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08/03/2018 06:00:00

Elezioni, c'è un seggio conteso in Sicilia. Pd, parla Faraone. Confusione in Forza Italia

 Il movimento Cinque Stelle ha fatto il pienone, in Sicilia prendono tutto ma non ci sono i seggi in più da attribuire.
Alla Sicilia spettano, infatti, 25 senatori ma i grillini hanno esaurito candidati e poltrone, si dovrà dare il seggio ad un'altra Regione. Non la pensa allo stesso modo Forza Italia, quel seggio gli spetta. Così dicono gli azzurri.
E a chi andrebbe? Al collegio di Siracusa, in particolare a Bruno Alicata, senatore uscente e candidato in Sicilia Orientale nel proporzionale.
I grillini non hanno più nomi, tutti hanno avuto una loro postazione romana, dunque il seggio andrebbe attribuito a chi ha ottenuto i resti maggiori, a Forza Italia.
I pentastellati hanno ottenuto 17 senatori, gli altri vanno in numero di tre a Forza Italia, due al PD, uno alla Lega, uno a Fratelli d’Italia e uno a Liberi e Uguali.
I forzisti chiedono che il seggio resti in Sicilia perchè espressione di questo elettorato. Legge elettorale in tilt con un'ipotesi non prevista con cui si è dovuto fare i conti. Forza Italia ha trascritto una memoria ed è stata presentata presso l'ufficio elettorale della Corte di Appello di Palermo. Adesso si deciderà a chi dovrà andare il seggio conteso.

Nel PD si contano i danni, Davide Faraone, sottosegretario alla salute, senatore eletto e numero uno di Renzi in Sicilia, affida alla pagina Facebook la sua riflessione: “Cinque cose ho da dirvi. Prima: grazie alla squadra Pd, candidati, volontari, militanti ed elettori. Resistere alle fake news, agli odiatori di professione, alle promesse ingannevoli, e a tutti quelli che hanno remato contro, non era una missione semplice. Abbiamo perso le elezioni, ma non abbiamo perso la dignità. Seconda: chi perde ne prende atto, rispetta il voto degli italiani e promette opposizione dura e costruttiva, nell’interesse esclusivo degli italiani. Terza: il partito è uno strumento, non un fine, è utile se fa qualcosa e non se garantisce qualcuno. Il prossimo congresso dovrà indicare una via, avere una visione e una squadra. La diversità è ricchezza, il tafazzismo no. È il momento della chiarezza. Quarta cosa: il mezzogiorno ci ha lanciato un messaggio e noi dobbiamo raccoglierlo. Se voltiamo le spalle, se facciamo finta di non sentire, se nascondiamo la testa sotto la sabbia non avremo fatto un bel servizio non a noi ma alla società. C’è un cortocircuito con i cittadini che dobbiamo risolvere. Quinta ed ultima cosa: grazie a tutti quelli che mi hanno sostenuto, rappresenterò il mio Paese e la Sicilia al Senato. Spero di non deludervi”.


 

E' un botta e risposta, gli fa eco Carmelo Greco dei partigiani: “Il messaggio che il Senatore Faraone lancia è ancora una volta carico di arroganza e implicite minacce di guerriglia. Ancora una volta odio politico, puramente divisivo. Ci saremmo aspettati che Davide Faraone chiedesse scusa al Pd, ai suoi militanti, alla sua gente. Un bagno di umiltà doveroso invece di un rilancio da ‘spadaccino’ che servirà a galvanizzare qualche ‘fedayn’ ma produrrà l’ennesimo danno al Pd. La linea politica condotta da Renzi e Faraone, che prevedeva un partito autobus, senza identità e distante dal profilo di partito di centrosinistra, ha fallito.In alcuni casi il silenzio è più dignitoso”.

Intanto i piani alti del PD cercano di ricucire lo strappo tra Matteo Renzi e una parte del partito, per il segretario nazionale, dimissionario, non ci sono alternative a quella dell'opposizione: “E' lì che gli italiani ci hanno messo”.
Lunedì si terrà la direzione nazionale dei dem, con probabilità non sarà presente Renzi che ha affidato la relazione a Maurizio Martina, gli obiettivi però sono chiari: avere dei capigruppo leali e fedeli alla linea renziana.
Il congresso del PD potrebbe celebrarsi ad aprile, fino a quel momento le funzioni potrebbero essere esercitate da Martina, vicesegretario dall’Assemblea nazionale.

Non se la passa bene nemmeno Forza Italia, il dato è sconfortante, lo ha sostenuto con dati alla mano l'ormai ex senatore trapanese Tonino d'Alì. Ben lontani i tempi in cui la dirigenza di Forza Italia in tutta la provincia di Trapani faceva volare i territori, lo stesso Berlusconi ne era orgoglioso: Trapani la più azzurra d'Italia.
Oggi non è più così, sono cambiati gli equilibri interni ma c'è chi non se ne accorge. Per Stefano Pellegrino, deputato regionale di Marsala,  i risultati sono vincenti, si lancia in una ipotetica formazione di partito partendo da Toni Scilla e da Francesca Intorcia. Per Scilla ad attenderlo c'è una imminente ulteriore campagna elettorale: quella delle amministrative di Mazara.

E in questa tornata elettorale ad appoggiare i candidati di centro destra c'era uno sponsor di eccezione: Massimo Grillo.
Più volte stuzzicato sulla presunta inversione di marcia, dal centrosinistra al centrodestra, Grillo ha voluto puntualizzare come non abbia mai aderito al centrosinistra, mai votato i partiti di quell'area.
A supporto della sua tesi anche un comunicato stampa, con le cronotappe dei suoi voti, tutti nell'area del Partito Popolare Europeo. 
Purtroppo Grillo, involontariamente ne siamo certi, ha dimenticato un particolare.
Correva l'anno 2006, elezioni provinciali per Trapani, i due maggiori competitor per la carica di presidente chi erano? Da una parte Tonino d'Alì, vincente con il 55, 57%, appoggiato da Forza Italia, AN, UDC, PRI, Nuovo PSI e altre sigle minori; dall' altra parte Massimo Grillo, sconfitto con il 44,43%.
Grillo si è candidato sostenuto da DS, Margherita, Rifondazione Comunista, Italia dei Valori, Udeur, Liberi-Grillo Riformisti e Uniti per Trapani Pensionati. Uno dei suoi assessori designati era Alberto Di Girolamo, il futuro Sindaco di Marsala. 
Se non sono quest'ultimi partiti di centro sinistra chi e quanti lo sono? Grillo, poi, dal canto suo sostiene di non avere mai votato per il centro sinistra, e nel 2006? Magari si sarà confuso, non avrà votato nemmeno per se stesso, è questa l'unica spiegazione lucida....