La Sicilia è la seconda regione in Italia col maggior numero di richieste per il Reddito di inclusione. Sono state oltre 16 mila, pari a un quinto del totale. Misura che comunque parte al rallentatore in Italia anche se va forte al Sud. I primi dati relativi alla misura permanente di contrasto alla povertà diffusi dall’Inps indicano che nel primo mese di attivazione le domande presentate sono state circa 75mila, contro una platea che, in prima battuta, contava 490mila famiglie: quasi due richieste su tre, comunque, sono pervenute dalle regioni del Mezzogiorno.
Nello specifico le domande arrivate all’istituto fra il primo dicembre, giorno in cui è scattata la misura, e il 2 gennaio sono state 75.885. A svettare è la Campania, con 16.686 domande pari al 22% del totale: seguono la Sicilia con 16.366 (21,4%) e la Calabria con 10.606 richieste (14%). Contando anche i moduli arrivati dalla Basilicata (1.535 pari al 2%) e dalla Sardegna (2.905, pari al 3,8%), emerge che da queste cinque regioni sono pervenute oltre 48mila richieste, vale a dire il 64% del totale.
A fare eccezione, in questo scenario, è la Puglia, regione dalla quale non è arrivata nessuna richiesta. Intorno alle 5.000 sono invece le domande trasmesse da Toscana, Lombardia e Lazio, rispettivamente 4.130, 5.338 e 5.237. Il Piemonte conta 3.138 domande, il Veneto 2.715 e l’Abruzzo 2.636, mentre al di sotto di quota mille si situano invece Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Marche, Molise, Umbria e Valle d’Aosta. Da Bolzano, infine, le richieste arrivate sono solamente 8.
La nuova misura permanente di contrasto alla povertà viene riconosciuta ai nuclei familiari che hanno un Isee non superiore a 6.000 euro e un valore del patrimonio immobiliare, diverso dalla casa di abitazione, non superiore a 20.000 euro: la misura può riguardare in prima battuta una platea di 490.000 famiglie per circa 1,8 milioni di persone nel complesso (700mila per 2,5 milioni a regime).
Sono dunque ancora parecchie le famiglie che devono prendere confidenza con la nuova facilitazione e presentare la domanda: qualche 'ingorgò, infatti, c'è stato, visto che i Caf, presi d’assalto ai primi di dicembre, hanno richiesto un tavolo di coordinamento con il ministero del Lavoro, l’Inps, l’Anci in modo da poter «assicurare, nell’immediato e per il futuro, una puntuale e capillare assistenza, affinché nessuno che ne ha o che ne avrà diritto resti escluso da questo sostegno».