Riscossione Sicilia dovrà essere liquidata entro il 31 dicembre 2018, ma l'amministratore Antonio Fiumefreddo deve invece lasciare l'incarico ben prima. Lo ha stabilito l'Ars nel corso di una seduta turbolenta.
L'emendamento che prevedeva la soppressione della norma per la liquidazione di Riscossione Sicilia, la società pubblica che riscuote le imposte nell'Isola, era contenuto nella cosiddetta "manovrina". La Giunta aveva chiesto di eliminarla, ma la richiesta è stata bocciata. Un ko per il governo, caduto sotto i colpi del voto segreto.
Incassato il colpo e sospesi i lavori, è stata però predisposta e approvata una "norma-compromesso". La Regione ha tempo fino alla fine del 2018 per avviare le procedure per la liquidazione e stipulare un'apposita convenzione con il ministero dell'Economia "che assicuri il mantenimento dei livelli occupazionali del personale con contratto a tempo indeterminato in servizio a far data 31 dicembre 2016". La norma prevede anche che "l'incarico di componente del consiglio di amministrazione non può essere conferito a coloro i quali abbiano svolto, nei cinque anni antecedenti, funzioni e compiti di amministratore nella società". Dunque disco rosso dunque a Fiumefreddo il cui rapporto con l'Assemblea si è incrinato dopo la pubblicazione sulla stampa dei parlamentari morosi col Fisco.
E Fiumefreddo attacca: "Il voto segreto come il passamontagna, per consumare una vendetta pianificata da tempo. Un agguato voluto per punire chi ha osato fargli notare che la legge si applica anche a loro. Lascio Riscossione in attivo, avendola risanata dopo 21 anni di perdite e avendo dimostrato che non ci sono santuari da proteggere".