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02/06/2017 18:49:00

La casa in costruzione di via Frisella, l’abusivismo edilizio e le colpe a Marsala

di Leonardo Agate - In via Frisella, angolo via Andrea D’Anna, c’è un edificio in costruzione da trenta o quarant’anni. I due lati sulle vie sono rispettivamente di circa dietri metri lineari, leggermente più lungo quello su via Frisella. Si tratta di un edificio, la cui costruzione è rimasta ferma alla struttura, che si eleva tre piani oltre il piano terra. Non ha porte e finestre. Un classico edificio in costruzione. Solo che il completamento è fermo da trent’anni.

Stavo a guardarlo e fotografarlo, quando un signore anziano passava, e mi ha informato che secondo lui quell’opera è là incompleta da circa quarant’anni.

Al Comune dovrebbero saperne di più. Si può pensare che il costruttore o il proprietario non hanno potuto ultimarlo per ragioni urbanistiche. Potrebbe anche darsi che gli sono finiti i soldi per completarlo. In ogni caso, è più unico che raro che una struttura così vecchia resti in quello stato nel centro storico.

Se l’edificio non può essere completato perché non in regola con la concessione edilizia, dovrebbe essere demolito. Se non è stato ultimato per ragioni finanziarie del proprietario o del costruttore, la concessione edilizia scaduta dovrebbe essere rinnovata con un termine per l’ultimazione dei lavori.
L’edificio sembra estraneo a ogni serio ragionamento sull’urbanistica cittadina, e fa pensare che dietro ci debba essere un imbroglio, in cui parte inevitabile è il Comune.
Sempre in materia urbanistica, sul litorale sud e su quello nord del territorio marsalese, insistono circa 400 costruzioni abusive, che dovrebbero essere demolite perché tutti i ricorsi degli interessati sono stati respinti nei vari gradi di giudizio. Di queste costruzioni abusive, un elenco ufficiale non l’ho mai visto, ma la voce corrente da anni è che sarebbero circa 400, e qualcuno afferma di più.
Di queste costruzioni abusive il Comune, da una decina d’anni a questa parte ne ha demolito una ventina. Qualcuna è stata demolita dai proprietari, per evitare le spese da rimborsare al Comune in caso di demolizione d’ufficio.
Più di una volta la Procura della Repubblica ha diffidato gli amministratori comunali e i funzionari ad adempiere al loro dovere di demolizione. Mi sembra che una volta è stato all’arrivo di un nuovo Procuratore, che invitò ufficialmente Sindaco e funzionari, ed anzi concordarono un’accelerata delle demolizioni. L’accordo si arenò presto. La scusa degli amministratori è che per demolire ci vogliono i soldi, che poi bisognerebbe recuperare dai proprietari abusivi. Ma, carte alla mano, il bilancio comunale non consentirebbe le spese necessarie ad accelerare le demolizioni.
Se la Procura della Repubblica avesse gli strumenti idonei per indagare i bilanci comunali, quelli di previsione e quelli consuntivi, vedrebbe che talvolta certe somme sono spese per finalità meno nobili di quelle che sono costituite dal recupero dell’ambiente.
In ogni legislatura regionale, qualche deputato presenta progetti di legge per il recupero delle coste, inserendovi norme che eviterebbero numerose demolizioni, salvaguardando molti abusivi. Per fortuna finora l’Assemblea Regionale non ha avuto il coraggio di approvare le proposte. Nella speranza che prima o poi questo avvenga, le 400 o più case abusive del litorale restano in piedi, defalcate annualmente da un numero irrisorio di demolizioni. Al ritmo delle demolizioni di questi ultimi anni, le case abusive cesseranno di esistere fra un secolo o più.
Poiché molte di queste case sono abitate, tutto l’anno o nei mesi estivi, si può arguire che siano dotate dell’energia elettrica e siano fornite dell’acqua dell’acquedotto comunale. Ma la legge vieta, da molti anni, di fornire servizi pubblici alle case abusive. E allora, quanti dovrebbero rispondere di violazioni di legge, oltre il proprietario dell’immobile abusivo? La Procura della Repubblica dovrebbe indagare, e forse lo sta facendo.