ritenuto competente a esaminare l'appello i giudici di secondo grado".
I giudici della quinta sezione hanno rinviato gli atti processuali alla Corte d'Appello di Palermo, nonostante il procuratore generale durante la requisitoria avesse chiesto "l'inammissibilità del ricorso" alla quale si era associato il team di legali del giornalista. Il procedimento era scaturito dalle denunce di Rosa Pace, vedova di Mariano Agate, capomafia di Mazara del Vallo deceduto per cause naturali nell'aprile 2013.
Nei giorni seguenti alla morte il questore di Trapani aveva vietato i funerali pubblici e anche il vescovo di Mazara del Vallo Domenico Mogavero aveva rifiutato i funerali religiosi. In quei giorni Giacalone, attraverso un articolo aveva ricostruito i trascorsi di Mariano Agate aggiungendo l'augurio che la sua morte togliesse alla Sicilia la presenza di "un gran bel pezzo di merda".
In seguito alla sentenza di assoluzione, emessa il 7 giugno dello scorso anno, il pm della Procura di Trapani, Franco Belvisi aveva presentato un ricorso "per saltum" in Cassazione. I giudici, rilevando un "vizio di diritto" hanno annullato la sentenza.