di Leonardo Agate - Come da programma, all’ex Convento del Carmine, è stato presentato ieri pomeriggio il libro, a cura di Francesca Masini e Nicola Grandi, “Tutto ciò che hai voluto sempre sapere sul linguaggio e sulle lingue”, vincitore del Premio Nazionale di divulgazione scientifica 2017, Cassa Italia Editore. Ha introdotto la signora Barbara Lottero, presidente dell’Associazione Culturale Otium.
Dire che la presentazione è stata interessante, è poco.
Candido non bada al suo tempo, che pure in tutti i sensi è prezioso, e quando può andare alle presentazioni dei libri ne ha di solito grande soddisfazione. Come è avvenuto questo pomeriggio. C’è sempre da imparare ad ascoltare persone che ne sanno più di te. Così si è fatto talmente prendere dai vari interventi, che è rimasto dispiaciuto quando la riunione è finita. Avrebbe continuato ad ascoltare anche per un’altra ora la parola dei vari intervenuti, che non erano persone di poco conto, oltre naturalmente i curatori. È venuto anche il sindaco, ed era presente intervenendo anche l’assessore all’Istruzione, Anna Maria Angileri. L’assessore si è giustamente lamentata di come sia scaduta la cultura linguistica nel nostro Paese. Rispetto a una trentina di anni fa, la dimestichezza dei giovani, in materia di lingue e linguaggio, si è impoverita. Giudiziosamente l’assessore ha auspicato un mutamento di tendenza.
Di quanto sia precaria la conoscenza della lingua italiana, Candido se n’è accorto da più di un anno, quando nel Consiglio dei ministri è stata chiamata, al dicastero dell’Istruzione, la signora Valeria Fedeli. Non si riferisce al fatto che la ministra aveva assicurato, nel suo curriculum, di possedere la laurea, cosa risultata poi falsa, ma agli strafalcioni che ha più volte preso nel parlare da ministra e nello scrivere lettere ufficiali ai giornali. Di solito, è caduta sulla sintassi, e sul congiuntivo. Per quest’aspetto, la ministra rappresenta fedelmente il popolo dei giovani e meno giovani che sono la struttura portante del nostro Paese. Lasciamo da parte gli anziani, che fecero la scuola prima della riforma che mandò all’aria la scuola di gentiliana memoria. Quei vecchi, che si laurearono prima della riforma, sanno scrivere, ma contano ormai poco, sia perché in parte sono passati a miglior vita, sia perché sono stati sostituiti in molti posti di rilievo dalle nuove leve a modo della Fedeli.
Candido non è parziale, ed ha anche presente in mente che il candidato capo del futuro Governo, Luigi Di Maio, del M5S, qualche strafalcione con i congiuntivi e i condizionali, li prende pure. Ma che vogliamo fare? mandiamo via la ministra ed escludiamo dalle elezioni il candidato pentastellato? Praticamente toglieremmo al Governo quel rapporto speculare che deve avere con il popolo.
D’altra parte, pensava Candido tornando verso casa, il generale comandante del II Corpo d’Armata, Luigi Capello, era il più dotto nello Stato Maggiore dell’Esercito Italiano nella I Guerra Mondiale, di cui quest’anno ricorre il centenario. Talmente dotto e forbito e corretto nell’eloquio che mai veniva interrotto quando interveniva al tavolo delle decisioni supreme al fronte Nord – Orientale. Il generalissimo Luigi Cadorna ne aveva un rispetto timoroso, che confinava nel terrore, quando voleva controbattere le tesi di quel comandante. Così lo faceva parlare senza interromperlo, accettando spesso le sue conclusioni. Non sapeva come convenientemente contrastarlo in perfetto italiano. Mentre, gli altri comandanti di Corpo di Armata li rimbeccava con il suo accento rude di piemontese in divisa.
Fatto sta che proprio l’armata di Capello fu quella che più rovinosamente cedette nell’offensiva austriaca che procurò all’Italia la storica sconfitta di Caporetto. L’ottima conoscenza della lingua italiana non aiutò Capello nelle operazioni di guerra.
Allora, dato ed accertato che tutto è relativo, Candido pensa che sarebbe opportuno badare più alla sostanza del discorso, piuttosto che alla perfezione del linguaggio; anzi, volesse proprio che c’importasse più la realtà operosa che le perfezioni linguistiche. Lo sa, Candido, di avere scritto una frase sgrammaticata, ma l’ha fatto per solidarietà alla ministra e al candidato futuro capo del Governo.