Ong, migranti, scafisti. Cerchiamo di spiegare bene su chi, perché, su cosa indaga la Procura di Trapani. Perché, al di là delle parole e delle dichiarazioni, soprattutto da parte del mondo della politica, bisogna attenersi ai fatti. E i fatti sono circostanziati.
Detto in poche parole, così lo capiamo tutti: l'indagine di Trapani, che c'è, esiste, riguarda alcuni membri dell’equipaggio di una nave di «Medici senza Frontiere» che avrebbero soccorso migranti senza avvisare la guardia Costiera italiana. E avrebbero poi convinto gli stranieri a non rispondere alle domande della polizia, il cosiddetto «debriefing» che avviene dopo lo sbarco. Per questo sono adesso indagati per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. La conferma arriva dal procuratore di Trapani Ambrogio Cartosio che, pur senza mai citare il nome della Ong, in audizione di fronte alla commissione Difesa del Senato afferma: «Abbiamo indagini che coinvolgono non le Ong come tali, ma persone fisiche appartenenti alle Ong. Non risultano contatti telefonici diretti tra persone in Libia e le Ong». E in questo modo ridimensiona anche le affermazioni del suo collega di Catania Carmelo Zuccaro che aveva scatenato le polemiche parlando di «rapporti tra trafficanti e Organizzazioni non governative», pur specificando di non avere prove.
«Ci risulta che le Ong hanno fatto qualche intervento di salvataggio in mare anche senza informare la nostra Guardia costiera», dice Cartosio. E poi aggiunge: «La loro presenza in un determinato fazzoletto di mare, costituisce un elemento indiziario forte per dire che sono al corrente che in quel tratto di mare arriveranno imbarcazioni. Ma esso solo non è un elemento incisivo per determinare il reato dell’immigrazione clandestina».
Tra le operazioni sospette effettuate dalle organizzazioni c’è quella del 25 giugno 2016 quando la nave «Dignity One» di «Medici senza frontiere» sarebbe entrata in acque libiche fermandosi a 7 miglia dalla costa per prendere a bordo 390 migranti. Le relazioni di servizio stilate dalla «Task Force» in servizio a Trapani su altri salvataggi avrebbero evidenziato alcune «anomalie».
Un mese prima, dopo uno sbarco di 317 stranieri sempre dalla «Dignity-One», i poliziotti avevano evidenziato come «i migranti non sono stati molto collaborativi nel fornire informazioni dettagliate circa il viaggio, attribuendo la colpa alla stanchezza e alle ore di viaggio estenuanti». Sono stati gli stessi investigatori ad evidenziare che «a differenza del passato, i migranti soccorsi e trasferiti da navi delle Ong, quando vengono fatti sbarcare nei porti italiani sono restii a cooperare: tale circostanza potrebbe essere il risultati di un «indottrinamento» impartito a bordo al fine di non collaborare con le forze dell’ordine italiane e il personale dell’agenzia Frontex».
Tra i casi citati c’è anche quello di uno sbarco con «la discesa dei minori non accompagnati che secondo il personale di “Medici senza Frontiere” erano circa 100, ma in realtà il personale di bordo inseriva nel gruppo uomini palesemente adulti».
Molto critica nei confronti delle parole di Cartosio è la testata Vita, che si occupa di no - profit. Queste le parole di Cartosio:
«La presenza delle navi delle Ong in un fazzoletto di mare potrebbe costituire, non da solo, ma con altri elementi, un elemento indiziario forte per dire che sono a conoscenza che in quel tratto di mare arriveranno imbarcazioni di migranti e dunque ipotizzare il reato di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Soggetti a bordo delle navi sono evidentemente al corrente del luogo e del momento in cui arriveranno i migranti. Ma la risposta a questo quesito deve arrivare tenendo conto della legisazione italiana che prevede una causa di giustificazione. Se una nave qualsiasi viene messa al corrente del fatto che c'è il rischio che un'imbarcazione possa naufragare, ha il dovere di soccorrerla in qualsiasi punto e questo principio travolge tutto. Insomma, per la legislazione italiana, si potrebbe dire che viene commesso il reato di favoreggiamento di immigrazione clandestina, ma non è punibile perché commesso per salvare una vita umana».
Questo il commento di Vita, potete leggere l'articolo originale cliccando qui:
"Tradotto: le ong rispettano la legge. Ma nel caso venisse cambiata la legge potrebbero aver commesso dei reati. Non è uno scherzo, una presa in giro o una forma estrema di satira. A parlare è il procuratore di Trapani Ambrogio Cartosio in audizone alla commissione Difesa del Senato. Naturalmente però la notizia non è che ormai i magistrati, seguendo il mirabile esempio di Zuccaro, parlino a ruota libera lasciando toga e codici a casa, ma che sembrerebbero esserci degli indagati tra le fila delle Ong. Cartosio avrebbe aperto un'indagine nei confronti di alcuni componenti di alcune Ong per un reato che in realtà non può essere stato commesso stando alle leggi attuali. Non solo: il pm a conclusione della sua audizione ha escluso di avere elementi per dire che i finanziamenti delle Ong possano avere origini illegittime e che le finalità dei soccorsi in mare delle navi umanitarie possano avere obiettivi diversi. A quanto pare nel mondo di sottosopra, dove siamo finito ormai da oltre un mese, non ci sono prove o indizi a carico delle Ong. Ma è giusto dire che sono colpevoli lo stesso. Anche se fosse per una legge che non c'è ma che dovrebbe esserci".