Il maresciallo Giovanni Teri, ex comandante della stazione dei carabinieri di Salemi, ha spiegato, davanti al giudice monocratico di Marsala Maria Pia Blanda, perché ha querelato, facendoli finire sotto processo, l’ex sindaco di Salemi Vittorio Sgarbi e la sua vice Antonella Favuzza.
Secondo l’accusa, Sgarbi e Favuzza avrebbero “in più occasioni” rilasciato dichiarazioni “tendenti a gettare discredito sull'operato” del sottufficiale, paventando anche qualche rapporto o conoscenza con Pino Giammarinaro, ex deputato regionale della Dc, corrente andreottiana, poi coinvolto in varie indagini.
Ma la “conoscenza” che il maresciallo Teri avrebbe avuto di Giammarinaro sarebbe stata di altra natura. E cioè investigativa. Teri, infatti, aveva svolto attività di pg nell’ambito dell'indagine che in seguito verrà battezzata “Salus Iniqua” e in altre che poi furono alla base del provvedimento sfociato nello scioglimento del Comune di Salemi per infiltrazioni mafiose. Indagini che Sgarbi definì “corrotte perché senza alcun riscontro oggettivo”, affermando inoltre: “Si trasformano maldicenze e chiacchiericcio in ipotesi di reato”. E ancora: “Si trasformano episodi trasparenti in occulti. Pubblici ufficiali che mentono ne devono rispondere. Un maresciallo dei carabinieri come quello di Salemi, Giovanni Teri, non può inventare reati che non esistono. Infanga me, il vicesindaco, i miei collaboratori. Sono assurde e vergognose le ricostruzioni che ha fatto. Ne dovrà rispondere. La Questura di Trapani, inoltre, riporta negli atti di indagini intercettazioni grottesche, a tratti ridicole… Giammarinaro era il leader di una componente politica che ha vinto le elezioni; dialogare con lui è democrazia. Chiamare occulta qualunque presenza di Giammarinaro, che era presente e non si nascondeva, è una mistificazione, è una impostura, vuol dire minacciare la democrazia”. Le “offese alla reputazione” del sottufficiale sarebbero state poste in essere attraverso la comunicazione con più persone e avvalendosi di mezzi di diffusione pubblica, quali comunicati stampa, interviste rilasciate su quotidiani o su emittenti televisive locali. Nove sono le frasi contestate all'ex sindaco Sgarbi, solo una invece alla Favuzza. A difendere il critico d’arte è l’avvocato nisseno Giovanni Di Giovanni, che assiste Sgarbi anche nel processo avviato a Trapani, davanti al giudice Franco Messina, sempre per diffamazione a Teri e che lo scorso 3 ottobre è stato trasferito al Tribunale di Marsala. Accogliendo, infatti, l’eccezione dell’avvocato Di Giovanni, il giudice Messina si è dichiarato “territorialmente incompetente”. I due processi sono stati rinviati al 7 febbraio 2018 ed è molto probabile che in quella data verranno riuniti. I fatti contestati a Trapani risalgono al 2013, quando Vittorio Sgarbi, nel corso di una conferenza stampa, dopo essere stato sentito come teste nell’ambito del procedimento di prevenzione a carico di Giammarinaro, dichiarò: “Mai nessuno delle istituzioni è venuto a dirmi di stare attento a Giammarinaro, neppure il maresciallo dei carabinieri di Salemi, che mi risulta andava a cena con Giammarinaro e che Giammarinaro veniva presentato come l’amico di Giovanni”. Ma a querelare per diffamazione Sgarbi e Favuzza, nel procedimento avviato a Marsala, non è stato solo Teri, ma anche l’ex consigliere comunale Melchiorre Angelo, che era stato eletto proprio in una delle liste a sostegno del critico d’arte. E anche Angelo è stato ascoltato davanti al giudice Blanda. Anche per lui, secondo l’accusa, era stato paventato qualche rapporto o conoscenza con Giammarinaro. All’avvio del processo, il maresciallo Teri, per voce dell’avvocato Martinciglio, ha chiesto, come risarcimento danni, un milione di euro a Sgarbi (200 mila euro come “provvisionale”) e 500 mila euro all’ex vice sindaco Favuzza (100 mila come “provvisionale”), mentre Angelo, assistito dall’avvocato Francesco Salvo, si accontenta di 100 mila euro. Tra le altre dichiarazioni contestate a Sgarbi, attuale assessore regionale, c’è anche questa: “Sono abituato a riconoscere i falsi e le opere non autentiche; per questo, dopo tre anni di impegno di sindaco a Salemi, mi vedo costretto a denunciare la sistematica falsificazione, a mio danno, della realtà amministrativa del Comune di Salemi da parte di rappresentanti delle forze dell’ordine come il Questore di Trapani Carmine Esposito e il maresciallo dei Carabinieri della Stazione di Salemi Giovanni Teri. I due, per finalità a me non chiare, ma di evidente efficacia politica, hanno rappresentato una realtà totalmente distorta e infedele della realtà politica ed amministrativa di Salemi […]; hanno arbitrariamente e mendacemente ipotizzato una ‘regia occulta’ e ‘un vero e proprio condizionamento mafioso di tutta l’attività amministrativa del Comune di Salemi’. E’ inaccettabile”.