Emanuele Piazza, ex poliziotto, aveva 29 anni quando, nel 1990, scomparve all’improvviso da Palermo e di lui si perse ogni traccia. Fu solo grazie alla perseveranza dei suoi familiari e all’impegno del giudice Giovanni Falcone se le indagini su questo caso presero avvio e se, dopo molti anni caratterizzati da omertà e depistaggi, su quella sparizione la verità venne alla luce.
Emanuele - si apprese - collaborava con il Sisde, circolava con una lista di 136 superlatitanti di mafia, tra i quali Totò Riina, Bernardo Provenzano e Salvatore Lo Piccolo, e aveva ricevuto la promessa di incassare taglie milionarie se avesse fornito informazioni utili su di loro o avesse portato alla loro cattura. Una caccia molto pericolosa che lo condusse a una tragica fine, poi rivelata nei dettagli da due pentiti di mafia.
Oggi lo scrittore palermitano Giacomo Cacciatore - che ha sei romanzi all’attivo con i maggiori editori italiani, alcune traduzioni estere e un centinaio di racconti - ricostruisce puntigliosamente la drammatica vicenda di Piazza nel libro “Uno sbirro non lo salva nessuno” (pag. 192, 18,00 euro), che uscirà il 12 ottobre per Dario Flaccovio Editore.
In questa “non fiction novel”, l’autore è molto rigoroso nel delineare la vera storia di Emanuele, grazie alle testimonianze dei fratelli e agli atti giudiziari, e fantasioso nell’accostare in alcuni intermezzi del libro questo giovane investigatore al Serpico cinematografico, che Piazza amava sin dall’adolescenza.
Al momento della scomparsa, Emanuele viveva in una villetta a Sferracavallo, borgo marinaro a pochi chilometri dalla città, con un rottweiler, una scimmia indiana e un pitone. Era un ragazzo molto conosciuto, benvoluto, appassionato di lotta libera e di immersioni subacquee.
Lo si sospettò persino di essere stato uno degli autori del fallito attentato alla villa di Giovanni Falcone all’Addaura, ma fu lo stesso giudice, con la sua determinazione, a far luce sulla sua scomparsa e a smentire questa e tante altre false notizie che circolarono negli anni ’90.
Riuscendo a fare in modo che la sparizione di Piazza non venisse consegnata alla storia giudiziaria come uno dei tanti misteri d’Italia. “Tutto era cominciato nel peggiore dei modi”, spiega Giacomo Cacciatore, “ossia con la diffusione della notizia che Piazza fosse fuggito con una donna: un depistaggio classico, in terra siciliana. Ho voluto raccontare questa storia, come scrivo nella dedica del mio libro, per tutti coloro che hanno patito la mancanza di verità, come i familiari di Emanuele”. La prefazione del libro è curata da Giuseppe Pizzo, autore e inviato di 'Chi l'ha visto' su Rai 3 ed ex poliziotto, che da anni si occupa di persone scomparse.