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29/03/2018 06:00:00

Da Palermo a Marsala, viaggio in Sicilia nella crisi del Pd

 Si è svolta domenica la direzione regionale del Partito Democratico . Assente il renziano Davide Faraone.
Fausto Raciti, attuale segretario regionale, si è presentato dimissionario. C'è un PD da rifondare, la sconfitta del 4 marzo brucia ancora, tra le ferite anche la sconfitta delle regionali di novembre.
La direzione, tuttavia, non ha dipanato nessuna matassa ma ha mantenuto la fase di stallo.
Presenti in massa i “partigiani” ribelli che fanno capo ad Antonio Rubino. Raciti aveva proposto la convocazione di una assemblea per dare vita ad una reggenza ma nulla di fatto.
Il partito non gode di buona salute, troppe le faide interne, su tutti i territori.
Un PD dilaniato, che fa fatica a ricostruire la sua identità e la sua capacità di fare sintesi, non depone l'ascia di guerra interna non riuscendo a centrare l'obiettivo primario. Il centrodestra non è organizzato, il PD potrebbe essere l'area moderata di centrosinistra, organizzata, che potrebbe accogliere gli elettori smarrititi.
Niente da fare, è il tempo dei litigi, delle leadership tra pochi.
Tagliente l'intervento di Antonio Rubino, che da portavoce dei ribelli non si piegherà a logiche decisionistiche provenienti dai deputati dem dell'ARS.
Caos anche per il dopo Raciti che si presenta dimissionario ma formalmente non si dimette, vuole prima capire a cosa andrà incontro il PD.
L'area renziana chiede di convocare l'assemble regionale che, quasi certamente, porterebbe allo scontro di due correnti interne. La stessa assemblea che si è riunita pochissime volte, controllata per la maggiore da Giuseppe Lupo e da Davide Faraone. Ma a stoppare questa manovra ci pensa Giuseppe Bruno, presidente dell'assemblea. Nessuna convocazione, ammessa solo dopo le dimissioini di Raciti.
Non c' è unità di intenti. Così il partito su tutti i territori.

A Marsala la segretaria, Antonella Milazzo, si è dimessa la scorsa settimana dopo avere chiesto, insieme ad altri 27 firmatari, le dimissioni dei tre assessori di bandiera: Annamaria Angileri, Clara Ruggieri, Agostino Licari.
Qualcosa però non ha funzionato. Il gruppo consiliare si è spaccato, tre consiglieri hanno sottoscritto un documento duro nei confronti del capogruppo del PD in consiglio comunale, Antonio Vinci, di fatto mettendo distanza e difendendo gli assessori e l'Amministrazione. I tre consiglieri ( Federica Meo, Calogero Ferreri, Mario Rodriquez) si sono autosospesi dal gruppo consiliare.
Di fronte ad un partito smembrato e senza più le coperture dei consiglieri comunali le dimissioni erano un atto, non di responsabilità, ma di dovere istituzionale.

A Paceco si litiga sul nome del candidato sindaco dem. In verità una candidatura per acclamazione c'era stata settimane fa: Stefano Ruggirello. A voler rimescolare le carte è Filiberto Reina, il PD è chiamato a delle scelte celeri avendo delle amministrative da affrontare. Tenta di mettere ordine la segretaria Vitalba Ranno, con grandi difficoltà.

Ad Erice non va meglio, lo scontro tra Gian Rosario Simonte e i vertici del partito ha raggiunto livelli alti.
Simonte rimprovera lo svolgersi di un congresso dei Giovani Democratici attorno al tavolo di una pizzeria escludendo altri tesserati. Un modus procedendi che fa drizzare Simonte che chiede l'intervento della Commissione di Garanzia.

A Mazara la situazione è drammatica, le dimissioni di alcuni membri della segreteria hanno mostrato il fianco di un partito che non regge alle sconfitte, implode sotto la stessa bandiera. Dimissioni pesanti quelle di Catia Catania e di Fabio Di Natale: irrevocabili, sostengono. Troppi gli strappi che si sono consumati. A Mazara si attendono la riorganizzazione del partito, nel 2019 si tornerà al voto per eleggere il sindaco della città del Satiro danzante.

Di partito snaturato parla Antonello Cracolici, che a Mondello ha riunito amici e simpatizzanti di DemoS: “Idee nuove per far ripartire il PD”.
Per il parlamentare ARS è stato creato “Il PD degli altri raccogliendo il ceto politico più trasformista che ci sia stato negli ultimi anni in Sicilia e facendo diventare il PD un 'partito-ascensore' nel quale gli ultimi arrivati hanno avuto perfino la pretesa di spiegarci cosa avremmo dovuto fare, che ci saremmo dovuti spostare al centro”.
Poi l'auspicio: “Dobbiamo ripartire, dobbiamo costruire un partito con una forte identità di sinistra. Una sinistra moderna, capace di guardare ai giovani, alle università, al lavoro ed ai diritti. In questo senso DemoS può aiutare a realizzare un percorso unitario, con un profilo ben definito".