di Leonardo Agate - Avevo intenzione oggi di leggere un libro, ma le notizie che ci catapultano da Roma sull’elezione dei due nuovi presidenti di Camera e Senato, mi hanno indotto a fare questo articolo. Sono troppe le sciocchezze sentite, e alcune esilaranti, che non resisto al piacere di raccontarle.
Per esempio, Maurizio Martina, segretario reggente del Pd, ha dichiarato che “per i 5 Stelle è la perdita dell’innocenza, perché hanno siglato un’intesa con Berlusconi”. Ora, che questa dichiarazione venga dal più autorevole, si fa per dire, pidino, lascia esterrefatti. Come se gli ascoltatori e i lettori fossero tutti fessi, pronti a bersi le cazzate che i politici ci vogliono propinare. Benché siamo un popolo di produttori di vino e bevitori, non vogliamo più tracannare l’intruglio di acqua e zucchero che certi politici ci vogliono offrire. Ricordiamo il recente passato, allora, per capirci.
Prima delle sconfitte elettorali di questi ultimi tempi, Renzi e Berlusconi siglarono a gennaio del 2014 il Patto del Nazareno, che poi naufragò sul nome dell’eleggendo presidente della Repubblica, ma restò nella Storia. Dopo l’ultima cocente sconfitta del 4 marzo, Il Pd ha sperato che con Berlusconi e le forze minori di altri partiti, si potesse trovare un’intesa che mettesse fuori giuoco il M5 Stelle. Quindi, Forza Italia, per il Pd, non è stata da tempo la bestia nera, ma la forza che avrebbe potuto dare sopravvivenza al partito della sinistra. Ora che i grillini si sarebbero compromessi con i forzisti, secondo la dichiarazione di Martina, avrebbero perso l’innocenza. “Ma come” - pensa subito l’italiano che non la beve più -: “fino a ieri il Pd sperava in un accordo con Berlusconi, cui quindi attribuiva una certa serietà, ed ora che il M5S lo coopta, diventa l’elemento inquinante della credibilità grillina?” Ditemi voi se non c’è da ridere.
Il puro sofisma ha preso il posto del ragionamento e del buon senso.
Intanto, con la nomina di Fico alla presidenza della Camera, un problema è stato risolto. Non è una cosa importate, ma un segno di tempi nuovi: la lunga e mai vinta battaglia dell’ex presidenta Boldrini per la declinazione al femminile dei nomi delle cariche istituzionali, sarà inevitabilmente accantonata con gran sollievo di linguisti e portaborse. Alla ex presidenta della Camera si è sostituito Fico, il cui nome non può essere mutato , per evidenti ragioni, al femminile; sarà il nuovo presidente, e non più la presidenta. Un fascicolo pesante di direttive e circolari dell’ex presidenta, sul maschile e sul femminile dei nomi delle cariche istituzionali, andrà mandato all’archivio, e sarà in futuro materia di ricerche per linguisti, storici e umoristi. Già si sente dire che qualche vecchio costituzionalista ha brindato per il ritorno in auge dei nomi al maschile delle cariche istituzionali, scritti nella gloriosa Costituzione.
Per quanto riguarda il Senato, pure qua c’è un’altra novità di rilievo. Una donna, Elisabetta Casellati, per la prima volta nella storia repubblicana ha ottenuto la prestigiosa carica, seconda per importanza solo a quella di presidente della Repubblica. E’ una matura e piacevole signora, che ha preso il posto di Grasso, squagliato in LeU; nemmeno eletto nel suo collegio di Palermo, dove è arrivato quarto. La cocente sconfitta lo ha messo definitivamente da parte, quest’uomo di gran carriera che, ritengo, aspirava a una futura elezione alla presidenza della Repubblica. Ormai se la può scordare.
Non so se il governo si farà e come, ma ho buone speranze che centro - destra e grillini ne partoriranno uno, che non potrà essere peggiore di quei quattro che abbiamo avuto da sei anni a questa parte, guidati da Monti, Letta, Renzi e Gentiloni.
C’è tempo instabile su tutta la penisola, ma i meteorologi, gli astronomi, i dietrologi e i tuttologi pensano che verrà il bello. Sarebbe ora!