Dovrebbero tornare a breve al lavoro gli operatori ecologici di Campobello di Mazara, dopo lo stop di eri mattina.
Si tratta dei lavoratori assunti dalla Srr “Trapani Sud” che la Mirto srl, vincitrice dell’appalto per la raccolta dei rifiuti, non può decidere di lasciare a casa.
A meno di rescindere il cosiddetto “contratto di distacco” (in cui appunto i lavoratori della Srr sono stati distaccati presso la Mirto) con la “Trapani sud”. In quel caso però sarebbe come occuparsi di un servizio pubblico in maniera del tutto autonoma, svincolato dalla Srr e dalle norme che regolano la raccolta dei rifiuti.
Ecco perché il Comune di Campobello di Mazara ha dato alla Mirto 2 giorni di tempo per riprendere il personale. “Se non lo farà – ha affermato l’architetto Maurizio Falzone, tecnico comunale del settore Lavori Pubblici - sarà inadempiente e non potrà più occuparsi del servizio di raccolta dei rifiuti nel nostro comune”.
“Al di là del servizio, di cui non siamo particolarmente contenti da quando abbiamo introdotto la differenziata, riteniamo che la Mirto srl sia inadempiente, almeno per quel che riguarda l’aspetto del personale”.
Ed il punto sembra proprio quello.
Secondo l’accordo sottoscritto, infatti, il distacco può terminare soltanto “al momento della perdita di efficacia del contratto di servizio tra il comune e la società utilizzatrice”, oppure “in caso di risoluzione anticipata per l’ipotesi di inadempimento da parte di uno dei sottoscrittori”.
Ma la Mirto le inadempienze, dal canto suo, le avrebbe però ravvisate nei confronti della Srr. Ed il 22 maggio, così scrive, avrebbe risolto l’accordo anticipatamente (sarebbe dovuto scadere a luglio), per poi chiedere agli operatori la loro disponibilità a continuare il servizio alle dirette dipendenze della Mirto, “ossia senza distacco da parte della Srr Trapani Sud”.
Ma, non avendo risposto nessuno, il 31 maggio ha inviato loro un’altra lettera in cui comunicava che avrebbero potuto lavorare solo fino al 3 giugno, dal momento che dal 5 giugno non sarebbe più stato in vigore l’accordo con la Srr.
A quel punto, il giorno dopo, il Siadel (Sindacato Autonomo Dipendenti Enti Locali) ha scritto anche al Prefetto sul “grave comportamento messo in atto dalla ditta F. Mirto srl nei confronti dei lavoratori”. I quali intanto vengono a sapere dell’esistenza di una nuova squadra di operatori, composta in massima parte da operatori provenienti dal territorio di San Cipirello e dintorni.
Insomma, 23 operatori campobellesi in sostanza, già da lunedì scorso non si sarebbero più dovuti presentare al lavoro. Ma siccome si sono presentati lo stesso, ecco che è stata necessaria la presenza delle forze dell’ordine.
Dopo aver ricevuto Antonino Ferreri della Siadel, con una delegazione di lavoratori, l’architetto Falzone ha precisato che il disciplinare di gara prevede l’inserimento della cosiddetta “clausola sociale”, che riguarda il passaggio diretto e immediato, all’impresa subentrante, del personale ex Belice Ambiente.
“Il fatto che l’impresa abbia invece chiesto al personale di essere assunto direttamente, al di fuori dell’ambito regolato dalla Srr – ha aggiunto - potrebbe avere uno strascico giudiziario”.
All’architetto abbiamo anche chiesto se il comune di Campobello di Mazara avesse ricevuto delle contestazione della mirto sull’operato dei lavoratori, ma a questa domanda ha preferito non rispondere.
Abbiamo cercato di parlare anche con l’amministratore delegato della Mirto Srl, ma senza riuscirvi.
Nello stesso tempo, ci siamo resi conto che si tratta di una persona molto nota: Ignazio Mustacchia, genero di Vincenzo Mirto.
Negli anni ’90, Giovanni Brusca (allora latitante) aveva stabilito che i due avrebbero dovuto versare 200 milioni delle vecchie lire nelle casse di Cosa nostra. E dopo roghi, furti, danneggiamenti e minacce di morte, i due, che erano titolari di una ditta di calcestruzzi, consegnarono 180 milioni di lire:150 Mirto ed altri 30 Mustacchia.
Ma questi ed il il suocero non ammisero mai di avere pagato il pizzo, nonostante avessero denunciato le intimidazioni subite.
Mustacchia, ritenuto dagli investigatori uno dei fedelissimi di Balduccio di Maggio, venne arrestato nel marzo dei 2002 per associazione mafiosa, danneggiamenti ed estorsione ai danni di imprese rivali, ma nel 2004 venne assolto. Anno in cui subì una confisca di 500 mila euro, tra titoli, beni mobili ed immobili.
Nel 2005 invece i carabinieri lo sorpresero mentre rubava parti meccaniche da un mezzo pesante parcheggiato all’interno di un impianto di calcestruzzo confiscato a Francesco Costanza, un pluripregiudicato di San Giuseppe Jato, considerato uomo di fiducia di Giovanni Brusca.
Egidio Morici