di Leonardo Agate - Essendo andato, di recente, a trovare il sindaco, Alberto Di Girolamo, per avere notizie di una pratica, di cui un mese e mezzo addietro aveva detto a me e a una mia amica giornalista, che si sarebbe interessato, l’ho trovato nervoso. Andando via dal suo ufficio, cercavo di capire il perché di quel suo atteggiamento, e non riuscivo a trovare altra motivazione che l’insondabilità dell’animo umano.
Mi sbagliavo a ritenere che il malumore del sindaco fosse diretto a me. Ho letto in questi giorni del suo difficile percorso sindacale, sempre più arduo da percorrere.
Sono passati due anni e mezzo da quando è stato eletto. La città non sembra aver fatto passi avanti rispetto alla precedente amministrazione, disastrosa di suo. Eppure le speranze che si appuntavano su questo uomo erano tante: chi ne lodava la competenza come medico, chi l’onestà. Senonché non basta avere la laurea in Medicina per amministrare una città. E il fatto di essere onesti non significa essere buoni per la politica. L’onestà è un prerequisito di tutte le persone serie, in qualunque campo.
Posto che le lamentele dei cittadini nei riguardi del sindaco sono aumentate con il passare dei mesi, e solo chi non vive in mezzo alla gente non le conosce, si aggiungono adesso due azioni diverse, ma convergenti, che, secondo me, hanno fatto innervosire complessivamente il sindaco.
Da una parte, lo scollamento tra lui e il consiglio comunale è talmente ampio che il consigliere Michele Gandolfo sta raccogliendo firme per poterlo sfiduciare.
Dall’altra parte, la relazione fatta dal segretario cittadino del Pd, Antonella Milazzo, ieri alla sede del partito, è stata impietosa, giungendo infine a chiedere l’azzeramento della giunta, che non è più rappresentativa del partito.
Per quanto riguarda la sfiducia del sindaco in consiglio, sarà arduo arrivarci, perché decadrebbe l’intero consiglio comunale, e sembra quanto mai difficile convincere molti consiglieri a tornarsene a casa a metà mandato, senza la sicurezza di essere rieletti in una prossima tornata elettorale.
Per quanto riguarda le critiche mosse dalla segreteria Pd al sindaco e alla giunta, il discorso è diverso, e più pericoloso per il primo cittadino. Un sindaco Pd, che non ha più la fiducia del partito che rappresenta, è un sindaco dimezzato. La necessità del galleggiamento, arte in cui Di Girolamo sembra eccellere, gli sottrarrà le energie che dovrebbe dedicare alla città. Diciamo la verità, quando si mette la fascia tricolore a tracolla della spalla destra, con la sua faccia bonaria fa una buona impressione; visto all’opera negli interventi in politichese e nelle decisioni prese appare timoroso e insicuro, alla mercé di coloro che momentaneamente gli stanno vicino, siano essi funzionari o politici. Se avesse il tempo e il coraggio di uscire da solo e andare in Piazza Loggia, e di parlare con i comuni cittadini, si renderebbe conto che per lui non tira aria buona. Ma l’uomo non ha tempo, perché oltre che fare il sindaco esercita ancora la professione di medico; chi lo conosce dai giorni di scuola, e gli è stato collega nella professione, non gli attribuisce la virtù del coraggio, ma solo quella di sapersi barcamenare. Finché s’è trattato di avere incarichi ospedalieri, c’è riuscito bene: facendo il sindaco, le sue doti di sopravvivenza non gli sono più sufficienti per essere benevolmente ricordato fra i personaggi marsalesi.