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10/01/2018 15:00:00

L’interramento dell’antico porto di Marsala

 di Leonardo Agate  - Fra i danni economico – urbanistici, inferti alla nostra città, spicca l’interramento dell’antico porto.
Don Giovanni d’Austria, figlio illegittimo ma amato di Carlo V, dal fratellastro Filippo II fu messo a capo della Lega Santa che, con una possente flotta, sbaragliò gli ottomani a Lepanto nell’ottobre del 1571. Di ritorno dalla storica vittoria, che sottrasse il Mediterraneo alle ambizioni turche, la flotta di don Giovanni fece scalo in città. Felice della vittoria conseguita, don Giovanni donò a Marsala lo stendardo della vittoria, che fu custodito nella Chiesa di San Girolamo fino al bombardamento aereo del 1943, che distrusse la Chiesa e forse anche lo stendardo. Salvo che il famoso drappo non sia stato trafugato da ignoti ladri, perdendosene da allora ogni traccia.

Nella sua sosta in città, don Giovanni fu giustamente festeggiato, e ricevette, fra gli ossequi dei maggiorenti, anche una loro delegazione che gli porse una istanza – preghiera per ottenere l’autorizzazione all’interramento del magnifico porto che i Cartaginesi avevano costruito lungo punta d’Alga, utilizzato in seguito dai romani. Questa Punta divideva il mare aperto e profondo da un bacino interno di mare basso e riparato. Utilissimo quindi per l’attracco all’esterno dei bastimenti, e per il riparo all’interno delle imbarcazioni. Senonché avveniva che i corsari berberi arrivavano furtivamente nel capace porto, scorrevano le campagne marsalesi facendo bottino di cose e persone, e si imbarcavano , con le navi pieni di roba, verso l’Africa.

A presidio del porto avrebbe potuto essere installata una buona guarnigione di difesa, ma l’idea sbrigativa che prevalse fu quella di ostruire l’imbocco del porto, in modo da evitare futuri attracchi di navi - pirata. Naturalmente, per realizzare l’ostruzione ci volevano materiali in grande quantità e operai in gran numero: molti soldi, in due parole. Don Giovanni fece vaghe promesse, non essendo convinto della bontà della proposta, e pensando anche alla spesa. Partì per la Spagna, dopo alcuni giorni di permanenza in città, e a Madrid, alla corte del fratellastro Re, espose la richiesta dei marsalesi. Filippo II non era mai stato a Marsala; da qua giungevano a volte ambasciatori per chiedere esenzioni di tasse e tributi; a volte ottenevano, a volte no. Poiché l’ultima volta che aveva ricevuto ambasciatori marsalesi, aveva negato il richiesto, ora che quella gente gli chiedeva l’interramento del porto alzò l’ingegno, e lo concesse a condizione che la gran parte della spesa fosse a carico dell’amministrazione comunale. Correva l’anno 1575 quando, a quelle condizioni, cominciarono i lavori di ostruzione portuale. Come molte cose inopportune, i lavori procedettero alacremente e furono portati a termine. L’ostruzione del porto fu la causa della perdita dell’importanza strategica e commerciale della città, che si risollevò un paio di secoli dopo, con l’installazione degli stabilimenti vinicoli da parte degli inglesi alla fine del XVIII secolo. Anche questa benefica industria, con un porto migliore di quello nuovo costruito a Sud, sarebbe stata agevolata.
I marsalesi si fecero male da soli.