di Leonardo Agate - Il dato politico caratteristico di questi ultimi anni è il progressivo allontanamento del sentimento popolare dalla politica politicante. Il risultato di questa disaffezione è che milioni di italiani non vanno più a votare. Ulteriore conseguenza è che gli eletti rappresentano sempre in minor misura gli umori del Paese.
La confusione politica creata con l’abbandono del sistema proporzionale, che resse le elezioni dall’inizio della Repubblica fino agli inizi degli anni ’90, aumentò sempre più con leggi più volte modificate fino ad arrivare da ultimo al Rosatellum - bis che dovrà regolamentare le prossime consultazioni politiche, previste per il mese di marzo dell’anno prossimo.
Il nuovo sistema elettorale, che apparentemente torna al vecchio proporzionale, in effetti è diverso perché contiene numerosi correttivi che permettono ai partiti di fare alleanze preventive, in modo da riuscire ad avere una maggioranza parlamentare che, correndo da soli, non raggiungerebbero. Il difetto sta proprio in questi astrusi correttivi del classico sistema proporzionale, che consentì alla Repubblica di tenere in vita un forte legame tra i partiti e i loro simpatizzanti.
Oggi, invece, il cittadino non sa più a quale santo votarsi perché, se vota un partito, vota anche per la coalizione in cui quel partito è inserito. Ogni partito della coalizione ha un suo programma, diverso da quello degli altri partititi della coalizione. Se avesse un programma uguale a quello degli altri partiti non avrebbe senso avere un nome e una sigla diversi.
L’unico partito che, probabilmente, correrà da solo alle prossime consultazioni elettorali è il M5S, e anche se otterrà il maggior numero di voti, difficilmente riuscirà a superare la somma dei voti raccolti dai partiti che preventivamente si coalizzeranno. Sembra che lo scopo del Rosatellum - bis sia stato proprio questo: evitare che il M5S prendesse la maggioranza relativa e potesse essere incaricato di formare il governo.
I danni che fa il Rosatellum - bis sono evidenti. Costringe i partiti, che vogliono raggiungere la maggioranza parlamentare, ad allearsi, con la conseguenza che, fatte le elezioni, cominceranno le trattative fra i partiti della coalizione vincente per la distribuzione dei posti di governo e di sottogoverno. E’ facile immaginare che non tutte le aspettative potranno essere soddisfatte, con la conseguenza che la preventiva coalizione si sfilaccerà, e diventerà numericamente più debole.
Il risultato della governabilità andrà a farsi benedire, e il passaggio di parlamentari all’opposizione renderà instabile la compagine governativa con il rischio di dover di ricorrere a nuove anticipate elezioni. A questo punto, se non verrà modificato il sistema elettorale, si ricomincerà daccapo, come in uno speciale giuoco dell’oca, in cui si possono fare improvvisamente passi avanti e poi indietro, finendo più indietro di prima.
Intanto passeranno i mesi e gli anni, e la disaffezione del popolo rispetto al Parlamento aumenterà. Di tutto questo i politici se ne curano poco, perché hanno la vista corta e si interessano di problemi contingenti, di breve respiro e di corte prospettive. Finché possono rimanere attaccati alla poltrona, caschi il mondo, ma per loro va bene.
La nostra è diventata una falsa democrazia, perché non esiste più un raccordo credibile tra il popolo che vota e i partiti che vengono votati. Il legame diventerà sempre più sottile per la gran massa di coloro che, diventati scettici, non andranno più a votare.