“Non è competenza nostra” è una delle risposte più diffuse che, al sud, i vigili urbani danno ai cittadini che chiamano per un animale randagio in difficoltà.
Ma a Castelvetrano, la “creatività” risolutiva va oltre. Ed un turista polacco, R. K., che alle due del pomeriggio di martedì scorso aveva trovato quattro cuccioli di cane appena nati, si è sentito rispondere dalla locale polizia municipale: “Li porti da un veterinario”.
Ecco perché la clinica veterinaria D’Antoni Roma, intorno alle 18, se li è visti consegnare dal turista dentro una scatola. Uno era già morto. E quando gli hanno chiesto qual’era il problema, lui ha risposto che “Vigili mandato qui per dare a voi puppies”.
Avrà capito male, hanno subito pensato i veterinari increduli, chiamando il comando affinché potessero avviare un intervento. Ma il comandante Vincenzo Bucca, avendo già esaurito la spinta creativa, era tornato in modalità risposta tradizionale: “Non è competenza nostra”.
“E quindi?”. “Teneteli fino a domattina e poi vediamo”. Al comandante forse era sfuggito che cuccioli appena nati (tra le altre cose) hanno bisogno di essere allattati una volta ogni tre ore, cosa che i veterinari non avrebbero potuto garantire.
Dopo aver prestato un primo soccorso ed averli rifocillati, in serata i veterinari si sono presentati al comando della polizia municipale con i tre cuccioli nella scatola. Insieme a loro anche una volontaria Enpa che, nonostante il suo giro di contatti, non era riuscita a trovare nessuno che potesse prendere in carico gli animali. Manco a dirlo, infatti, la maggior parte degli animalisti ha un carico di criticità, quasi sempre prodotto delle solite carenze/assenze istituzionali, che non danno loro nemmeno il tempo di respirare (figuriamoci quello di allattare tre cuccioli ogni tre ore).
In sede c’era il dirigente della polizia municipale, Giuseppe Barresi che, tra una telefonata e l’altra col comandante Bucca che era andato già via, riesce a stupire tutti, riprendendo quella creatività che il capo dei vigili aveva invece esaurito.
Secondo quanto ci hanno raccontano i veterinari, il dirigente dapprima avrebbe ipotizzato che, dal momento che i cani li hanno portati loro, allora ne consegue che sono di loro proprietà.
Solo che, piccolo particolare, i cuccioli erano già stati portati al comando dal turista, quello che in realtà li aveva trovati, e a lui era stato detto di portarli da un veterinario.
Ecco allora il piano B.
Il dirigente propone ai veterinari di riportare i cani dov’erano, in modo che i vigili possano andare a fare un “rinvenimento cuccioli” e relativo verbale. Dove li avete trovati di preciso? Risposta facile facile: al nostro ambulatorio, ma ce li ha portati il turista ascoltando il suggerimento del comandante. Che fare? Contattare il turista e spiegargli che bisogna rifare la scena, perché non è venuta bene?
L’ennesima telefonata tra il dirigente ed il comandante dà vita al piano C: prima di metter giù, a Barresi gli scappa qualcosa tipo “Appena se ne vanno, io prendo i cani e li metto fuori”. I veterinari e la volontaria dell’Enpa non demordono: “Noi da qui non ce ne andiamo, se prima non sappiamo a chi voi affiderete questi cuccioli”.
La volontaria, a quel punto chiede al dirigente di riprovare a contattare il canile. E poi magari sarà il responsabile della struttura che, dopo aver accolto i cuccioli, contatterà le altre associazioni animaliste per trovare qualcuno disponibile ad un affidamento.
Ma Barresi è irremovibile: una volontaria non può certo permettersi di dire ad un dirigente quello che deve fare. E allora, venuta meno la fluidità creativa, sbotta dicendo che volontaria e veterinari stavano “disturbando il lavoro pubblico”, minacciando perfino di chiamare i carabinieri.
Poi torna in sé, fa un paio di telefonate e trova una persona di Triscina che accetta di prendere i cuccioli. Alla fine, i vigili le portano la scatola con i tre animali e i veterinari forniscono i propri consigli sull’accudimento. Purtroppo però le condizioni dei cuccioli, essendo proprio appena nati, peggiorano. E, nonostante l’impegno e le cure della persona che aveva accettato di prenderli in carico, l’indomani mattina giungono in canile in ipotermia e muoiono.
A Castelvetrano, ma chissà in quante altre realtà del sud, sembra che il randagismo e l’abbandono di animali, vadano di pari passo col pressapochismo e l’abbandono dei cittadini. Senza parlare poi, come in questo caso, dell’accoglienza dei turisti. E non c’è commissariamento che tenga.
Egidio Morici