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17/01/2018 06:15:00

Tunisia-Marsala. La rotta dei terroristi nascosti tra migranti e sigarette

E’ una rotta breve e sicura. Appena 150 chilometri dividono la costa tunisina da quella di Marsala. Una rotta che con dei gommoni con motori potentissimi può essere percorsa in tre, quattro ore. E’ la rotta che la Guardia di Finanza e la Procura di Palermo stanno tenendo sotto occhio. Perchè viene percorsa da organizzazioni criminali per trasportare migranti, droga, sigarette di contrabbando. Ma non solo. Ci sarebbero anche dei "passeggeri" particolari, legati al terrorismo. Una rotta sicura, ma anche costosa. Ogni viaggio costa 3 mila euro a passeggero, nulla a che vedere con i barconi fatiscenti e i 500 euro dei viaggi che partono dalle coste libiche.

I Finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Palermo, con la collaborazione dei colleghi della Compagnia della Guardia di Finanza di Marsala, nei mesi scorsi hanno eseguito in tutta Italia, al termine di indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, diversi provvedimenti di fermo di indiziato di delitto nei confronti di soggetti di nazionalità tunisina ed italiana, appartenenti ad un’associazione per delinquere transnazionale dedita al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e al contrabbando di tabacchi lavorati esteri.
Non solo questo. L’organizzazione era pronta a trasportare anche soggetti ricercati dalle autorità di polizia tunisine per la commissione di gravi reati o per avere possibili connessioni con formazioni di natura jihadista.
Ci sono intercettazioni che fanno emergere il rischio di un coinvolgimento di cellule terroristiche.
In una, in particolare, si ascolta un viaggiatore che ha fretta di partire, di lasciare la Tunisia, perchè la polizia tunisina gli dà la caccia. Ma non può farlo con i barconi perchè “ha paura di essere respinto dalle autorità di polizia italiane per terrorismo”, scrivono nel rapporto gli inquirenti.

La sensazione che la rotta tra la Tunisia e le coste della provincia di Trapani fosse tornata trafficata si è avuta questa estate, con i diversi sbarchi avvenuti. Sbarchi fantasma a volte, testimoniati solo dai gommoni lasciati a riva e gli indumenti bagnati dei migranti. Come gli sbarchi avvenuti a Marsala, nei pressi del Museo Baglio Anselmi, nel lungomare vicino il centro città.

Scriono i pm della Dda di Palermo che l’organizzazione è molto pericolosa: “Per la tipologia dei soggetti trasportati, per le ingenti somme di denaro pagate e per le dirette ramificazioni con il territorio nazionale e i collegamenti anche con l’estero, in particolare con paesi quali la Francia e il Belgio dove attualmente è più forte la presenza di gruppi vicini all’estremismo islamico e ove sono più elevati i rischi di ulteriori gravissimi attentati”.

Quello che è stato svelato dalle indagini che vanno avanti da mesi è un vero e proprio sistema illecito “transnazionale”, stabilmente operante tra la Tunisia e l’Italia, in cui ogni membro dell’organizzazione rivestiva un ruolo ben preciso. C’era chi si occupava delle “prenotazioni” dei clandestini, chi della raccolta delle somme dovute per il viaggio, chi della custodia dei contanti, chi del reperimento dei gommoni da utilizzare, chi della conduzione delle imbarcazioni durante le traversate, e poi anche del collocamento dei clandestini e della merce da contrabbandare in luoghi nella disponibilità dell’organizzazione.

Fino a questo momento sono diciassette le persone arrestate. I magistrati di Palermo recentemente hanno disposto il giudizio con rito immediato per i componenti dell’organizzazione di cui farebbe parte anche una donna fiorentina. Si tratta di Simonetta Sodi, di 55 anni, ed è la moglie di chi è ritenuto il capo dei trafficanti, Jebran Ben Cheikh, di 28 anni. Quando l’uomo è stato arrestato, è stata la moglie, per la Procura di Palermo, a dirigere l’organizzazione dei viaggi ricevendo dal carcere le istruzioni dal marito e procurando i soldi per comprare gommoni.

La nuova rotta che collega le coste tunisine con quelle marsalesi e le indagini sulla possibilità di coinvolgimento con soggetti vicini a cellule jihadiste ha messo in allerta anche il Viminale. “Ciò che solo alcuni mesi fa sembrava impossibile, ossia il fatto che i combattenti dell’Isis si imbarcassero su dei gommoni fatiscenti – è ora diventato possibile. Si richiede pertanto la massima allerta” ha avvertito nei giorni scorsi il ministro dell’Interno Marco Minniti.