Da Gennaio 2018 arriva la tassa sui ciclisti: 25 euro l'anno. Si tratta di una specie di "tassa sul sudore", se vogliamo, introdotta un secondo prima che Mattarella sciogliesse le camere. L’effetto è immediato: da lunedì prossimo decine di migliaia di ciclisti italiani che ogni anno si misurano con gare o garette di paese o semplici passeggiate cicloturistiche dovranno pagare un canone di 25 euro l’anno alla Fci, la Federazione Ciclistica Italiana, ricevendo in cambio una Bike Card senza «nessun servizio assicurativo» o di altro genere. I social network l’hanno subito battezzata «tassa sul sudore».
Di cosa si tratta? Lo spiega il Corriere della Sera oggi in edicola: "In Italia si staccano ogni anno 4 milioni di «biglietti» per partecipare alle corse ciclistiche. Per acquistarli, dagli anni Cinquanta a oggi, è sufficiente aderire a uno dei 19 enti di promozione sportiva (Eps) autorizzati dal Coni. Nati nel dopoguerra per iniziativa di partiti politici, associazioni di volontariato e patronati sindacali, gli Eps rilasciano centinaia di migliaia di tessere (in genere a buon mercato) dietro presentazione di un certificato medico. Nel nostro sport amatoriale vale da sempre un leale principio di reciprocità: scelgo l’ente più affine a me dal punto di vista geografico, culturale o religioso ma conservo il diritto di partecipare agli eventi organizzati da tutti gli altri. La Federciclismo (cui il Coni ha appena contestato un deficit di bilancio di oltre 2 milioni di euro) non ci sta più e vuole il controllo su chiunque pedali. Dopo aver tentato invano in passato di imporre agli organizzatori un obolo di un euro su ogni partecipante e agli enti un contributo di 1,5 euro a tessera, ha deciso di rivalersi direttamente sui pedalatori. Esclusi Uisp e Acsi — che si sono arresi a un accordo privato — gli altri enti dovranno vendere ai loro soci anche la Bike Card per farli ammettere alle corse".