“Ed ora apriamo una parente!”, intercalava un mio vecchio professore delle medie, burbero fuori e dolce dentro, tanto che lo ricordo ancora con grande affetto. In quest’alba del giorno del Signore, la nostra ineffabile rubrica cinematografica vuole aprire ‘una parente su alcuni parenti stretti’ di Dario Argento. Il perché vi viene presto spiegato.
In primis, in questo mese marzolino – a voler essere enciclopedici, esattamente nel mercoledì appena decorso –, cade il 43° anniversario dell’uscita nelle sale italiane del sommo capolavoro argentiniano, quel “Profondo Rosso” che riempì le platee, sbancò botteghini e fece perdere il sonno a molti italiani facilmente impressionabili. Che, e soprattutto, rimise al centro dell’idea (sia artistica che produttiva) di una cinematografia italica già pesantemente azzoppata, la necessità di ritrascrivere le coordinate della ‘periferia del Belpaese’ in senso latitudinale (cercando climax e scarti emozionali), più che longitudinale (ciclica e cadenzata, così come l’avevano presentata a noi enormi visionari quali Fellini o Antonioni).
In secundis, a chi segue “Stalker” dalla prima stagione è oramai chiaro che – tra le pieghe del cinema che richiama attenzione e si pregia di professionalità e certezze – a noi piace smazzare le nostre carte con ‘scartine’ che nessuno se le fila, che raramente toccano le corde del grande pubblico e che – sommamente – fanno di una passione e di un culto quasi maniacale verso clichés di certo genere filmico, le loro uniche prerogative. Nell’ogni caso, come sempre, a voi toccare con gli occhi e giudicare…
Buona visione, ed al prossimo film!
Marco Bagarella
Dicono del film
“Amer”, con le sue formule sperimentali che ricalcano altri registi ‘sperimentali’ (pensiamo, in primis, ad uno come Philippe Grandrieux), con la parziale assenza di dialogo, il fine lavoro di fotografia e d’inquadratura, rischia più di deviare dall’omaggio voluto che di incantare i puristi del genere. Ma con così tanto talento messo in atto, possiamo solo applaudire questo approccio estremo che ci dimostra che anche i gialli, sebbene spesso fantasiosi – volendo, tanto intuitivi quanto virtuosistici –, nella loro realizzazione riescono infine a non smaterializzare la storia. Quindi è lecito avvertire i fan, che potrebbero essere sorpresi da questo tributo che si distanzia dalla matrice per distinguersi. Con eleganza.
(Frederic Mignard)
C'è sempre una parte della comunità cinefila che tiene in scarsa considerazione il cinema di genere, e uno spettatore casuale potrebbe vedere il ‘genere’ come puro cliché. Insomma, giudicare questo film per un esercizio superficiale di stile. Ma ripensate a 80 anni fa; quando Buñuel e Dalì hanno fatto la storia del cinema tagliando un occhio con un rasoio in "Un chien andalou", guardate il classico della nuova ondata giapponese "Eros + Massacre", capolavoro che fece dire a Godard la famosa frase: "Tutto ciò che serve per un film è una pistola e una ragazza!". Ecco, così vi dovrebbe essere chiaro che Cattet e Forzani stanno colpendo l'essenza del cinema, con le loro esplorazioni freudiani del sesso e del principio di morte. Di tutti i film che ho visto quest'anno, questo bel film sensuale mi ha offerto i piaceri più dichiaratamente cinematografici. Sono molto curioso di sapere cosa riuscirà a fare il regista dopo questo lavoro. Una cosa è certa, una meraviglia simile sarà difficile da superare!
(Peter Cornelissen)
Il film in streaming gratuito
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