La Casa di Riposo San Gaetano di Salemi sarebbe a rischio chiusura?
A volere dare credito alle voci circolanti nella piazza del chiacchiericcio permanente parrebbe di si!
Le recenti ispezioni da parte della Guardia di Finanza, prima, e quella del Nas e dell'Asp di Trapani, dopo, secondo le maldicenza ne sarebbero la prova.
Ispezioni divenute sempre più incalzanti negli ultimi tempi. Quasi si volesse cercare un motivo per anticiparne la chiusura.
L'argomento ha una rilevanza notevole, non solo sociale, ma anche in rispetto di chi questa struttura volle con determinazione oltre mezzo secolo fa, da non potere assolutamente essere liquidata con superficiali maldicenze di piazza o con sottovalutazioni tipiche della politica locale.
Non verremmo, in altre parole, che il "San Gaetano" seguisse il medesimo destino subito dall' Ospedale Vittorio Emanuele.
Il nosocomio di Salemi, struttura sanitaria costruita e voluta per servire un vasto bacino di utenza racchiuso geograficamente tra Calatafimi e Partanna fino a Salaparuta, come e' noto, subì l'onta del progressivo declassamento più a causa di rivalità interne al gruppo di potere della DC (Cuffariani, Andreottiani, Dorotei), che alla riforma sanitaria venuta dopo.
La stessa cosa potrebbe accadere oggi per l'Ospizio di San Gaetano.
Oggetto di perenne contesa politica, sempre tra gli esponenti della stesse fazioni, con qualche intermezzo drammatico di carattere penale, oggi potrebbe chiudere l'attività, procurando un notevole danno alla rete assistenziale pubblica del Comune.
Paradossalmente, scomparsi (almeno uno, per cause naturali) i due presunti contendenti, che fecero il bello e il cattivo tempo ( più spesso il secondo), la chiusura sembra sempre più prossima.
Un progetto l'uscente assessore Baldo Gucciardi lo aveva ideato, inserendo le strutture assistenziali degli anziani che ne avessero le idoneità e capacità, in una filiera ospedaliera di lunga degenza.
Tutto oggi dipende dalla volontà del nuovo governo regionale.
Prima di continuare, ci sembrano necessari a beneficio del lettore, alcuni cenni storici. Sia per le case di riposo in generale, sia per quella di San Gaetano, in particolare.
Le prime tracce di organizzazioni pubbliche finalizzate all'assistenza di anziani soli e privi di autonoma sussistenza si riscontrano già nel lontano Medioevo.
Erano le cosiddette 'Opere Pie', nate da cristiana "pietas et caritas generis humani" per nobili scopi: assicurare un minimo di soccorso e sollievo alle persone bisognose e disagiate.
Bisognerà aspettare secoli prima che un stato laico decidesse di occuparsi di queste fasce deboli della società.
Cosa che avviene solo dopo un trentennio dall'Unita' d'Italia.
Per volontà del governo nazionale presieduto dal siciliano Francesco Crispi, si comincia ad avere un minimo di approccio moderno a questo tipo di assistenza sociale.
In virtù del Regio Decreto 6972 del 1890, viene trasferito allo Stato il compito di assicurare alcuni diritti ( e non elemosine pietose) agli indigenti e a gli emarginati, fino ad allora assolto dalle Opere Pie.
E' cosi che nascono i progenitori degli odierni IPAB , ossia gli Istituti Pubblici di Assistenza e Beneficenza.
Paradossalmente, dopo 80 anni, in tempi repubblicani, con la riforma del 1970, si e' verificato il procedimento opposto, ovvero alla trasformazione da enti pubblici in associative private, quasi un ritorno alle origini.
Riforma avviata e concretizzata in tutto il territorio italiano, ad eccezione, come al solito, della Regione Siciliana. Essendo a Statuto speciale avrebbe dovuto recepire la legge nazionale. Cosa mai avvenuta. Dotando di un ennesimo primato negativo la Regione, forse per rendere omaggio al corregionale di Ribera, in questa isola di Dei, vige ancora il Decreto Regio crispino, di cui si faceva cenno sopra.
Per inciso, oggi sono circa 150 gli Ipab operanti in Sicilia che aspettano una riforma di risanamento e di modernizzazione al passo con i tempi.
Su questi Enti si e' detto e scritto di tutto e di più.
Un enorme patrimonio immobiliare, valutabile in oltre decine di milioni di euro, rimasto inutilizzato. Speculazioni a non finire. Personale non remunerato da anni. Clamorose proteste di dipendenti che in certi casi hanno minacciato di buttarsi nel vuoto dai tetti delle strutture dove lavorano. E, poi, utenti bisognosi lasciati privi di assistenza. Contenziosi aperti e mai chiusi. E chi più ne ha, più ne metta.
In estrema sintesi, questi Istituti operano ormai da oltre un decennio, in una permanente situazione deficitaria dal punto di vista economico e finanziario.
Non fa eccezione la Casa di Riposo San Gaetano di Salemi, anche se il suo disavanzo di amministrazione, 500 mila euro circa, risulta molto al di sotto della media denunciato dagli altri Istituti, che in taluni casi supera il milione di euro.
Ma una sua chiusura oggi sarebbe considerata dai salemitani una vera iattura. Dopo avere assistito inermi al declassamento dell'Ospedale, avvenuta progressivamente da oltre dieci anni, e non di recente, come certa becera disinformazione continua ad imperversare, non vorremmo che si recitasse lo stesso copione per la Casa di Riposo. Un popolo consapevole dovrebbe mobilitarsi prima per impedire che il misfatto venga consumato.
Ma come nasce la Casa di Riposo di San Gaetano?
Una storia dal sapore deamicisiano, che merita di essere fatta conoscere, specialmente di questi tempi in cui sembra predominare l'egoismo, l'idolatria del denaro e le notizie di cronaca che ci raccontano di ospizi trasformati in lager, con personale, spesso caratterizzati da sindrome di kapò.
La Casa di Riposo San Gaetano nasce per volontà di Gaetano Uddo, un cittadino salemitano, partito a 18 anni per New Orleans, prima e Los Angeles, dopo, dove costruisce un piccolo impero nel campo delle costruzioni, fino a diventare un grosso immobiliarista.
La ricchezza acquisita, però, non gli fa dimenticare il paese d'origine e la miseria che vi ha lasciato. Non si comporta, cioè, come quei neo ricchi odierni, che spesso oggi dimenticano da dove sono venuti e riversano il loro rancore sulle fasce dei più deboli, come lo sono gli immigrati.
Nel 1951 invia al Comune di Salemi la ragguardevole somma, per l'epoca, di 100milioni di lire. Donazione finalizzata, appunto, alla costruzione di una decorosa e confortevole Casa di Riposo, che dovrà ospitare gli anziani poveri e privi di sostentamento.
L'atto costitutivo avviene il primo marzo del 1955, presso l'ufficio di un notaio marsalese. A rappresentare la famiglia Uddo per procura ci fu Giuseppe Cusumano, anch'egli di Marsala.
Ma, come tutte le cose in terra di Sicilia, dovranno passare dieci anni per la concretizzazione del progetto. Sarà presente alla cerimonia solo la vedova Grazia De Simone. Il magnate benefattore Gaetano Uddo non avrà la soddisfazione di assistere all'inaugurazione del manufatto.
La Casa di Riposo, come scrive con toni poetici il cronista Maltese, nel marzo del 1961 sul "Il Progresso Italo-Americano", giornale che si stampava negli Stati Uniti, " sorge in favorevole posizione tra colline degradanti ombreggiate da pinete folte che arricchiscono l'aura di effluvi balsamici, tra gli ulivi argentei e la sagoma cupa dei cipressi alteri in una chiarità di paesaggio quasi umbro". Il "candido edificio" dispone di ampia sala di ricevimento, lavanderia e locali di riscaldamento al piano terreno; uffici, sala di pranzo, soggiorno con televisione di "eleganza moderna"(cosi il cronista!) al primo piano.
All'inaugurazione, oltre alla vedova Grece, le autorità al gran completo: dal sindaco dell'epoca Enzo Ingraldi, al direttore della Biblioteca Baldassare Grassa; dal vescovo di Mazara del Vallo monsignor Di Leo, all'arciprete Ignazio Ardagna. Sarà la banda musicale diretta da Rosario Ganci ad intonare l'Inno di Mameli, tra la commozione generale dei convenuti alla cerimonia.
Con il tempo, il fabbricato verrà ampliato e dalla capacità ricettiva iniziale di 10 unità, si passerà ai 20 posti letto attuali. Avrebbe l'autorizzazione per 32 presenze, ma per la mancanza della scala antincendio non può superare il numero di 25. La copertura attuale ammonta a ben 2800mq. . Un consistente patrimonio che dovrebbe essere tutelato con una manutenzione programmata periodicamente e che sarebbe un crimine abbandonarlo all'incuria e alla chiusura.
Dalla sua nascita e' stata amministrata da un Consiglio di 5 componenti, di cui due indicati dal Comune, 1 dall'Asp, 1 dalla Curia Arcivescovile di Mazara del Vallo, e 1 in rappresentanza dell'Assessorato degli Enti Locali, oggi forse, di quello della Famiglia.
Come si finanzia la Casa di Riposo di San Gaetano?
Le sole rette , 43,84 euro giornaliere, 930 euro al mese stabilite nel 1996 e mai cambiate, non bastano. Fino al 2009, interveniva la Regione per ripianare il disavanzo di amministrazione. Da questo anno in poi invece, il sostegno regionale si e' gradatamente ridotto. Partendo dal 50% per i costi del personale e il 10% per il disavanzo, si e' scesi nel 2014 al 16% per il personale. Aridi numeri che ci danno però la visione reale della situazione drammatica in cui versa il " San Gaetano" sul piano finanziario.
Oggi il disavanzo ammonterebbe a 500 mila euro, che, tutto sommato, e' molto meno di quello che presentano altri Ipab regionali. Qualcuno supera il milione. La struttura salemitana si pone addirittura tra le prime venti meno disastrate economicamente.
Il disavanzo e' stato possibile contenerlo in quanto delle figure professionali necessarie al funzionamento, solo quella dell'economo risulta come dipendente, il ragioniere factotum Pasquale Agusta.
Tutte le altre, dal medico, all'infermiere, dall'assistente sociale, al fisioterapista e animatrice vengono remunerate tramite convenzione.
Il personale di cucina e delle pulizie viene infine reclutato trimestralmente attingendo ad una graduatoria espressamente voluta dal suo ultimo presidente, regolarmente eletto, il dottore Gaspare Verderame.
Già. Perché il San Gaetano si trova sotto gestione commissariale dal 2013. Il commissario nominato avrebbe dovuto solo modificare un articolo dello Statuto. Un incarico gravoso e impossibile, a quanto pare.
Pagato con i soldi della Casa di riposo san Gaetano, (che nel frattempo, fusa con un altra organizzazione, ha cambiato nome chiamandosi "OOPP San Gaetano e Orfanotrofio Concezione"), questo funzionario si e' distinto con uno scarso risultato.
Da una nostra indagine, e' risultato che la modifica sia stata apportata e che il tutto si sia perso nei meandri regionali "dimenticato" in qualche cassetto. Si parla di un intervento politico esterno finalizzato a bloccare tutto.
Qualcuno avrebbe invocato una clausola inesistente. Avrebbe avanzato la tesi che nel consiglio di amministrazione dovrebbe esserci un erede dell' italo-americano Uddo.
Cosa mai avvenuta, fin dal primo giorno.
Oggi, a maggior ragione, passati oltre mezzo secolo, discendenti diretti di Uddo o della moglie non ne esistono. Insomma, una ennesima storia alla Camilleri. A farla da padrone sempre cavilli pretestuosi buoni solo a bloccare tutto. Anche in presenza di iniziative positive.
Nel rispetto dell'andazzo politico salemitano che dura da almeno 40 anni!
Nel frattempo e' arrivato un nuovo commissario. Carlo Turrinciano e' stato nominato qualche mese fa. Oltre ad "assicurare la gestione ordinaria e straordinaria dell'Ente, ha il compito di valutare l'attivazione delle procedure di fusione e/o estinzione dell'Ente medesimo, ai sensi dell'art.34 L.r.22 dell'86."
Riuscirà il nostro eroe nell'impresa? La fusione con altre strutture esistenti in zona sarebbe ormai un percorso obbligato.
Saranno i politici di Salemi, senza i quali il nuovo commissario poco potrà fare, disponibili a superare sterili controversie per salvare una struttura che ormai fa parte della storia locale?
Il clamoroso e progressivo depauperamento del vecchio Ospedale, fino al suo declassamento, in assenza di una energica volontà politica dei locali, dovrebbe fare riflettere.
Una volta tanto vorremmo essere rapiti dall'ottimismo della volontà, piuttosto che dal pessimismo della ragione.
Franco Ciro Lo Re