Spaccio di droga a Mazara del Vallo e Partanna. Arrivano tre condanne. Erano andati a Catania per rifornirsi di droga da spacciare, si presume, a Mazara e a Partanna. La polizia li ha, però, intercettati mentre si apprestavano a tornare. Su un bus della Sais. Un mezzo utilizzato, probabilmente, per evitare di essere seguiti o intercettati, visto che si tratta di personaggi già noti a forze dell’ordine e magistratura. Ma questa eventuale precauzione non è stata sufficiente.
Agenti della sesta sezione Antidroga della Squadra Mobile di Catania li hanno, infatti, notati mentre, nel tardo pomeriggio dello scorso 19 aprile, intorno alle 18.30, in piazza Alcalà, erano seduti, con accanto un borsone blu con la scritta “Aeronautica Militare Italiana”, su una panchina davanti alla fermata dei bus della Sais (tratta Catania-Palermo). Ai poliziotti, il loro atteggiamento è sembrato sospetto. E per questo hanno seguito i loro movimenti. Li hanno visti salire sul mezzo pubblico di trasporto e alla prima fermata, a San Giovanni La Rena, nei pressi dell’aeroporto, li hanno bloccati e controllati. Scoprendo, così, che dentro il borsone c’erano oltre quattro chili di hashish, suddivisi in otto “panetti”, ognuno dei quali conteneva cinque “tavolette” di stupefacente, del peso di 105 grammi ciascuna. Scattate le manette in flagranza di reato, venivano, quindi, rinchiusi nel carcere catanese di piazza Lanza, a disposizione dell’autorità giudiziaria, i mazaresi Alessandro Figgini, di 37 anni, e Gianfranco Ingoglia, di 32, nonché il partannese Gaspare Pugliesi, di 39, tutti già pregiudicati. Adesso, i tre presunti “corrieri” della droga sono stati condannati dal Gup di Catania Santino Mirabella, davanti al quale sono stati processati con decreto di “giudizio immediato” firmato dal pubblico ministero Alfio Gabriele Fragalà. La pena più severa (4 anni e 5 mesi di carcere e una multa di 20 mila euro) è stata inflitta a Figgini (un cognome ricorrente, da tempo, per i fatti di droga a Mazara), evidentemente ritenuto il leader del gruppo. O comunque quello con maggiori responabilità. A difenderlo è stata l’avvocatessa marsalese Felicita Tranchida. A due anni e 8 mesi di reclusione ciascuno, con 12 mila euro di multa, sono stati, invece, condannati Ingoglia e Pugliesi. A difenderli sono stati gli avvocati Walter Marino, Giuseppe Ragazzo e Giuseppe Camonita. Il “principio attivo” della droga sequestrata ai tre pregiudicati è stato calcolato in 397.800 milligrammi, “corrispondente – si legge nelle carte della magistratura – a 15.912 dosi medie”. A notare e arrestare Figgini, Ingoglia e Pugliesi furono l’ispettore Rapicavoli, i vice-sovrintendenti Catalano, Licciardello e Maranzano e gli assistenti capo Gallelli e Grammatico. Le manette scattarono nel corso di una specifica attività di controllo finalizzata alla repressione del traffico di sostanze stupefacenti. Dopo essere stati bloccati a San Giovanni La Rena, i tre pregiudicati negavano che quella borsa posta nel bagagliaio del bus fosse la loro. Negavano, infatti, di avere bagagli. Ma i poliziotti, in piazza Alcalà, li avevano visti proprio con quel borsone blu con la scritta “Aeronautica Militare Italiana”. Figgini e Ingoglia, intanto, non sono noti solo per fatti di droga. I loro nomi, infatti, sono finiti, di recente, anche in un procedimento contro una ventina di persone accusate di far parte di un’agguerrita organizzazione, con basi a Castelvetrano e Mazara, dedita ai furti e alla ricettazione di cavi di rame.