di Leonardo Agate - Su Repubblica di un paio di giorni addietro Ezio Mauro, ex direttore del giornale, si è scagliato contro la proposta di legge elettorale Rosatellum 2. Su Repubblica di stamattina Eugenio Scalfari la difende.
Nulla di strano accogliere sullo stesso giornale opinioni opposte. Fossi direttore di giornale, metterei a fianco sullo stesso numero le opinioni a favore e contro, in modo che il lettore si faccia un’opinione sua, non influenzata dalla linea editoriale del quotidiano.
Come lettore, esprimo il mio apprezzamento per le critiche di Ezio Mauro e la mia disapprovazione per le lodi di Scalfari, che ieri è convenuto al decennale della fondazione del Pd. Secondo il fondatore di Repubblica, sbagliano coloro che vedono un attentato alla democrazia parlamentare nella modalità con la quale la proposta è stata votata alla Camera e nel suo contenuto.
Vediamo di distinguere i due aspetti della questione.:
1. La fretta con quale la Camera ha voluto chiudere la discussione della proposta, ponendo la fiducia, può essere giustificata. Siamo alla fine della legislatura e non si può più perdere tempo con lunghe discussioni, essendoci anche altri problemi di cui il Parlamento dovrebbe interessarsi. Si può rimproverare al Parlamento, e ai partiti della maggioranza, che potevano pensarci prima, ma il proverbio dice “meglio tardi che mai”.
Le questioni di rispetto della Costituzione, della prassi e del regolamento della Camera, nei riguardi del procedimento seguito, sono controverse. Nulla di strano, quindi, che il presidente della Camera, Laura Boldrini, non abbia riunito il consiglio di presidenza e abbia deciso da sola l’iter.
2. Riguardo al contenuto della proposta, il discorso è diverso.
La legge elettorale determinerà gli eletti al Parlamento. Poiché la sovranità appartiene al popolo, che la esercita con il voto, il risultato della votazione dovrebbe tendere a portare in Parlamento i parlamentari votati. Invece, il meccanismo della proposta conseguirà l’obbiettivo di far eleggere, nel totale degli eletti, due terzi di designati dai partiti nei listini bloccati. Questa è una stortura costituzionale: la Costituzione assegna ai partiti, libere associazioni, il compito di collaborare all’andamento della politica, ma non di sostituire gli elettori con marchingegni distorsivi del voto.
Anche Paolo Mieli, ex direttore del Corriere della Sera, che ho visto in un approfondimento televisivo, ha pronunciato parole forti contro la proposta, definendola, come mi ha stupito, “porcata” o schifo”. Eppure Mieli è uno di quei commentatori di solito misurato, tanto da essere il padre del “mielismo”.
In effetti, la proposta di legge è costruita per mettere all’angolo il M5S, che non cerca alleanze preelettorali e vorrebbe raccogliere i voti giusti per governare. Certamente non li avrà da solo, ma se conseguisse un certo numero di milioni voti, potrebbe poi alle Camere fare le alleanze possibili su un programma condiviso con altri: un bicolore, un tricolore o ancora di più. Tutto dipenderà dal numero dei voti che otterranno tutti i partiti concorrenti.
Ma qua sta l’inghippo. Così come la proposta è congegnata, avranno più rappresentanti al Parlamento i partiti che faranno coalizioni preventive nella varie circoscrizioni elettorali, rispetto al M5S, che correrà da solo. Anche se, su base nazionale, il M5S risulterà il primo partito, manderà in Parlamento meno parlamentari rispetto alla sua forza elettorale. Se questo meccanismo non è tradimento della sovranità popolare, come si può chiamare?
Comunque, non è detto che questa proposta passi pure al Senato, dove la maggioranza ha altri numeri, minori, e dove si dovrà votare con voto segreto. Nel segreto dell’urna potrà succedere di tutto, perché, mentre coloro che hanno la sicurezza di andare nei listini bloccati, voteranno a favore, quelli che non avranno questa certezza potranno votare contro. E ciò avverrà trasversalmente in tutti i partiti.
Vedremo il seguito.