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13/11/2017 06:00:00

Musumeci: "In Sicilia da sempre la pratica del voto comprato"

 "In Sicilia c'è da sempre la pratica terribile del voto comprato". Lo dice in un'intervista il neo presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci. 

Non ci saranno impresentabili nella sua giunta, né dal punto di vista della legge né sul piano etico, assicura Nello Musumeci, neo presidente della Regione Sicilia, che all’Intervista di Maria Latella su Sky Tg24 annuncia: «Ho già sentito nei giorni scorsi la presidente della commissione antimafia Rosy Bindi e la incontrerò presto per concordare un’iniziativa legislativa nazionale per porre fine alla vicenda degli impresentabili. Molti sono presentabili per la legge ma non per il codice etico, è una vergogna alla quale bisogna mettere fine». L’arresto di De Luca e le critiche dei Cinque Stelle? «Farebbero bene a guardare nelle loro liste- ribatte Musumeci- visto che hanno alcuni soggetti chiacchierati e vicini a cosche mafiose: il problema riguarda tutte le liste e tutti gli schieramenti». Duro anche sul fronte dei voti comprati, dopo il caso di Edy Tamajo, il neo deputato siciliano accusato di aver comprato voti al prezzo di 25 euro l’uno: «Io ottengo da sempre voto spontaneo popolare, ma che in Sicilia ci sia stata questa terribile prassi è scontato, perché non se ne parla da settant’anni? Serve una nuova legge per tenere fuori gli impresentabili».

Il primo atto di governo di Musumeci? «Incontrare i vertici della burocrazia: la Regione deve diventare efficiente, bisogna far emergere i talenti, motivare il personale e neutralizzare qualcosa scansafatiche». 

Musumeci, eletto da una coalizione di centrodestra, affronta anche il tema spinoso del modo in cui viene percepito un certo schieramento di forze: «Una destra di governo deve saper interpretare una larga parte di società, anche chi solitamente non vota destra. Bisogna essere sobri e rassicuranti, la destra deve saper tornare ad essere inclusiva». La manifestazione di Ostia? «Io ieri non sarei andato, serve sobrietà soprattutto in questo momento - ha detto Musumeci -. Dobbiamo lavorare per una proposta politica seria, una destra di governo deve saper andare oltre gli steccati». E anche Salvini è su questa linea, secondo il presidente: «In Sicilia Salvini è rappresentato da una classe dirigente post-democristiana, l’ho sentito parlare a Palermo e dire che l’Italia si salva solo se unita, cose impensabili fino a vent’anni fa.

Perché i giovani siciliani partono? «Sono sentimenti contrastanti, qualcuno si è lasciato prendere dal sentimento della rassegnazione, qualcun altro dalla disperazione, e qualcun altro dalla speranza», spiega Musumeci, che durante la campagna elettorale era fermato da centinaia di ragazzi che gli chiedevano: «Non ci faccia partire». «Il cuore mi diventava piccolo così, da padre capisco cosa significa privarsi di un figlio, ogni genitore vorrebbe invecchiare coi figli accanto. Vorrei che i giovani andassero fuori per perfezionare la propria formazione, non certo per essere costretti ad andare via per mettere a frutto il proprio diploma o la propria laurea». Secondo Musumeci, per evitare la fuga bisogna «rivedere il sistema formativo ad educativo, imprese e scuole devono tornare a parlare, qualificare l’offerta, predisporre nuove abilità professionali». Anche usando i fondi europei: «Finora si è badato più alla quantità dei fondi che non ai progetti, bisogna puntare su 3 o 4 settori e concentrare le risorse su quegli obiettivi».

BIANCO. «Le autonomie speciali possono essere una opportunità, talvolta anche una grande opportunità. In tal senso cito per tutti l’esempio del Trentino Alto Adige con le province autonome di Trento e Bolzano che ne hanno fatto un uso straordinario. Ma le autonomie speciali possono anche diventare un handicap». Sono le parole del sindaco di Catania Enzo Bianco, interpellato in merito al tema dell'autonomia siciliana.

«In Sicilia - ha aggiunto- sulla base della mia lunga esperienza come sindaco di Catania e deputato nazionale che ha sempre seguito con particolare attenzione i temi del territorio, l’uso che è stato fatto dell’autonomia speciale l’ha trasformata in un grave handicap».

«Cito un esempio su tutti: qualche settimana fa - ha evidenziato Bianco- ho riunito a Catania i sindaci metropolitani di tutta Italia e di ogni colore politico: da Sala all’Appendino, da De Magistris a Nardella. Loro hanno avuto costituite le città metropolitane che già operano da due anni. Hanno approvato lo statuto e costituito gli organi. In Sicilia - ha evidenziato Bianco- l’uso che che abbiamo fatto della "specialità" fa si che io, in questo momento, non sia sindaco metropolitano, hanno fatto una legge impugnata davanti alla Corte Costituzionale per cui tutti possono fare il sindaco della città metropolitana tranne il sindaco del Comune capoluogo e la cosa straordinaria è che oggi c'è un commissario».

«Si tratta in particolare - ha specificato il sindaco di Catania - del sesto commissario che si alterna alla guida della città metropolitana e conseguentemente su molte altre cose. E così, alcune delle grandi riforme che il parlamento nazionale ha varato, qui non sono diventate realtà. Questo per noi è inaccettabile».

«Faccio appello alla nuova assemblea regionale - ha infine osservato- ad alleggerire notevolmente la specialità e a fare in modo che le grandi riforme vengano direttamente inserite nell’ordinamento siciliano con la possibilità di modificarle ma se non venissero inserite entro un certo periodo, automaticamente entrerebbero in funzione».

«Altrimenti - ha concluso Enzo Bianco- perderemmo sempre la gara perché vi partecipiamo con un handicap molto pesante».