Qual è il colmo per una dirigente con la delega alla lotta alla corruzione? Essere indagata per peculato. Sembra una barzelletta, ma è la Sicilia.
Avrebbe intascato compensi che sulla carta non sarebbero spettati a lei. Per questo motivo la dirigente generale del dipartimento regionale Funzione pubblica Luciana Giammanco ha ricevuto un avviso di conclusione delle indagini con l’accusa di peculato. L’inchiesta è condotta dal sostituto procuratore Luca Battinieri: secondo l’accusa, Giammanco – che guida l’Anticorruzione alla Regione - insieme a Silvia Coscienza, del dipartimento rifiuti, non avrebbero restituito i compensi aggiuntivi incassati rispettivamente per gli incarichi di commissaria della Provincia di Trapani e di commissaria dell’Ato Belice Ambiente. La legge prevede infatti che allo stipendio da dirigente non possa essere aggiunto un solo euro per incarichi aggiuntivi di natura pubblica. I fatti si riferiscono al periodo fra il 2012 e il 2013 per Giammanco e fra il 2013 e il 2014 per Coscienza, in un periodo in cui l'applicazione della norma contestata alle due dirigenti non era chiara. Giammanco è accusata di essersi appropriata della somma complessiva di 25.753 euro per l'incarico di commissario straordinario dell'ex Provincia di Trapani. "All'epoca - specifica Coscienza - la legge nazionale non era ancora stata recepita in Sicilia. Tuttavia ho restituito le somme che dovevo restituire".
E una nuova inchiesta per peculato coinvolge l'ex Pm Antonio Ingroia. Ancora una volta finisce sotto accusa per il suo compenso, circa 100 mila euro, di amministratore unico di Sicilia Digitale spa, l'ex Sicilia e-Servizi. Ingroia avrebbe intascato più soldi di quanti ne prevedano la finanziaria regionale del 2015 e un decreto legislativo del 2016 che hanno introdotto dei limiti agli stipendi degli amministratori nelle società partecipate.
Negli anni passati Ingroia si è assegnato, con l'approvazione dell'assemblea dei soci (socio unico è la Regione siciliana) due indennità di risultato da 117 mila euro ciascuno a fronte di utili esigui: 33 mila euro nel 2013, 3.800 nell'anno successivo. Indennità che si sommano ai 50 mila euro annui di stipendio. Il peculato riguarderebbe anche circa 30 mila euro di rimborsi sempre negli anni dal 2014 al 2016. Ingroia, che vive a Roma, veniva a lavorare in trasferta a Palermo. Secondo i pm, gli spetterebbero solo i rimborsi per le spese dei trasporti (aereo, treno etc) e non quelle per vitto e alloggio.