Lo abbiamo anticipato nei giorni scorsi, la classe politica regionale continua con i suoi sprechi.
Nomine di collaboratori con contratto subordinato che graveranno, ancora e sempre, sulle casse della Regione. A pagare saranno i cittadini, trattasi di danaro pubblico.
Ogni deputato conta su un budget di circa 58 mila euro.
Il bilancio di quest'anno prevede un più 4 milioni di euro. Per intenderci, un deputato regionale può nominare tanti collaboratori o uno solamente, la cifra non cambia.
Contrario all'assunzione di nuovi “tuttofare” è il presidente dell'ARS, Gianfranco Miccichè: “L'ufficio di presidenza, fin da dalla prossima seduta, sarà impegnato a studiare una norma per impedire la lievitazione dei collaboratori nei gruppi”.
E nella giornata di ieri il consiglio di presidenza dell'ARS, ha presentato le proposte ai sindacati di categioria per ripristinare il tetto agli stipendi d'oro.
Il nuovo contratto dovrebbe avere una durata dal 2018 al 2020, saranno inoltre previste ritribuzioni più basse per i nuovi assunti con i concorsi che questa nuova legislatura dovrebbe bandire.
Di forte segnale di discontinuità dal precedente governo, targato Rosario Crocetta, parla Marianna Carania, deputata di Forza Italia.
Una delle prime mosse consisterebbe, proprio, nel tagliare tutte le nomine esterne ai dipendenti dei Gabinetti, così da risparmiare un milione di euro e poter rinnovare i contratti ai dipendenti regionali: “Parte delle risorse necessarie potrebbe, io dico deve, arrivare dal taglio dei componenti esterni degli Uffici di Gabinetto. Si cominci con il dare il buon esempio tagliando privilegi non più sostenibili con l’attuale e gravissima emergenza finanziaria della Sicilia”.
Intanto, si è tenuta una seduta all'Assemblea Regionale, durata poco più di mezz'ora. Lavorano tanto i deputati, giusto il tempo di un caffè e un bicchiere d'acqua.
La seduta è stata rinviata al 23 di gennaio, si parlerà di Rifiuti.
Non cessa la polemica sulla proiezione del docu-film, a Palazzo dei Normanni,“Generale Mori – Un’Italia a testa alta” di Ambrogio Crespi, alla presenza del generale Mario Mori e del colonnello Giuseppe De Donno, imputati per la trattativa Stato-mafia. Stavolta la polemica riguarda una frase pronunciata da Vittorio Sgarbi, assessore ai Beni Culturali: “Il Tribunale di Palermo non può processare lo Stato, processi pure la mafia. Nel comportamento della Procura ci sono profili eversivi”.
La prima reazione, all' infelice frase, è stata quella della capogruppo grillina, Valentina Zafarana: “Affermare che nel comportamento della procura di Palermo ci sono profili di eversione è un attacco alle istituzioni, chieda pubblicamente scusa e si dimetta. Il vero eversore è lui. Non è degno di ricoprire il ruolo di assessore regionale in Sicilia, una terra martoriata dalla mafia dove quei stessi magistrati che oggi ha tacciato di ‘eversione’ sono sottoposti a misure eccezionali di protezione, dopo le minacce di Totò Riina”.
Anche Claudio Fava, parlamentare de i Cento passi, ha chiesto l'intervento del presidente della Regione, Nello Musumeci: “Ritiene di dover ancora tollerare che alcune libere espressioni dell’assessore Sgarbi compromettano l’immagine delle Istituzioni regionali siciliane?".